Cerca
Close this search box.

Virginidad

Avevo 15 anni, era il 20 settembre e me lo ricordo perchè da li a un mese esatto nei avrei compiuti 16. Stavo con il mio ragazzo da 8 mesi, e poi è durata per altri 4 anni circa. Eravamo in camera sua e lo ricordo come un momento dolce. Non ho provato dolore, anzi, ricordo che ho riso molto per la nostra inesperienza. Da quel momento in poi, quel ragazzo, ha avuto ed ottenuto la mia verginità.

La mia verginità. Un’immagine, un concetto, una parte del mio corpo che viene “rotta” e data in dono al mio amato. È una parte di me che non tornerà più, ma è davvero così o è un semplice costrutto sociale?

Pensare che negli Stati Uniti esiste una pratica ginecologica in cui i genitori possono portare le proprie figlie a fare un dolcissimo ed entusiasmante “virginity testing”. Ovvero mensilmente si va a controllare tutti insieme se la prole ha ancora intatto il proprio imene. È strano tutto questo considerando che non tutti gli imeni nascono integri dalla nascita, la membrana infatti può presentare molti fori (imene cribriforme). Alcune donne addirittura nascono senza, oppure ce l’hanno talmente piccolo da non coprire l’apertura del canale vaginale, per cui non avviene alcuna rottura al momento della donazione del Sacro Graal.

Notizia lampo, la sacralità che ricopre la nostra cara verginità è un gigantesco manifesto appeso dal buon vecchio patriarcato alle nostre mutandine di pizzo, ricucito con cura da tutti quelli che ci credono.

Il vostro corpo rimane intatto prima e dopo, e quell’unico ragazzo che vi farà provare piacere per la prima volta, non avrà alcuna rilevanza rispetto a quelli dopo. Ne avrà da un punto di vista emotivo, se ne siete innamorate o meno, ma non per ciò che gli state elargendo. Quello è principalmente un vostro momento. Mi spiego: immaginatevi a dieta, state conservando un pezzo di cioccolata da una settimana, bramandola e amandola come se fosse oro. La tenete ben chiusa, nascosta nel porta gioielli che vi ha regalato a Natale vostra nonna. Finalmente arriva il momento dello sgarro, e decidete di tirarla fuori. Il pezzo però è enorme, sapete che se la mangiaste da sole vi verrebbero i sensi di colpa per tutti gli squat fatti. Quindi, decidete di condividere. Chiamate la vostra migliore amica e pezzetto per pezzetto ingerite quel benamato pezzo di cioccolata. Beh, quel momento esatto, quell’attimo, quella sensazione di dolce sulle labbra, di conforto, di piacere, di amore, lo sentireste dentro di voi come vostro, o pensereste che quella sensazione è esclusivamente della vostra bff? Quella fottuta cioccolata sarebbe comunque un vostro desiderio, un vostro sgarro, un vostro attimo, o diventerebbe automaticamente della vostra amica del cuore, facendovela ricordare finché morte non vi separi? Non voglio paragonare l’imene a una stecca di cioccolato, ma tutta l’importanza che gli si dà dovrebbe avere una direzione differente.

La prima volta identifica che stai crescendo, che hai nuovi impulsi, che stai attraversando una fase della tua vita, ed è indifferente che tu sia uomo o donna, é così per tutti. Però, idee medioevali secondo cui è necessario essere illibate nel momento in cui si va a letto con l’uomo della propria vita è, ripeto, medioevale. Ma soprattutto, è fondamentale essere consapevoli del fatto che quella prima volta è nostra. È un dono che faccio a me stessa, sono ansimi che mi regalo, a nessun altro. E decido io di condividere, di fare l’amore, di fare sesso con 1/2/3/8/10 partner, scelta totalmente mia, e mia è la mia prima volta. Mia è la mia verginità. Mia è la vagina e nessun uomo serberà il mio Graal. Quindi riformulo:

Avevo 15 anni, era il 20 settembre e me lo ricordo perchè da li a un mese esatto nei avrei compiuti 16. Stavo con il mio ragazzo da 8 mesi, e poi è durata per altri 4 anni circa. Eravamo in camera sua e lo ricordo come un momento dolce. Non ho provato dolore, anzi, ricordo che ho riso molto per la nostra inesperienza. Da quel momento in poi quel ragazzo, ha avuto la possibilità di fare l’amore con me (beato a te perché sono molto brava) ed io da lì in poi ho scoperto la sessualità, ricordandomi la mia prima volta come un momento pieno d’amore verso me stessa, e poi verso di lui.

Lo saluto caramente perchè gli voglio ancora molto bene, però ecco, diciamo che poi ho beccato altre stecche di cioccolata niente male.

01:14

A.M

violedimarzo

violedimarzo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi Post

L’hai mai visto bene un porno?

Sessualità

A Sign of Affection: nel mondo senza suoni di Yuki

Attualità, Cinema, Femminismo, Letteratura, Recensioni

Evelyn Nesbit

Storia, Violenza di genere

Antonia Pozzi e l’infinito desiderio di leggerezza

Letteratura

Cookie & Privacy

Noi e terze parti selezionate utilizziamo cookie o tecnologie simili per finalità tecniche e, con il tuo consenso, anche per altre finalità come specificato nella Privacy Policy
Puoi acconsentire all’utilizzo di tali tecnologie utilizzando il pulsante “Accetta”. Chiudendo questa informativa, continui senza accettare.

Quando l’arte diventa consapevolezza: Francesca Menghini, Unbounded