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Il Revenge Porn e la cultura dello stupro

Il revenge porn (pornografia non consensuale) è parte di un  ampio fenomeno non necessariamente connesso a “vendette di relazione” e che attiene alla condivisione/diffusione digitale, senza il consenso della persona ritratta, di immagini di carattere sessuale: immagini riprese consensualmente o volontariamente nel corso di un rapporto sessuale o di un atto sessuale ma destinate a rimanere private o ad essere condivise privatamente; immagini carpite da telecamere nascoste; immagini sottratte da dispositivi elettronici; immagini riprese nel corso di una violenza sessuale.

Nel 90% dei casi le vittime sono donne ma anche i minori sono molto spesso coinvolti in questo fenomeno.
Nel 50% dei casi le vittime contemplano il suicidio, spesso i video o foto personali sono allegati al nome o ai profili social della vittima che quindi subirà conseguenze su ogni ambito della propria vita, familiare, lavorativo ma soprattutto psicologico.

Molte delle vittime infatti provano una tale vergogna che non credono di riuscire più ad andare avanti ed attuano atti estremi come il suicidio.
In Italia il revenge porn è reato ma purtroppo accade ancora oggi e sempre in forma più aggressiva, un’azione vile ed ignobile che logora le persone che la subiscono e le segna per sempre.

Appropriarsi delle vite di queste donne, del loro corpo e della loro immagine è qualcosa che nessuno ha il diritto di fare se non loro stesse.

A causa di questa cultura dello stupro si tende a giustificare i colpevoli di molestie e violenze sessuali (verbali e fisiche, fino al vero e proprio stupro) in quanto “vittime” di presunti impulsi incontrollabili, e a responsabilizzare invece la vittima per il suo modo di vestire, di vivere, etc.

Le aggressioni sono sproporzionatamente di uomini verso donne, e così la loro giustificazione. Una delle spiegazioni del fenomeno è che l’uomo subisca una pressione sociale che si riassume nell’espressione “mascolinità tossica”: l’idea che l’uomo debba essere forte, dominante, violento, padrone, insensibile alle emozioni. Quando quest’attitudine, da molti ritenuta una caratteristica biologica maschile, si manifesta in una donna, mette in crisi le nozioni di uomo-predatore e donna-preda con cui abbiamo normalmente a che fare.

Lo stupro però peccato che non abbia nulla a che fare con i desideri erotici.

Lo stupro ha a che fare soltanto con la cultura sessista e patriarcale in cui viviamo, ha a che fare soltanto con il desiderio di possedere, di sopraffare e umiliare.

Il patriarcato e la mascolità tossica e malata non sono certamente un problema delle donne che sono stare sessualizzate e ridotte ad oggetto di piacere ma soprattutto degli uomini. Non tutti gli uomini si rivedono nelle bestie, non tutti gli uomini vogliono essere padroni, non tutti gli uomini vogliono usare la violenza sessuale per sentirsi più virili degli altri o più uomini ma così come noi donne anche loro sono stati inseriti in questa categoria da questa cultura malata.

Ma perché parliamo di tutto questo adesso? Innanzitutto perché parlarne non è mai abbastanza ma soprattutto perchè negli ultimi tempi sono state scoperte centinaia di chat con anche 50.000 membri partecipanti che giornalmente si scambiavano tra di loro immagini pornografiche ottenute senza consenso, addirittura pedopornografiche ma anche foto private trovate sui social network di qualsiasi ragazza, che sia conoscente, amica o parente per condividerla al solo scopo di umiliarla, insultarla e usarla per le loro più perverse fantasie sessuali.

Ma perché violare così una persona? Internet non è forse pieno di siti pornografici dove questi uomini possano sfogarsi?

Il vero motivo è che appunto tutto questo ha poco a che fare con il desiderio sessuale ma è fatto proprio con la volontà di utilizzare consapevolmente queste donne e persino bambine che sono invece inconsapevoli e vittime per fare branco.

Branco è proprio la parola adatta da usare, perché ciò che fanno queste persone è proprio assalire la loro preda in gruppo al solo scopo di lasciarne la carcassa.

Poiché è questo che siamo per molti uomini : meri pezzi di carne. E per loro aprire i social è un po’ come andare dal macellaio, guardarsi attorno per poi scegliere il pezzo che secondo loro è il migliore per la loro cena tra amici e lasciare infine solo le ossa.

Quanto è disumano tutto questo? Quanto è avvilente?

E allora visto che persino una foto innocua condivisa sui nostri profili potrebbe essere rubata da chi meno ce lo aspettiamo probabilmente per tutto questo cosa dovremmo fare?

Cosa dovrebbe fare una donna per essere meno provocante? Per non creare queste fantasie nelle menti degli uomini?

La soluzione sarebbe uscire coperte da capo a piedi o non uscire affatto, non condividere nulla con il mondo, avere paura, stare attente ai sorrisi che involontariamente potremmo fare.

E in tutto questo dov’è finita la libertà?

Dov’è finita l’umanità? Siamo forse delle bestie?

E no, per chi se lo stesse chiedendo questa non è la trama di un qualche film distopico, è solo il ventunesimo secolo.

Sia chiaro, noi di Viole di Marzo vorremmo concentrare l’attenzione su chi commette ciò, su chi ad oggi si permette di abusare di un’altra persona a sua insaputa: sempre ed unicamente l’uomo. Ciò che porta costui a comportarsi così è sicuramente un’educazione che gli è stata impartita da un patriarcato ben radicato. La società non insegna al genere maschile una virilità completa. Propone esclusivamente di essere uomini veri dimostrando alla luce del sole i propri istinti animali come necessari e giusti.

Esiste a Firenze un CAM (Centro Uomini Maltrattanti) il quale focalizza il proprio progetto educativo su tre punti: 1) Promuovere programmi per uomini maltrattanti 2) Sensibilizzare l’intera società con progetti sul territorio ed infine, 3) Proteggere e far sentire al sicuro le vittime. Ciò comprende qualcosa di più grande, ovvero educare alle differenze. Saper dunque vivere e convivere in una società priva di discriminazioni. Comporta quindi saper accettare che un uomo può davvero piangere di fronte a mille persone, come una donna può mostrare il proprio seno. Il revenge porn o qualsivoglia forma di violenza contro il genere femminile si nutre del patriarcato e del maschilismo ed ora è importante riequilibrare gli standard.

Se sei stata vittima di revenge porn, molestie, violenze fisiche o psicologiche sappi che non è colpa tua. Non ti devi vergognare. Pubblica ciò che vuoi e sentiti libera. Solo con la libertà riusciremo a rinascere giorno dopo giorno.

Articolo scritto a due mani

G.Minardo, A.Martone

Graziana Minardo

Graziana Minardo

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