Cerca
Close this search box.

Mia

In un articolo precedente (Scegli la tua taglia) vi ho già parlato di lei. Piccola e brutta bastarda che ti sceglie e ti tiene finchè morte non vi separi.

Mia è bulimia, o qualsiasi disturbo alimentare che decidiamo di affligerci lungo gli anni. Le ho dato una sorta di personalità per rendermela amica e se durante l’adolescenza mi ha ammazzato gengive e stomaco, ad oggi conviviamo con le nostre cicatrici e stiamo capendo come andare sempre più d’accordo. L’ho vinta bene tutto sommato. Però quanto è dura?

Chi odia il proprio corpo può capirmi, chi è intrappolato tra “vorrei essere così” e “guarda come sono realmente” sa bene che sensazioni si vivono e quanto sia difficile trovare la via d’uscita. Ti dicono vai in palestra, mettiti a dieta, se non ti piaci basta un po’ di volontà, i più infami ti dicono che stai bene così, quando tu dentro di te non stai affatto bene così e la loro non è una gentilezza, è solo un non vedere ciò di cui hai bisogno. O meglio, un fregarsene di cosa senti davvero. Dentro pensi che ti serva una svolta, aspetti quel qualcuno che ti sproni o quel qualcosa che ti faccia dire “ora cambio”. Ma poi non arriva mai nulla e ti fai il conto esatto di quanto tempo hai perso, tempo in cui saresti potuta diventare la nuova sorellina delle Kardashian. E lo sai bene dentro di te cosa manca, ti dici: “Ok ora inizio così tutto questo non si ripeterà” e invece eccoti col tuo costume nuovo, piegata su te stessa a bordo piscina con un braccio paralizzato sulla pancia, come se coprisse i kg di troppo e le tue insicurezze.

Qualche anno fa mi imbattei in “Ana”, un sito creato da persone che elogiavano l’anoressia. Il sito si apriva con una lettera lunghissima in cui c’erano scritte esattamente le cose che pensavo ogni volta che ero sul punto di vomitare. Sei grassa, non vali nulla, vuoi continuare così? Non meriti amore, non meriti un fidanzato, guarda le tue cosce sono enormi, non mangiare e se lo fai vomita tutto. Il problema è che in quel vomito ci sono anche io, c’è la mia vita, il mio dolore e le persone che mi amano. Sono tutte li dentro e scivolano tra i miei denti, la mia lingua, le mie dita sporche di saliva, cibo triturato e a volte sangue. Sangue perchè se lo fai ogni giorno ti puoi tagliare facilmente il palato, sei tutta irritata e le gengive non ti sopportano più. Peccato che in quel vomito ci siano i miei sogni, e tante canzoni. Comunque sia, Ana per quanto sia stato oggettivamente un incontro di poco conto con persone poco colte, diceva esattamente ciò di cui avevo bisogno in quel momento. Il sentirmi dire che era tutto ok dalle persone che mi circondavano, mi faceva in realtà sdraiare e mi fermava nel mio disordine alimentare. Ricercavo lo stronzo di turno che mi spezzasse il cuore per spronarmi ad andare a correre, ma no non funziona così. Anche se lo trovi non sarà quello a toglierti da quel loop in cui siamo tutti insieme. Amati. Amati. Amati e smettila di aspettare.

Mia. Mia nello specifico funziona così. Mangi, a volte con difficoltà, a volte in modo sereno e tranquillo. Indipendentemente da una pizza o un’insalata, mangi. Finito il tutto pensi 2 secondi alle kcal assunte o al massimo vai in bagno per lavare le mani e ti vedi allo specchio. Ecco che arriva lei. Mentre ti guardi la vedi arrivare dietro di te. È grande, triste e incazzata. La tieni un po’ con te, pensando: “Questa volta non ti darò modo di farmi del male”, ma sta lì e ti tormenta. Ti dice che dovresti vomitare, che sei grassa, che non sei bella, che tutti gli errori che hai commesso nella vita sono ancora sulla tua coscienza e devi espiarli. Provi un dolore che non fa male ma lascia un vuoto. E da quel vuoto vuoi ripartire, sentire qualcosa. Così magari c’è chi si taglia, chi vomita, chi piange, chi va a mangiare ancora, chi non mangia più, chi muore. Ecco chi è Mia nello specifico.

Le persone che ti amano ti vedono. Ti vedono stare male anche quando ridi a crepapelle. Non fargliene una colpa però se non sanno cosa fare, se magari non si accorgono perché distratti dalla vita. Non sono loro il tuo punto di svolta, non è un sito malato pro anoressia, non è un bullo che incroci per strada o una pubblicità malsana che ti ricorderà che hai una 46 e non una 38. Sei tu. Tu che devi guardarti e amarti. Come?

Tempo. Datti tempo. Inizia piano. Costringiti. Guardati allo specchio e cura quello che puoi curare e accetta quello che puoi accettare. Non esiste la regola del “non piacerò mai a nessuno” , non è vero. Ci sarà sempre qualcuno a cui piaci, però prima di tutto devi essere serena/o tu o non verrai mai guardata/o. Sono educatrice e con i miei ragazzi spesso e volentieri ho delle preferenze. Diciamocelo, viviamo di sensazioni ed empatia e mi rendo conto che gli educandi che più mi aggradano sono quelli più cazzuti (passatemi il termine). Quelli più forti, difficili, estroversi, introversi ma caparbi. Gusti, però le persone vittime di se stesse non piacciono. E non piacciono perché sono loro stesse le prime a richiedere delle attenzioni che dovrebbero essere spontanee. Lo so, non dovrebbe essere così, ma se capisci la mia ottica puoi cambiare punto di vista e ricominciare. Se ti risenti di queste parole, prova un attimo a fermarti e riflettere. Vuoi l’amore degli altri perché credi di meritarlo o perché vuoi attenzioni? Perché ti piace essere nella posizione del misterioso, triste, che ha qualcosa da raccontare? O perché davvero vuoi amore? Quando l’hai avuto, provato e ricevuto l’hai saputo coltivare? E se non credi di essere meritevole di amore, perché lo pensi? Perché ti piace un po’ compatirti o perché davvero nessuno ti ha dato quello che volevi? E quello che vuoi veramente è sano o è solo un egoismo intrinseco mescolato ad egocentrismo? Ragiona bene, non voglio classificare, ma credo che sia necessario arrivare al nocciolo per capire davvero chi sei e perché lo sei. Affrontando anche argomentazioni fastidiose.

Non si parla di piacere o meno agli altri, ma di come ti vedi tu. E spesso chi ha i miei stessi disagi si butta giù nel momento in cui vede che nessuna/o la/lo vuole. Ma quando capisci che rispecchi ció che provi, qualcosa cambia. Cambi e riparti. Pettina i capelli anche se non hai voglia, bevi acqua quando non hai sete, cammina quando non ti va. Lo so, facile a dirsi, figurati, sono la prima. Si crea un blocco intrinseco per cui non ti senti capita/o e tutto sembra più difficile, ma in realtà si può fare. Parla, esprimiti, racconta, ascolta buona musica, costringiti a stare bene.

Amarsi è una scelta, Mia può diventare davvero tua quando sai gestirla, quando ad un certo punto la guardi in faccia e le dici basta. Devi volerlo tu. Serve Tempo. Mia è la mia bulimia che mi ha accompagnato per qualche anno, ora è una parte della mia anima che mi ricorda da dove sono partita e chi sono diventata negli anni.

A.M.

violedimarzo

violedimarzo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi Post

L’hai mai visto bene un porno?

Sessualità

A Sign of Affection: nel mondo senza suoni di Yuki

Attualità, Cinema, Femminismo, Letteratura, Recensioni

Evelyn Nesbit

Storia, Violenza di genere

Antonia Pozzi e l’infinito desiderio di leggerezza

Letteratura

Cookie & Privacy

Noi e terze parti selezionate utilizziamo cookie o tecnologie simili per finalità tecniche e, con il tuo consenso, anche per altre finalità come specificato nella Privacy Policy
Puoi acconsentire all’utilizzo di tali tecnologie utilizzando il pulsante “Accetta”. Chiudendo questa informativa, continui senza accettare.

Quando l’arte diventa consapevolezza: Francesca Menghini, Unbounded