Cerca
Close this search box.

Louise Bourgeois: l’arte come strumento di emancipazione



“Ho sempre sentito di dover fare un grande sforzo per farmi perdonare il fatto di essere femmina”.

Una breve introduzione biografica

Louise Bourgeois nasce a Parigi il 25 dicembre 1911. Ha due sorelle maggiori e un fratello più
piccolo. I genitori, entrambi riparatori di arazzi, hanno una grande influenza sui futuri lavori artistici
della Bourgeois, in particolare modo il padre, con il quale l’artista racconterà di aver avuto un
rapporto burrascoso e che ha segnato la vita della Bourgeois in maniera, a tratti, traumatica.
Louise ha solo tre anni quando il padre si arruola nell’esercito, e quando fa ritorno, torna
completamente cambiato. A vivere con loro c’è anche una tata, con la quale instaura una relazione
nel silenzio della madre. Durante la propria infanzia e adolescenza, Louise viene spesso umiliata
da parte del padre, il quale la portava spesso con sé nei bordelli, lasciandola fuori ad aspettare. Il
rapporto con la madre è molto intenso. Diventa simbolo di riparazione. Sua madre, infatti, si
occupava di riparare gli arazzi prodotti dalla famiglia, e questo ruolo di protezione Louise lo
trasfigura all’interno delle proprie opere d’arte. Tutto il suo vissuto diviene parte della sua creazione
artistica nel corso degli anni. La formazione artistica non è la prima scelta della Bourgeois. Di fatti,
inizialmente decide di iscriversi presso la facoltà di matematica, corso che abbandonerà molto
presto per poi dedicarsi a tempo pieno all’arte, iscrivendosi presso l’Acadèmie des Beaux-Arts.

La carriera artistica

La carriera artistica della Bourgeois prende avvio negli Stati Uniti. É proprio qui che l’artista debutta
con la sua prima mostra nel 1945. Nel 1951 ottiene la cittadinanza americana. Il 1938 è un anno
fondamentale per la sua formazione artistica. Durante quell’anno fa la conoscenza di artisti, tra cui Duchamp, Le Corbusier e Ozefant. Nel 1945 si tiene la sua prima mostra di pittura alla Berta Schaefer Gallery di New York e nel 1947 realizza una serie di nove incisioni dal titolo He
Disappeared into Complete Silence. Il 1949 diviene anno di rottura, nel quale la Bourgeois si avvicina alla scultura, realizzando la sua prima serie di opere tradizionali che verranno mostrate presso la Peridot Gallery.

Image credit: Christopher Burke © The Easton Foundation

From Plate 4, He Disappeared into Complete Silence, 1947:

In the mountains of Central France forty years ago, sugar was a rare product.
Children got one piece of it at Christmas time.
A little girl that I knew when she was my mother used to be very fond and very jealous of it.
She made a hole in the ground and hid her sugar in, and she always forgot that the earth is damp.

Fillette, 1968, Museum of Modern Art, New York

Tra gli anni Cinquanta e Sessanta l’artista sperimenta numerosi e differenti materiali, tra cui
gesso, cemento, marmo, bronzo. Distrugge e ricostruisce le forme, mette in discussione le leggi
della geometria. Tutto ciò rappresenta una novità, poiché la scultura era sempre stata relegata al
“mondo maschile”, e non vi era posto per le donne, sopratutto nella lavorazione di materiali pesanti
quali il marmo. Louise Bourgeois mostra la propria emancipazione in quanto donna e artista fin
dagli esordi, e sarà qualcosa che segnerà tutto il suo percorso artistico fino alla fine dei suoi giorni.
Nel 1968 la Bourgeois realizza una delle sue opere più famose che prende il nome di Fillette,
‘ragazzina’. La scultura, sospesa, rappresenta un pene appeso, quasi a ricordare un prosciutto, ed
è proprio questa caratteristica ambivalente a renderlo, da una parte, potente ed esibito, dall’altra,
oggetto delicato e da proteggere. Si tratta di una scultura potente, a tratti provocatoria, nonostante
lo scopo delle sue opere non fosse quello di provocare, bensì di raccontare il proprio vissuto ed
esorcizzare i traumi del passato. La scelta di realizzare una scultura tanto esplicita è dimostrazione
del fatto che la Bourgeois non ha mai avuto il timore di andare oltre le convenzioni sociali,
distruggendo ogni stereotipo che vedeva la donna come relegata all’ambiente domestico, dedita
alla cura e all’istruzione dei figli. L’arte della Bourgeois è terapia, come da lei stessa definita, un
anestetico potentissimo in grado di esorcizzare le paure e le ansie del passato.

The Destruction of the Father, 1974

Nel 1982 il MoMa di New York organizza una retrospettiva dell’artista, la prima concessa ad una
donna sino ad allora. Quest’opportunità dà la possibilità all’artista di farsi conoscere in ambito
internazionale. I temi trattati nelle opere esposte riportano a galla quelle che sono le tematiche
principali trattate dall’artista nel corso degli anni: l’infanzia, l’abbandono, i traumi, la sessualità, il
rapporto conflittuale con il padre. Femme Maison sono una serie di dipinti attraverso i quali l’artista
indaga sull’identità femminile. Attraverso queste opere la Bourgeois mostra come nell’immaginario
collettivo la donna sia ancora considerata come ai tempi dell’epoca vittoriana come l’”angelo della
casa”. La casa è il luogo in cui le donne sono relegate, la casa è il luogo della donna. Secondo
altre interpretazioni l’architettura dell’opera vuole simboleggiare la società che definisce l’individuo,
in contrapposizione al mondo emotivo. Una dicotomia tra mente e corpo.

Femme Maison, 1946-1947, MoMa

Il 1999 è l’anno della creazione di Maman. Omaggio alla madre, Maman è una scultura raffigurante
un ragno gigantesco che comprende dei sacchetti contenenti uova di marmo. Si tratta di un omaggio al mondo femminile e, più nello specifico, alla propria madre. La Bourgeois sostiene che sua madre è sempre stata sua grande alleata e protettrice e, proprio come un ragno che tesse la sua tela, la madre dell’artista tesseva durante la riparazione degli arazzi. Si tratta di un omaggio alle donne lavoratrici, alla madri che proteggono i propri figli con un metaforico abbraccio.
Il ragno è un’ode a mia madre. Lei era la mia migliore amica. Come un ragno, mia madre era una tessitrice. La mia famiglia era nel settore del restauro di arazzi e mia madre si occupava del laboratorio.
Come i ragni, mia madre era molto brava. I ragni sono presenze amichevoli che mangiano le zanzare.
Sappiamo che le zanzare diffondono malattie e per questo sono indesiderati. Così, i ragni sono protettivi e pronti, proprio come mia madre”.

Maman, 1999



Louise Bourgeois e l’emancipazione artistica

Nel corso degli anni l’artista ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Nel 1993 ha ricevuto il Leone
d’oro alla Biennale di Venezia e nel 2000 ha tenuto un’importante mostra analogica al museo
Ermitage di San Pietroburgo. Nonostante la sua vita personale sia stata segnata da eventi
traumatici che hanno lasciato un profondo segno nell’autostima dell’artista, le sue opere sono
simbolo di rivalsa ed emancipazione. Louise Bourgeois ha fatto della sua arte uno strumento
terapeutico e, inconsapevolmente, di denuncia. Poiché attraverso le sue opere è stata in grado di
mostrare un mondo intimo e segnato da ruoli di genere ben definiti all’interno delle mura
domestiche. Nonostante nei primi anni della sua carriera non si sia mai definita come un’artista che
crea opere femministe, verso la fine della sua carriera artistica ha supportato numerose campagne
in difesa dei diritti della comunità LGBT e delle persone affette da AIDS. La sua arte è simbolo di
emancipazione in quanto in grado di superare gli stereotipi di genere e scavare in fondo a
tematiche spesso lasciate nell’ombra e tutt’oggi, purtroppo, ancora attuali. É per questo che ho
deciso di iniziare questa rubrica con un’artista tanto forte quanto sensibile: perché è nella sua
emotività che ritroviamo la sua più grande forza. Ed è così che la voglio ricordare: con lo scalpello
in mano fino agli ultimi dei suoi giorni di vita, pronta a denudarsi completamente per sconfiggere i
demoni del suo passato e mostrare al mondo che l’arte è un potentissimo strumento di
emancipazione e denuncia che può condurre alla distruzione di stereotipi obsoleti, ma ancora vivi
all’interno della società. E a modo nostro ci proviamo anche noi, continuando a lottare, difendere e
rivendicare il diritto di essere donne con uguali diritti all’interno di una società che continua,
tutt’oggi, a tentare di fermarci.

Anna Luna Di Marzo

Picture of violedimarzo

violedimarzo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi Post

Quando l’arte diventa consapevolezza: Francesca Menghini, Unbounded

Arte

Donna, demone, civetta, vampiro: chiamatemi Lilith.

Femminismo, Letteratura, Sessualità

L’hai mai visto bene un porno?

Sessualità

A Sign of Affection: nel mondo senza suoni di Yuki

Attualità, Cinema, Femminismo, Letteratura, Recensioni

Cookie & Privacy

Noi e terze parti selezionate utilizziamo cookie o tecnologie simili per finalità tecniche e, con il tuo consenso, anche per altre finalità come specificato nella Privacy Policy
Puoi acconsentire all’utilizzo di tali tecnologie utilizzando il pulsante “Accetta”. Chiudendo questa informativa, continui senza accettare.