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Atonement

Espiazione di Ian McEwan, Einaudi 2003

Il romanzo Atonement (2001) di McEwan è stato pubblicato in Italia da Einaudi nel 2003 con il titolo Espiazione. L’omonimo film di Joe Wright tratto dal libro è del 2007. Il termine ‘atonement’ può essere tradotto come riparazione, riconciliazione o redenzione. Questi sinonimi possono essere riassunti nel desiderio di riparare ad un errore, ad una colpa. La vicenda narrata nel romanzo si dispiega appunto intorno ad un errore. Un errore che si trasforma rapidamente in una colpa da espiare. La parola ‘finzione’ è un altro elemento chiave per comprendere la meccanica del testo: i piani di realtà infatti sono affidati alla memoria di un personaggio della storia e aprono duplici verità. La prima è quella narrata in terza persona dall’Autore e la seconda è quella di un Narratore che si rivelerà solo nella parte conclusiva del testo. Il ‘fraintendimento’, altra parola chiave, degli eventi porta alla nascita dell’errore e alla creazione di una narrazione divisa tra realtà e finzione. Un ulteriore elemento da sottolineare è la forza con cui il trauma spinge la memoria in direzioni diverse, rendendola mutevole e ricostruita secondo logiche personali e non obiettive.

Il mondo di Arabella

La prima parte del romanzo, narrato in terza persona, inizia in medias res nella villa inglese della famiglia Tallis che si trova impegnata nei preparativi per l’arrivo di parenti dal nord e del primogenito Leon Tallis. Il primo personaggio che incontriamo è Briony all’età di tredici anni e l’anno è il 1935. La ragazzina ha appena scritto un dramma teatrale in onore del fratello, intitolato ‘Le disavventure di Arabella’. Questa breve messinscena è motivo di grande orgoglio per Briony che desidera rappresentarla con attori, costumi e scenografie.

“Briony era una di quelle bambine possedute dal desiderio che al mondo fosse tutto assolutamente perfetto. […] il suo desiderio di un mondo armonioso e ben organizzato le negava ogni possibilità di trasgressioni imprudenti. Confusione e violenza erano troppo caotiche per i suoi gusti, e la crudeltà non le si addiceva. […] Niente nella sua vita era sufficientemente interessante o scandaloso da meritare di essere tenuto segreto;” (McEwan, 2003, p. 8-9)

La ragazzina sogna di dare spazio alla fantasia attraverso la scrittura. Il legame tra i segreti e la narrazione è presentato come primo assioma del suo apprendistato autodidatta da scrittrice. Il rapporto che Briony ha con il mondo esterno, infatti, è sempre alimentato dalla tendenza a vedere qualcosa di nascosto, dal cercare ardentemente materiale interessante per un racconto. La scrittura rappresenta per la giovane adolescente una sorgente inestimabile di autostima e di indipendenza dalla propria età anagrafica. L’egocentrismo di Briony si fonda su un’aspettativa di vita fuori del comune, la ragazzina si sente geniale grazie alla creazione narrativa che le fa al tempo stesso da schermo. Dopo questa primo incontro con la protagonista del romanzo, vengono presentati gli altri personaggi della famiglia: la madre, il padre, il fratello Leon, la sorella maggiore Cecilia. Oltre a questi, Robbie Turner, amico d’infanzia di Cecilia e figlio della governante. Infine abbiamo i cugini del nord (Lola, Jackson e Pierrot) e l’amico di Leon (Paul Marshall). Tutte queste figure si troveranno riunite in una giornata d’estate a villa Tallis.

Lo sguardo di Cecilia

La sorella maggiore Cecilia, tornata dal college di Cambridge, si trova a passare l’estate a villa Tallis in attesa di decidere cosa fare del proprio futuro. L’autore ci spiega fin da subito che la presenza dell’amico Robbie Turner le provoca non poche agitazioni. Il loro attuale rapporto si trova in una zona grigia indefinita tra l’affetto amicale e la volontà di essere adulti che riconoscono i reciproci cambiamenti. Il loro primo incontro presso la fontana della villa ha qualcosa di imbarazzante e al tempo stesso sensuale. La rottura di un vaso e la caduta di un pezzo in acqua costringe Cecilia a tuffarsi nella fontana lasciando il ragazzo attonito e ammaliato dalla figura seminuda della ragazza. Questa scena è la prima accensione del meccanismo – del qui pro quo- tragico che si svilupperà durante tutto il romanzo.

La scena, infatti, ha una spettatrice d’eccezione: Briony. Il caso vuole che la ragazzina veda da lontano quella che viene definita una «sequenza illogica» e che verrà completamente trasmutata dalla sua mente fantasiosa. Briony vede effettivamente qualcosa che la turba nel profondo, tuttavia ne rimane affascinata e lieta di poterne usufruire a scopo personale per la sua scrittura. La novità assoluta per la giovane Tallis sta nel fatto che una vicenda così ‘romanzesca’ faccia parte di un avvenimento reale: «La verità era diventata non meno fantomatica di un’invenzione. Poteva iniziare subito, metterla giù come l’aveva vista, […] Poi la scena poteva essere riformulata, attraverso lo sguardo di Cecilia, e infine quello di Robbie.» (McEwan, 2003, p.46).

Una testimone involontaria

Quello che Briony vede diventa storia scritta. L’amore tra i due amanti (Cecilia e Robbie) viene recepito come strano agli occhi di Briony, abituata ad una logica letteraria e idealizzata delle vicende sentimentali. Nel suo modo di ragionare ciò che non si presenta in maniera dichiarata, è, automaticamente, portatore di un mistero che cela una tragedia più o meno grande. Così, la sua mancata capacità riflessiva svolgerà un ruolo fondamentale nel continuo iter sentimentale frainteso dei vari personaggi. In ordine cronologico: Briony sviluppa un amore infantile per Robbie il quale non se ne cura, Cecilia ama Robbie senza volerlo ammettere, Robbie ama Cecilia con un impeto privo di cautela. In Espiazione, l’amore si svolge su due livelli ossia quello carnale, osceno e scandaloso, e quello verbale appartenente al mondo dei drammi e dei libri.

Briony continua ad essere la spettatrice inaspettata di due episodi: il primo rapporto sessuale tra la sorella maggiore e Robbie e l’abuso sessuale subìto da Lola, la cugina quindicenne, da parte di un uomo indefinito, invisibile. Questi due eventi provocano un forte trauma nella giovane mente di Briony che la porterà a collegare gli eventi di una sola giornata e a farli sfociare in un unico colpevole maschile. La ragazzina passa dal ruolo idealizzato di scrittrice di un mondo perfetto a quello di testimone di una violenza sessuale. Non c’è nessun intermediario tra Briony e ciò che vede, si ha così spazio all’interpretazione libera da parte della protagonista. Le vicende di villa Tallis si concludono con l’arresto di Robbie accusato da Briony di aver abusato sia della cugina che della sorella maggiore. L’uomo intravisto nel buio della campagna alle spalle di Lola, diventa per Briony lo stesso uomo della fontana, lo stesso uomo che si spingeva contro il corpo di sua sorella Cecilia nel semi buio della biblioteca poco prima della cena. Le accuse di Briony causeranno l’esilio in carcere di Robbie che ne uscirà solo arruolandosi per l’Inghilterra nel secondo conflitto mondiale. Le vite degli altri personaggi sfumano lentamente nel romanzo e restano protagonisti assoluti le due sorelle Tallis e il soldato Robbie Turner.

La guerra e l’espiazione

Nella seconda parte del romanzo ci troviamo nel vivo della Seconda Guerra Mondiale. La vita di Robbie viene descritta nel suo momento di resistenza più difficoltoso dopo il carcere: sul fronte francese. Impegnato a sopravvivere con lo scopo unico di ricongiungersi a Cecilia, Robbie si trova assieme a due compagni nella ritirata verso le spiagge di Dunkerque (1940).
Cecilia è impegnata come caposala a Londra e Briony, adesso maggiorenne e dopo aver scelto di rinunciare alla propria istruzione superiore, si costringe a fare l’infermiera in un altro ospedale della capitale inglese. Il titolo dell’opera acquista di senso: Briony ha commesso una colpa e ha scelto di redimersi facendo un lavoro frustrante e lontano dalle sue giovanili aspirazioni letterarie. L’espiazione esprime il bisogno di liberarsi da una colpa che ha condizionato in maniera irreversibile le vite di persone care a Briony. Ecco, dunque, la scelta di un percorso dentro la sofferenza come quello dell’ospedale reso ancora più duro all’interno della cornice bellica. La terza parte si concentra sulla nuova vita di Briony legata ai ritmi del lavoro di infermiera e limitata al senso del dovere. La sua espiazione si riversa in una scelta di vita costretta all’uso pratico della propria mente, lontana dai diletti artistici letterari. Nel suo lungo e sofferto praticantato, tuttavia, non smette di scrivere: i pochi momenti vengono dedicati a tentativi di scrittura e pubblicazione per riviste. A questo punto arriviamo alla quarta parte del romanzo. Il capitolo si intitola ‘Londra 1999’ ed è narrato in prima persona: una signora anziana si rivela dicendo di essere affetta da demenza arteriosclerotica e di essere una scrittrice premiata. Riconosciamo fin da subito in lei, la protagonista delle tre parti precedenti: Briony Tallis. Qui l’autore ci presenta un capovolgimento narrativo inatteso.

I livelli di finzione

Il romanzo di McEwan si conclude con un sovvertimento totale delle tre parti precedenti. Alla fine di Espiazione il lettore non sa più cosa è accaduto realmente e cosa è stato inventato o trasposto in parte. Briony finora era un personaggio della storia narrata e adesso si sdoppia nel ruolo di narratrice del racconto. La veridicità del romanzo letto fino a questo punto viene messa in discussione anche dall’attuale situazione psicofisica della scrittrice: Briony confessa di soffrire di una malattia che la porta a perdere parti di memoria fino al completo dissolvimento delle capacità cognitive. Sorge spontaneo chiedersi, dunque, quanta fedeltà vi possa essere nei particolari dei racconti letti e a quale stesura appartengano. C’è un messaggio etico all’interno del testo? C’è un bisogno di comunicare al lettore degli intenti specifici, ad esempio storici o letterari? La risposta si trova all’interno della struttura stessa ossia nella scelta, da parte dell’Autore, di usare molteplici piani di finzione. La finzione narrativa di Espiazione esprime la necessità di restituire un senso più profondo e una fiducia maggiore alla scrittura. La fiducia viene giocata paradossalmente con l’utilizzo della finzione.

Briony la narratrice

[…] come può una scrittrice espiare le proprie colpe quando il suo potere assoluto di decidere dei destini altrui la rende simile a Dio? Non esiste nessuno, nessuna entità superiore a cui possa fare appello, per riconciliarsi, per ottenere il perdono. Non c’è nulla al di fuori di lei. È la sua fantasia a sancire i limiti e i termini della storia. Non c’è espiazione per Dio, né per il romanziere, nemmeno se fossero atei. È sempre stato un compito impossibile, ed è proprio questo il punto. Si risolve tutto nel tentativo. (McEwan,2003, p. 380)

Il ruolo dello scrittore in Espiazione viene elevato a divinità creatrice. Briony, come romanziera, è il Dio del suo mondo fatto di lettere, scenari, descrizioni e naturalmente personaggi. Non può assolversi perché non c’è niente al di sopra di chi genera un racconto: qui abbiamo una sorta di trasposizione fra l’Autore e il narratore- personaggio. La fantasia di uno scrittore non può redimersi, non prevede espiazioni poiché i personaggi e gli eventi dipendono proprio da chi scrive. Briony confessa che il suo racconto non è stata una operazione realistica fedele alla memoria: il romanzo che leggiamo è una riscrittura. La finzione concede agli amanti un lieto fine: è possibile intervenire sulla storia per restituire una felicità altrimenti impossibile sul piano della realtà. La finzione, però, ci serve anche per riflettere su quello che è accaduto e per dare una maggiore dignità alle vicende dei personaggi. Attraverso la finzione riusciamo comunque a prendere atto di cosa ha significato la guerra per le singole vite delle persone: non è la colpa di Briony che ha reso impossibile il ricongiungimento degli amanti, ma è stata la morte causata dal conflitto mondiale. Il libro permette a queste persone di sopravvivere oltre l’oblio della loro fine; il romanzo intero può salvare il ricordo degli amanti.

La violenza della colpa

La riflessione etica in Espiazione si trova all’inizio del romanzo: abbiamo una violenza sessuale come evento cardine. È interessante notare come tutta l’attenzione si rivolga alla colpa di aver visto qualcosa di ‘inappropriato’ e osceno, ma non sull’accaduto in sé. Questo è un tipico esempio di come nella nostra epoca conti la cronaca dei fatti e non la gravità dell’accaduto. La colpa si riversa su un capro espiatorio che in questo caso è una bambina. Soltanto alla fine Briony, giunta alla vecchiaia, chiamerà la colpa con il nome di ‘crimine’ e ne darà responsabilità anche a chi lo ha effettuato realmente e a chi lo ha nascosto da vittima silente. Il crimine è qui affidato tanto alla vittima quanto al suo carnefice: la condizione di normalità ha ingannato più di un’intera finzione romanzesca. L’Autore di Espiazione ci lascia liberi di prendere posizioni differenti: perdonare l’errore di Briony o convincersi che la colpa sia stata interamente sua. Il fatto che le due parti successive siano riscritture e quindi finzioni di cui non conosciamo il grado di falsità o verità, può guidarci nell’evitare il fraintendimento di cui tutti i personaggi sono vittime e valutare come si possa guardare alla memoria storica. Non tanto una ricerca investigativa al colpevole, ma all’errore che si cela dietro un’accusa o come indica Hannah Arendt alla superficialità con cui si sceglie una sentenza. L’assenza di intenzionalità può assolvere un colpevole? McEwan non lascia risposte, ma una grande riflessione intima sulla responsabilità individuale di chi sceglie di raccontare una storia.

Ti consiglio questo libro perché

Le figure femminili di questo romanzo sono molto affascinanti e dotate di grande resistenza. Cecilia lotta per un amore spezzato e Briony per una redenzione nei confronti della sorella e di se stessa. Il romanzo affronta molte tematiche profonde e racconta una pagina della Storia attraverso molteplici sguardi. Leggere Espiazione è un viaggio nella mente giovane della protagonista e un tuffo nella realtà riletta anni dopo. Il trauma di Briony cresce sotto forma di narrazione mescolandosi inevitabilmente con la memoria e il desiderio di perdono.

Claudia Domenici

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