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Nefertiti, la regina della rivoluzione

“Che la Grande sposa amata da Aton, signora del Doppio Paese, Nefertiti, ringiovanisca per l’eternità.” 

Impossibile ignorarla. Impossibile non guardarla. La visione del busto della regina Nefertiti (circa 1370 a. C. – 1330 a. C., XVIII dinastia) ci lascia incantati di fronte a tanta grazia, bellezza e maestosità.
Carismatica e indomabile, a ben poco servono le parole per descrivere questa donna dalla splendente regalità, il cui sorriso, enigmatico e fiero, è giunto fino ai giorni nostri. Il nome Nefertiti significa, per l’appunto, “la bella che è arrivata”; inizialmente, molti studiosi ritennero che si trattasse di una principessa straniera, forse proveniente dal Mitanni, ma non è così. Il suo nome era tipicamente egizio e si riferiva alla sua funzione divina. In una delle scene di adorazione al dio Aton, si vedono il re, la regina e la loro figlia nell’atto di venerare il Sole e c’è un particolare curioso: Nefertiti innalza verso Aton un vassoio, su cui si trovano i nomi della famiglia iscritti su un cartiglio e una statuetta di una regina seduta. Quella regina è la stessa Nefertiti, rappresentata come il Sole femminile che dona la vita.
“Signora della felicità, dal viso luminoso,” dice di lei il testo di una stele-cippo della città di Aton “gioiosamente ornata della doppia piuma, dotata di tutte le virtù, alla cui voce ci si rallegra, dama piena di grazia, grande nell’amore, i cui sentimenti fanno la felicità del signore dei Due Paesi.”

Nefertiti fu la Grande Sposa reale del faraone Akhenaton e lo sostenne nella sua rivoluzione religiosa, in cui cercò di imporre il culto dell’unico dio Aton, il disco solare; insieme, i due sovrani causarono non pochi stravolgimenti all’interno dell’antica religione egizia. Addirittura, alcuni storici ritengono che sia stata proprio lei l’iniziatrice di un tale cambiamento.

Ciò evidenza il fatto che, senza dubbio, Nefertiti ebbe un ruolo cruciale nei cambiamenti culturali e religiosi attuati dal marito e che nessun’altra regina egizia fu così legata al suo sposo quanto lei; un’antica leggenda narra che il loro primo incontro avvenne grazie al fatto che un falco, incarnazione del dio Ra per la mitologia egizia, le rubò un sandalo per poi andare a depositarlo sino ai piedi del futuro Faraone. Un chiaro presagio di buon auspicio, secondo gli antichi egizi.
Basandoci su verità più tangibili, le rappresentazioni di Nefertiti al fianco di Akhenaton le conferirono onori ineguagliabili, così come sono inconsuete le numerose scene di affetto e intimità fra la coppia che sono giunte sino a noi. Il faraone volle persino che, nel sarcofago nel quale avrebbe dovuto essere sepolto, ci fosse il suo ritratto, al posto delle quattro dee – Iside, Nefti, Selkis e Neith – atte a proteggere la mummia.

Nonostante la scarsità delle fonti, sappiamo che Nefertiti fu la prima sovrana a essere raffigurata come una figura autoritaria, pronta a distruggere i suoi nemici. Infatti, si ipotizza che, dopo la morte del marito, per un breve periodo la regina prese il suo posto, assumendo quindi il pieno titolo di “Faraone”. Su questo punto vi sono pareri discordanti fra gli storici: alcuni credono che la donna governò da sola con pieni poteri, altri, invece, che fosse in co-reggenza con il suo successore. La prova è stata trovata nella cosiddetta “Stele della Coreggenza”, in cui viene indicato un sovrano di sesso femminile con il nome di “Ankhkhepeura Neferneferuaton”, successore di Akhenaton per un brevissimo periodo; potrebbe trattarsi o di Nefertiti o della figlia, non ci è ancora dato saperlo. Ciò che conta è la testimonianza di quanto Nefertiti fosse considerata importante dai suoi contemporanei e questo ci porta il ritratto di un Egitto estremamente evoluto sulla condizione femminile, in un periodo in cui le altre civiltà vedevano la donna come un essere inferiore.

Ma il vero mistero di Nefertiti riguarda la sua morte. Considerando che la riforma religiosa non venne ben accolta, è probabile che la sovrana sia stata vittima di un attentato o coinvolta in un incidente, per poi non ricevere la degna sepoltura che le spettava. Alcuni archeologici sono convinti di aver ritrovato la sua mummia, che potrebbe coincidere con quella di una giovane donna chiamata “The Younger Lady” nella tomba KV35 nella Valle dei Re, in Egitto. Se così fosse, allora Nefertiti potrebbe davvero essere stata uccisa da un colpo fatale al volto, che le distrusse gran parte delle ossa della faccia. Tuttavia, queste teorie non sono verificabili, dal momento che non è possibile servirsi di test del DNA sugli ascendenti e discendenti di Nefertiti, poiché non sono mai stati individuati o riconosciuti. Le analisi più recenti del 2010 hanno dichiarato che la “Youger Lady” fu la madre di Tutankhamon, profilo che quindi risulterebbe incompatibile con quello di Nefertiti, ma non è ancora possibile confermarlo con certezza.
Pertanto, la sua morte e il suo luogo di sepoltura rimangono un segreto fino a oggi inviolato.

Su di lei ci sono giunti due ritratti: il primo, conservato al Museo del Cairo, fu scoperto dall’inglese Pendlebury durante la campagna di scavo del 1932 – 1933, nel sito di Amarna. La testa scolpita, con le pupille non incastonate, è carica di intensità spirituale. Non c’è nessuna iscrizione che permetta di identificarla ufficialmente con Nefertiti, benché gli storici dell’arte siano concordi nel riconoscervi le sembianze della regina.

Invece, il famoso busto di Nefertiti, esposto al Neues Museum di Berlino, non è altro che una piccola scultura di appena cinquanta centimetri. Detto anche la “Gioconda di Berlino”, fu ritrovato a Tell-el-Amarna, il 6 dicembre 1912, in un luogo alquanto singolare: quella che, si ritiene, fosse la bottega dello scultore Thutmose. Dunque, quest’affascinante capolavoro, in realtà, sembra che fosse soltanto un modello incompiuto. La corona indossata da Nefertiti sui bassorilievi amarniani permette di identificarla con sicurezza.
“Thutmose […] le ha conferito una bellezza universale, che dispiega il suo effetto oltre ogni confine di razza e tempo.”
Pare che il busto non abbia mai lasciato il laboratorio dello scultore. Dopo la sua scoperta, furono attentamente esaminate le macerie circostanti, ma i resti mancanti dell’opera non furono mai trovati; per questo motivo si è tentati di pensare che, in realtà, non siano mai esistiti. Sono state elaborate molteplici teorie e racconti sulla mancanza dell’occhio destro: c’è chi sostiene che, semplicemente, non sia mai stato dipinto perché quel busto serviva solo come modello per un’altra opera, altri credono che la regina fosse caduta in disgrazia – motivo per cui il suo ritratto non venne mai completato – altri ancora ritengono che, invece, ciò fosse attribuibile a una malattia alla vista durante la vecchiaia. Come molti altri aspetti della vita di questa regina straordinaria, il suo occhio mancante rimarrà un segreto.

Forse è proprio questo che affascina di Nefertiti, il fatto che sappiamo che si tratta una delle più potenti donne della storia egizia, eppure la sua vita è ancora così celata dalle ombre del tempo. Senza dubbio fu una regina rispettata e adorata, una sposa amata e una madre felice, ma una cosa è certa: Nefertiti non fu una regina comune, anzi. Si comportò come un autentico Faraone, adempiendo appieno al ruolo che il destino le aveva riservato, senza mai avere paura.

Beatrice Gioia

violedimarzo

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