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Donne da guerra: le Streghe della Notte

“Silent through the night, the witches join the fight
Never miss their mark
Canvas wings of death
Prepare to meet your fate
Night Bomber Regiment
588”

2 maggio 1945, Berlino. Era ancora notte, quando, proprio sulla Porta di Brandeburgo, comparve un aereo, piccolo e insignificante. Quel biplano era russo e segnalava la resa della Germania. Tuttavia, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che, in realtà, era pilotato da due donne.

Ci sono molte storie di eroismo femminile che sono poco conosciute, o addirittura non sono mai state raccontate. Storie di donne coraggiose e abili, che tuttavia vengono eclissate dalla più famosa popolarità maschile. È sempre stato così, fin dai tempi antichi: l’uomo cacciatore e guerriero, la donna madre e angelo del focolare.
Eppure, ci sono state figure femminili che hanno osato “invadere” un ambito maschile come quello dell’esercito e della guerra, il che rappresenta un fatto alquanto simbolico, in direzione di quella tortuosa strada che era (ed è ancora oggi) l’emancipazione femminile. Stiamo parlando della vicenda delle “Streghe della Notte”, un gruppo di aviatrici russe dotate di estrema abilità che, durante la Seconda Guerra Mondiale, avevano il compito di bombardare ogni notte le postazioni tedesche. Di alcune di loro oggi non restano altro che foto ingiallite o lettere inviate dal fronte.
Tutto ebbe inizio nel giugno del 1941, quando la Germania scatenò l’operazione “Barbarossa” e invase l’Unione Sovietica: intere armate russe vennero distrutte o fatte prigioniere, centinaia di aerei sovietici rasi al suolo. Appena tre settimane dopo, i tedeschi erano ormai nei pressi di Mosca e la disfatta dell’Unione Sovietica sembrava imminente. Eppure, la storia stava per cambiare.
All’epoca, già molte ragazze russe pilotavano gli aerei, sebbene fossero ancora quasi tutte studentesse. Vista la gravità della situazione, alcune di loro, incuranti della loro giovane età, si recarono negli uffici di reclutamento per partire come volontarie a contrastare l’aviazione tedesca. Ovviamente furono respinte e venne detto loro che avrebbero potuto rendersi utili addestrando i piloti maschi meno esperti.

“Quando cominciò la guerra, le donne nell’aviazione non le prendevano. Ma noi lo desideravamo, c’erano aviatrici coraggiose, capaci, esperte. Però, fra noi c’era una donna speciale, che diventò Eroe dell’Unione Sovietica, Marina Raskova. Lei si recò al Comando Supremo da Stalin, chiedendogli di formare un reggimento di sole donne.” (Irina Rakobolskaja)

Insoddisfatte, le giovani aviatrici scrissero a Marina Raskova, già eroina dell’Unione Sovietica e molto apprezzata dallo stesso Stalin, la quale colse immediatamente l’opportunità della loro proposta e si recò al Cremlino; inizialmente Stalin si dimostrò dubbioso, obiettando che avrebbero dovuto sacrificare le vite di tante giovani donne, tuttavia Marina gli ribatté: “loro accorreranno al fronte ugualmente. Lo faranno da sole e sarà peggio se ruberanno gli aerei per andare a combattere.” Di fronte a tanto ardore, alla fine Stalin si convinse a formare tre reggimenti di aviazione femminile: uno da bombardamento notturno leggero, uno da caccia e uno da diurno in picchiata.
L’addestramento fu molto duro: in pochissimo tempo quelle semplici studentesse impararono a volare, studiarono i codici, le tecniche di bombardamento, le tecniche di caccia e di navigazione, impararono a riconoscere le armi, le bombe e le mitragliatrici a bordo degli aerei.
Ogni reggimento era composto da due donne ciascuno, 60 donne pilota e 60 navigatrici. Il fatto che i loro aerei fossero facilmente manovrabili e resistenti ai colpi, in quanto originariamente destinati all’irrigazione dei campi agricoli, comportava però che lo spazio interno fosse molto ristretto – il posto anteriore era la cabina della pilota, quello posteriore la cabina nella navigatrice – e che le cabine fossero senza un tetto, esposte al vento, al gelo (si parla anche di – 30 o – 40 gradi) e all’umidità, inoltre non avevano né la radio né il paracadute. Come se non bastasse, non erano nemmeno in possesso di alcuna strumentazione per orientarsi nel volo notturno, il che rende ancora più straordinarie le loro gesta. Ogni aereo poteva portare fino a due bombe, per cui erano necessari più viaggi nel corso di una notte di lavoro; tuttavia, le russe potevano facilmente decollare in situazioni di emergenza senza la necessità di una pista d’aeroporto e darsi alla fuga. Il fatto che i loro velivoli fossero così lenti rappresentava il loro più grande vantaggio, poiché gli aerei tedeschi erano troppo veloci per consentire loro di prendere una mira adeguata senza andare in stallo.
Furono gli stessi tedeschi a soprannominarle le “Streghe della Notte”; prima di raggiungere i loro obiettivi, le russe spegnevano i motori e planavano silenziosamente per sganciare le bombe con più precisione possibile. I loro aerei leggeri producevano solo il lieve fruscio del vento, il che non allertava i tedeschi, i quali si rendevano conto troppo tardi di ciò che stava realmente sfilando sopra le loro teste. I sovietici, invece, le conoscevano come i “falchi di Stalin”.

“La guerra significa morte, sangue e rovina; la donna invece è stata creata per dare la vita. E proprio per difendere la vita, noi abbiamo accettato di andare in guerra. Abbiamo amato i nostri apparecchi come, in seguito, abbiamo amato i nostri figli.” (Irina Mavimova)

Molte Streghe morirono durante le missioni, che furono a migliaia; la stessa Raskova cadde nel 1943, a causa di una tempesta di neve che la fece schiantare su una scogliera sul fiume Volga. Tuttavia, quelle studentesse diventarono delle leggende e il loro mito è tramandato ancora oggi in Russia, grazie alle sopravvissute. I Sabaton, un gruppo heavy metal svedese, cantano le loro gesta nel brano “Night Witches”.
L’Unione Sovietica fu l’unico paese a utilizzare le donne in guerra; le ragazze americane e le inglesi pilotavano sì gli aerei, ma solo dalle fabbriche fino agli aeroporti del fronte; non fu mai concesso loro di combattere.
Quelle giovani aviatrici non ebbero alcuna paura a fiondarsi nella guerra e a superare le difficoltà messe in atto dai compagni maschi piloti. Ciò dovrebbe essere un valido esempio da seguire per le ragazze di oggi, una chiara dimostrazione che una donna può fare ciò che vuole, una donna può tutto, anche combattere, se necessario. Le Streghe hanno lottato instaurando fra di loro rapporti di solidarietà e amicizia, inventando un modo tutto femminile di fare la guerra.
Fortunatamente, al giorno d’oggi, non sono poche le donne che fanno parte dell’esercito; sono donne normali, eppure straordinarie. Come abbiamo imparato dalle stesse Streghe della Notte, anche solo la nostra semplicità di essere, oggi, semplici studentesse o lavoratrici potrebbe renderci, un domani, miti e leggende eccezionali. Basta volerlo.

Beatrice Gioia

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