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“All’ombra di Julius”, Elizabeth Jane Howard

“Ma, del resto, la cosa più inverosimile era invece che la sua vita fosse stata così
pesantemente influenzata da un uomo che aveva visto una volta sola.
Che poi, a impressionarlo tanto, non era stata la sua vita, ma la sua morte, le
circostanze in cui era avvenuta.”

È una fredda mattina degli anni ’60 ed Esme, l’ormai non più tanto giovane vedova di Julius, si è appena svegliata nella sua grande casa color pesca immersa nella silenziosa campagna inglese. Stringendo tra le mani una tazza di tè fumante, si avvicina alla finestra, in attesa dell’arrivo delle figlie come ogni weekend.
È in poche e semplici righe che Elizabeth Jane Howard riesce come sempre a dipingere un’atmosfera che d’un tratto non ha più nulla di misterioso: i profumi, gli odori, i luoghi, i rumori.
Per il lettore è come essere lì e così la storia inizia a scorrere.
L’autrice divenuta celebre per la voluminosa saga familiare dei Cazalet non delude nemmeno in questo breve romanzo di 300 pagine e, seppur diversamente, ci riporta in quelli che per i suoi lettori sono gli ormai noti teatrini delle famiglie borghesi e le loro tenute, piccole o grandi che siano, delle campagne inglesi.
Se Esme, Cressida ed Emma possono sembrare un nucleo familiare fin troppo ristretto in confronto agli arzigogolati alberi genealogici dei Cazalet, ecco che subito veniamo ricompensati dall’arrivo di due ospiti inattesi: Felix, l’ex giovanissimo amante di Esme e Daniel, un giovane poeta dai modi strampalati. Il precario, monotono equilibrio familiare viene così stravolto e quello che doveva essere un normale weekend si trasforma in una vera e propria commedia, con avvenimenti inaspettati e dialoghi incalzanti dai toni Jane Austiani.
A fare da sfondo alla vicenda dalle tinte dolceamare è Julius, o meglio, la sua morte. Caduto nell’eroico tentativo di portare in salvo alcuni soldati durante la Seconda Guerra Mondiale, il suo gesto all’apparenza assurdo e suicida si rivelerà presto ricco di significato e, in un modo o nell’altro, influenzerà tutti i personaggi: Esme, nel suo esilio in mezzo a fiori e piante, Emma, nel suo impiego alla casa editrice dove lavorava il padre e nel suo mal celato terrore verso gli uomini, Cressida, la figlia maggiore perennemente innamorata di uomini sposati e infine Felix, il giovane amante scomparso all’improvviso per arruolarsi e combattere sul fronte.
Non impieghiamo molto a capire che l’ombra di Julius altro non è, infatti, che l’ombra della guerra, un evento che ha stravolto le vite e gli equilibri del mondo e con cui i personaggi continuano a fare i conti, ognuno a modo suo.
L’autrice londinese si conferma così maestra del romanzo famigliare, trasportando i lettori, proprio come nella saga dei Cazalet, in una narrazione corale dove i punti di vista e la voce dei diversi personaggi si alternano a ogni capitolo .
I suoi sono quadri dipinti fin nei minimi particolari, capaci tuttavia, tra un brodo di pollo, un tè al gelsomino, un purè di patate e tanto brandy, di raccontare tematiche storiche e sociali che hanno segnato il Novecento.

Sull’autrice

Elizabeth Jane Howard, nata a Londra nel 1923 e morta a Bungay nel 2014, è stata un’autrice britannica molto prolifica.
Figlia di un mercante di legname e di una ballerina, ebbe un’infanzia tormentata a causa delle molestie di uno e della depressione dell’altra e la sua vita continuò a essere burrascosa anche negli anni a venire.
Da sempre molto amata dal pubblico, è stata al centro della vita culturale londinese della seconda metà del Novecento e ha scritto quindici romanzi. La saga dei Cazalet è la sua opera di maggiore successo.

Irene Serra

violedimarzo

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