Nella comunità Lgbtq+ diffusa è la condizione di minority stress.
Il minority stress rappresenta uno stato di sofferenza persone che vivono in condizioni sociali avverse. A subirne sono minoranze etniche, sessuali o religiose.
Il termine minority stress è stato coniato nel 1979 da Goffman e Allport occupandosi di comportamenti del singolo durante l’interazione con gli altri.
Concentrandoci sulle minoranze sessuali, a subire di minority stress ci sono le persone lgbt, soggette a pregiudizi, all’isolamento sociale e, anche, dall’essere vittime di violenze.
Tra queste persone ad piu soggette sono le persone trans* e non binary poiché, appunto, sono invisibili alla società.
Elevato è anche tra le donne lesbiche o bisessuali le quali portano sulle loro spalle il pregiudizio di ‘non aver trovato ancora l’uomo giusto’, di ‘essere confuse’.
Inoltre, le persone LGBT+ ,spesso, non possono contare nemmeno sul supporto famigliare, sul supporto di chi dovrebbe amarli.
Il stress si presenta insiene ad ansia, ideazioni suicidari e/ o suicidi compiuti, stati depressivi e nei soggetti T, di disforia di genere. Questi tratti nascono dal provare vergogna per essere ciò che si è, dall’assenza di supporto sociale e familiare (quindi dal non riconoscimento e tutela dei loro diritti) e dallo stigma sociale.
Esiste il mito del corpo sbagliato ma…la verità.. ..è che non esiste un corpo giusto, perfetto. Viviamo pensando a canoni estetici che non fanno altro che ingabbiarci
Ecco perché conoscere e andare oltre i pregiudizi è fondamentale: per permettere di creare nelle persone uno stato di benessere totale.
Alessandra Quarto