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LA SINDROME DI YENTL: CHE GENERE DI MEDICINA?

La sindrome di Yentl è la tendenza della medicina alla disparità nei due sessi per quanto riguarda l’accesso alle diagnosi, alle cure, alle sperimentazioni precliniche e cliniche. La medicina di genere è invece l’approccio che deve imporsi nella pratica clinica e nella ricerca scientifica per superare tale inaccettabile disuguaglianza nel diritto alla salute.

Il nome “Yentl” fu un’idea di una cardiologa, la dott.ssa Bernadine Healy, che nel 1991 osservò questo fenomeno sanitario ispirandosi all’eroina Yentl del romanzo di Isaac Bashevis Singer, interpretata sul grande schermo da Barbra Streisand. Yentl è una donna ebrea di inizio ‘900 alla quale è precluso lo studio dei testi sacri e che per questo decide di fuggire dal suo villaggio, tagliarsi i capelli e travestirsi da uomo per riuscire a frequentare la scuola rabbinica.

Barbra Streisand in Yentl (1983)

La dott.ssa Healy fu la prima donna americana a dirigere un istituto di salute pubblica e fu proprio nel suo ambito della cardiologia che osservò come le donne in ospedale venissero sistematicamente accolte, inquadrate e trattate in modo diverso e più superficiale rispetto agli uomini.

Bernadine Patricia Healy (1944-2011) è stata una cardiologa americana e la prima donna direttrice del National Institutes of Healt (NIH).

Cardiologia

Il caso più emblematico è quello dell’infarto del miocardio, per il quale i sintomi più caratterizzanti e più riconosciuti come il dolore toracico e il fastidio al braccio sinistro sono in realtà sintomi riscontrati per lo più nel genere maschile. Le donne con infarto spesso presentano una sintomatologia dolorosa più sfumata rispetto ai maschi, e riferiscono più spesso sintomi quali fiato corto, nausea, mal di stomaco. La conseguenza è che nelle donne si tende a sottodiagnosticare questa così come altre malattie cardiovascolari e non, a causa della prevalenza netta in letteratura di dati clinici riferiti per oltre il 70% alla sola popolazione maschile.

Farmacologia

Rispetto agli uomini, le donne consumano più farmaci, e registrano un maggior numero di eventi avversi. L’efficacia di alcuni farmaci, inoltre, è diversa nei due sessi. Ancora oggi la numerosità delle donne negli studi clinici è molto bassa ed anche nella sperimentazione preclinica la maggior parte degli studi viene condotta su animali maschi. La famosa “Cardioaspirina”, tutt’oggi usata per la prevenzione della malattia coronarica, è stata messa in commercio dalla metà degli anni ’80 dopo una sperimentazione clinica che ha coinvolto 22.000 volontari composti per il 100% da uomini.

Malattie Neuropsichiatriche

Studi di popolazione hanno confermato la prevalenza doppia di depressione maggiore, disturbo d’ansia generalizzata, disturbo di panico, fobia sociale e fobie specifiche nel genere femminile, a fronte di tassi significativamente maggiori di disturbi di personalità antisociale e disturbi da uso di sostanze e di alcol nel genere maschile. L’esposizione maggiore delle donne a eventi fortemente stressanti contribuirebbe in maniera significativa al maggior rischio femminile di ammalarsi di determinati disturbi. L’esempio più calzante è dato dall’esposizione alla violenza, subita nel corso della vita da una percentuale stimata di donne che va dal 20 al 50%; questa, sia fisica che sessuale o psicologica, è fortemente correlata come fattore di rischio a patologie tipicamente più frequenti nelle donne, quali depressione, disturbo postraumatico da stress, disturbi dissociativi, tentativi di suicidio, disturbi somatoformi. Le donne hanno inoltre un approccio diverso all’utilizzo dei servizi rispetto agli uomini, essendo più propense a far richiesta di aiuto e a riferire i propri problemi emotivi al medico di famiglia o ai servizi di salute mentale. Ciò è il frutto degli stereotipi di genere consolidati dalla società patriarcale, che vuole l’uomo immune ai problemi di salute mentale e poco incline a parlarne.

Il sistema immunitario

L’uomo contrae più facilmente infezioni batteriche e virali perché ha un sistema immune meno potente della donna, ma questo aspetto lo porta ad avere meno malattie autoimmuni della donna. In compenso, se l’uomo si ammala, ad esempio di malattie autoimmuni quali il Graves o il lupus eritematoso sistemico, ha una prognosi peggiore.

Il ruolo della medicina di genere

Dunque, è importante sottolineare che la medicina di genere non mira a identificare le malattie delle donne e le malattie degli uomini, anzi, l’obiettivo è superare questa dicotomia per ricercare quali sono le diverse modalità con cui una malattia si può manifestare nei due sessi, per riconoscerla e trattarla tempestivamente. Ogni anno, in Italia, si ammalano di cancro della mammella circa 48 mila donne e 500 uomini. La mortalità per gli uomini con una diagnosi di tumore al seno è però molto più alta, dal momento che non viene tempestivamente preso in considerazione nel percorso diagnostico a causa di un bias culturale che non concepisce l’uomo come essere dotato di una ghiandola mammaria. D’altro canto, il corredo di patologie sottodiagnosticate e tipicamente femminili o proprie di persone assegnate femmine alla nascita, è molto più vasto e include malattie quali endometriosi, fibromialgia, neuropatia del pudendo, vulvodinia.

La medicina di genere è definita dall’OMS lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socioeconomiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona.

Abbiamo visto come le donne si ammalino di più, consumino più farmaci, siano più soggette a reazioni avverse, e svantaggiate socialmente rispetto agli uomini (violenze fisiche e psicologiche, maggiore disoccupazione, difficoltà economiche). La medicina di genere è stata resa effettiva in Italia con la legge 3 del 2018 e punta a colmare questo gap e automaticamente a rafforzare il concetto di centralità del paziente e di personalizzazione delle terapie. In questa prospettiva devono essere considerate le criticità relative allo stato di salute delle persone transessuali e intersessuali che, pur condividendo molte delle esigenze sanitarie della popolazione generale, presentano particolari necessità specialistiche.

Dominica Lucignano

Dominica Lucignano

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