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Lettere d’amore

Ho trovato il bigliettino sul comò. Una piega sulla base del foglio lo faceva svettare in alto. Immobile e sfrontato sembrava urlare “leggimi, leggimi, leggimi”. Mentre osservavo la scena, Livio canticchiava come fa ogni mattina per tenermi compagnia. Aveva iniziato a svolazzare a destra e sinistra. Di solito lo fa quando sta per piovere. Quella mattina invece c’era il sole. Chissà perché gli animali sono dotati del sesto senso di cui noi umani avremmo bisogno. Ho posato gli occhi sul riflesso del foglio sullo specchio. La cornice vittoriana lo faceva apparire ancora più ricercato. In realtà era solo un foglio di carta strappato da un quaderno a righe, ingiallito e stropicciato.

lettera d'amore

L’ho lasciato in quella posizione, leggendolo da lontano, con distacco. Poche parole si susseguivano storte, ondeggiando fra le linee rette del foglio. Una spingeva l’altra facendole perdere l’equilibrio, rischiando di far precipitare l’ultima nel vuoto ocra della pagina.

Scusa la grafia. Sai che in queste cose non sono bravo.

Ci ho provato in ogni modo, ma non ce la faccio a continuare insieme.

La e finale si staccava dalla m vicina e raggiungeva il punto sull’orlo del dirupo. Poi nessun’altra parola. Te ne sei andato così. Mi sono seduta sul bordo del letto sfatto che conservava ancora il calore del tuo corpo. Le grinze delle lenzuola disegnavano le forme della tua figura. Un braccio fatto di tessuto intrecciato si allungava verso il comodino. Sembrava indicare l’uscita. Forse era un segno.

Da quella posizione osservavo il biglietto. Le poche parole tinte di nero formavano un groviglio di grumi di inchiostro. Non riuscivo a leggerne più il contenuto. A quel punto ho deciso di alzarmi. Ho afferrato il biglietto e ho iniziato a ricordarti.

lettere

S di scusa, la prima parola che hai usato. Era una S tremolante, Serpentiforme. Guizzava tra le onde della pagina come un’anguilla che nuota silenziosa muovendo la coda viscida. Scivolosa, Sfuggente.

Un pesce che assomiglia a una biscia. Quello che dicevi sempre a me: “sei un’ ingegnere, ma non si direbbe”. E io ti rispondevo che valeva lo stesso per noi: “viviamo insieme, ma non si direbbe”.

La seconda lettera, la C, si agganciava come un Collare attorno alla coda della S. Avvinghiata con fermezza, mi ricordava la presa della tua mano attorno ai miei fianchi. C di calore, C di contatto, C di Corpo. Due corpi vicini e distanti.

Poi una U a uncino. U di unione. Un Uomo, Una donna. Uscita di emergenza.

S, poi una A. Sottile e snella. Accasciata sulla base della riga, Abbandonata, Annichilita. Come mi sentivo io: Annullata, e non te l’ho mai nascosto. Annientata, Accerchiata dalle tue mille Attività. Dai tuoi discorsi Anarchici, Arrabbiati, Alternativi. Abbaglianti.

Subito dopo un salto nel vuoto, una pausa lunga qualche millimetro e un’altra lettera che si stagliava, Lieve. L di Libertà, di Libri, di Luce. Mi chiedevi di cercare una casa Luminosa dove vivere insieme, così avresti potuto Leggere e scrivere il tuo Libro. Io cercavo Libertà.

Gonfia di orgoglio spuntava una G. G di grafia e di Gioco. Era iniziato tutto così, per Gioco. Ci siamo conosciuti a Gennaio, un giorno di Gelo, la Gioia di incontrare la Giusta persona. Un’anima Gentile con la Grinta di cui avevo bisogno in quel momento.

“Hai voglia di uscire di nuovo con me?”, avevi esordito davanti un bicchiere di vino e con le mani poggiate su un bancone appiccicoso.

Proviamoci!”

“Anche solo per Gioco!”

E avevamo sorriso insieme, Guardandoci negli occhi.

Appare una R, Ruvida, Ruggente. R di rigidità, la mia. R di rumore, il tuo. Sei entrato nella mia vita scompigliandomi i capelli, Raccontandomi della tua senza Remore. Hai sconvolto le mie Rigide Regole e io ho Riscoperto il piacere del Rapido scorrere del tempo.

A, di nuovo.

Ora la F. Un tentativo di coda arzigogolata si attorcigliava sulla riga della pagina, ma non riusciva a dargli quel tocco elegante che volevi. Era una F Floscia di Fiori appassiti al sole, di Frutta lasciata Fuori dal Frigo, di Festoni che si staccano dalle pareti. La Festa è Finita. F di Febbraio, il mese dei traslochi. F di Finzione. Il Fruscio che sentivo mentre stavo con un orecchio ad ascoltare il rumore della notte e tu dormivi accanto a me. F di Fresie, quelle che trovavo sul tavolo quando volevi farmi sorridere. Scusa dei Fallimenti, dell’aver smesso di Fantasticare sul Futuro, del Fantasma di un passato pesante che aleggiava sul nostro letto. Del tuo Fare infastidito quando ti dicevo che dovevamo ritornare quelli di una volta. Ma cosa eravamo stati? Forse Felici.

A seguire hai accostato una I in stampatello con il punto sopra la testa, anche se non si fa. Te lo dicevo sempre, quando scrivevi i bigliettini di auguri.

“La I in stampatello non ha il pallino sopra”, ma tu continuavi Imperterrito a disegnarlo. Infastidito mi dicevi che avevo sempre da puntualizzare su tutto.

Poi ancora un’Arricciata a, Affiancata da un punto grigio e sottile.

onde

Le parole delle due frasi avevano cominciato a ondeggiare muovendosi tra gli scogli delle righe. Qualche lettera sbatteva contro un’altra, si infrangeva sul margine della pagina giallo ocra e si tuffava nel deserto arido intorno. Gocce di inchiostro, nere di petrolio, formavano delle pozze galleggianti. Man mano il deserto le riassorbiva, come una voragine affamata. Una botola che rinchiude tutte le parole nella cantina del dimenticatoio.

Avevo smesso di decifrare il mistero di quelle lettere e di ricordarti. Anche Livio non cinguettava più.

Così, ho afferrato il biglietto e l’ho fatto in mille pezzi. Poi li ho lanciati in aria. Ho visto una A precipitare sulle lenzuola, Appoggiarsi sul cuscino e Appisolarsi.

Insi di insieme è finito sotto l’armadio. Eme sotto le mie scarpe. Ho preso un cappotto, mi sono vestita. Ho afferrato la gabbietta di Livio, ho spalancato la porta e sono uscita. Mi sono richiusa la porta alle spalle. Il pezzo di foglio con su scritto Continuare si è infilato sotto lo stipite. Ha svolazzato per qualche secondo e poi si è posato sullo zerbino. Si è accostato alla scritta Welcome, e ho sorriso.

Sara Noto Millefiori

Sara Noto Millefiori

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