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Educazione sessuale e scuola

L’educazione sessuale non deve essere sottovalutata.

Quando si parla di sessualità e di educazione sessuale, si pensa a parlare solamente di malattie sessualmente trasmissibili e come proteggersi da esse.
Nel termine sessualità, però, rientrano concetti più ampi rispetto ai precedenti; si fanno rientrare non solo gli aspetti biologici, ma anche quelli psicologici, culturali e sociali.

Proprio perché si intende la sessualità in modo sbagliato, si inizia ad educare a questa in fase adolescenziale limitandosi alle tematiche esposte precedentemente. Ma poiché il concetto di sessualità è ampio, è importante iniziare ad essere educati a partire dall’infanzia. Questo in quanto ci consente di conoscerci meglio: acquistiamo consapevolezza di come siamo fatti, di chi poter essere e che tipo di piacere provare.

Sottovalutare l’importanza di questa educazione ha come conseguenza non solo una non conoscenza, come accennato prima, ma anche una difficoltà nel conoscere le emozioni che possiamo provare e come poterle esprime (soprattutto la rabbia). Un’educazione sessuale affiancata ad una educazione affettiva consente a noi di apprendere e/o migliorare la nostra empatia accogliendo l’ altra persona senza giudizi e pregiudizi.

Questo è il motivo per cui l’educazione sessuale ed emotiva – affettiva deve essere insegnata nelle scuole di ogni ordine e grado. All’interno delle famiglie, sia per assenza di conoscenze, sia per la visione dell’argomento come tabù, se ne parla poco.

La scuola è il luogo importante per l’educazione la quale forma le cittadine e i cittadini del domani. La scuola è anche luogo di integrazione e di confronto con le altre persone; per tanto, in quanto le studenti e gli studenti entrano in relazione tra loro, devono imparare tutto ciò che è stato descritto fino ad ora.

Le scuole, però, continuano a rifiutare le richieste rispetto alle proposte delle studenti e degli studenti di trattare l’argomento andando, così, a violare un nostro diritto umano.

L’ educazione sessuale, lo ricordiamo, è un diritto riconosciuto dall’ Unione Europea e l’Italia è uno dei pochi Paesi che non prevede ad una sua tutela: siamo spaventati dalla parola gender, pensiamo che certi argomenti è meglio che se ne parli solo a casa o che avvenga una ricerca dall’ adolescente in modo autonomo (esponendo loro a false e confuse informazioni).

Alessandra Quarto

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