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“DIVORZIO DI VELLUTO” JANA KARSAIOVA

Se camminavo per strada con mio padre diventavo una ceca, se era mia madre a tenermi per mano, ero slovacca, almeno per il mondo attorno a noi. La lingua ti etichetta subito. Non voglio più sembrare una straniera.”

Come ogni primavera, anche quest’anno il Premio Strega si avvicina alla sua conclusione e la dozzina di autori selezionata si appresta a scemare in soli cinque finalisti.
È sufficiente fare un piccolo giro di ricognizione tra le trame dei romanzi in lizza per capire quali sono le tematiche e i soggetti che la fanno da padroni. Tra le principali, vi sono l’allontanamento dalle proprie radici e dalla propria lingua madre, la perdita della propria identità, lo scavare dentro se stessi per ricostruirsi, lo smarrirsi per ritrovarsi.
È questo il caso di “Divorzio di velluto”, dove la battaglia con la lingua straniera diventa al contrario una scelta, una sfida personale dell’autrice, Jana Karsaiova, di origini slovacche, che afferma “io scrivo in italiano non perché l’italiano fosse la mia lingua nemica, ma perché l’italiano è la lingua con cui riesco a scappare dalla mia lingua di partenza.”*
Con il suo romanzo d’esordio e con il supporto di una lingua che, in quanto estranea, diventa mezzo per raggiungere l’autenticità, Jana Karsaiova ci trasporta così nella sua terra natale e più di preciso a Bratislava, in quello che per Katarina, la protagonista, sembra l’inverno più freddo di sempre.
Ad accoglierla è infatti un senso di divisione e allontanamento che sembra pervadere tutto e tutti: dal rapporto tra i genitori, che sembra tenersi in piedi sul filo del rasoio, alla perdita di una sorella che ormai da sette anni ha scelto di restare negli Stati Uniti, fino a Viera, l’amica che ha preferito l’Italia e che ora le tende la mano e la porta con lei a Bologna, in fuga.
Bratislava appare così come un luogo di passaggio, un punto di snodo dove tutti sembrano transitare solo per scegliere la propria strada. Una città che ha fatto i conti con la separazione durante la cosiddetta “rivoluzione di velluto”, quando la Cecoslovacchia ha lasciato il posto alla Slovacchia da un lato e alla Repubblica Ceca dall’altro, e che non sembra più riuscire a liberarsi di questa etichetta, come se lo sradicamento, la separazione, scorressero sotto il selciato e lungo le vie.
Ed ecco che così diventa chiaro il senso del titolo, perché a Bratislava Katarina è arrivata da sola e da due mesi a questa parte suo marito Eugen non sembra intenzionato a tornare a casa. La sua città natale diventa così, anche per lei, il suo punto di svolta, il luogo in cui recidere i vecchi legami e allacciarne di nuovi, la casa dove separarsi sembra più semplice e il divorzio più morbido, come di velluto. L’occasione per fermarsi solo un po’, giusto il tempo di scrollarsi dalle spalle il passato e scegliere la propria strada, fare spazio a se stessa e rimettersi in cerca del proprio posto nel mondo.

*@leggiamoci, intervista all’autrice

Sull’autrice

Jana Karsaiova è un’attrice e autrice di origini slovacche nata a Bratislava nel 1978. Dopo aver vissuto per un certo periodo a Praga, si è trasferita prima a Ostia e poi a Verona, dove ha ripreso a lavorare in teatro e a frequentare corsi di scrittura. Il suo racconto “Sindrome Italia” è stato pubblicato sulla rivista Nuovi Argomenti; “Divorzio di velluto”, edito da Feltrinelli e pubblicato nel 2022, è il suo primo romanzo.

Irene Serra

violedimarzo

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