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I giovani narcisisti: quando nasce la violenza

Per disturbo di personalità narcisista si fa riferimento ad un disturbo in cui la persona che ne soffre tende ad ‘esaurire la personalità nella esclusiva considerazione ed esaltazione di se stesso’.
La persona narcisista, infatti, fa
proprio questo: critica gli altri per mostrarsi grande. Fa sentire l’altro piccolo, lo fa sentire niente in quanto vuole cercare di nascondere la vera visione che ha di sé, ovvero quella di uomo debole.

Lo psicologo Winnicott parlò, per quanto riguarda l’identità, di Vero Sé e di Falso Sé. Quest’ultimo è la parte che mette in atto il nostro Io per difendersi da una realtà che non lo accoglie e che non corrisponde alle sue aspettative.
Nel caso del narcisismo si fa riferimento proprio alla prevaricazione che la persona mette in atto per difendere il suo vero Sé, quello debole.

Sempre più spesso, oggi, si sente parlare di giovani narcisisti. La società è cambiata rispetto a prima e i giovani di questa nuova generazione si differenziano da quelli passati in quanto sembrerebbe che
tendano meno a ribellarsi con i propri genitori; la rabbia la sfogano maggiormente all’esterno del nucleo familiare e in modo errato, con violenza.

L’adolescenza che possiamo definire ‘ sana’ (quella per lo più del passato) è un’adolescenza che lo psicoanalista Freud definì edipica. La fase di sviluppo del bambino edipica, è una fase in cui si cerca di conquistare il genitore del sesso opposto, invidiosi delle attenzioni che i suoi genitori si danno reciprocamente e che anche lui vorrebbe. Anche in questo caso possiamo parlare di narcisismo, ma è un narcisismo buono, che possiamo definire con il termine egoismo, e che niente ha a che fare con ciò che poi
andrà a formare una personalità narcisistica.

L’aggressività che caratterizza la fase adolescenziale è un’aggressività, una violenza che ha come scopo quello di difendersi dal mondo esterno e proteggersi dai cambiamenti che stanno avvenendo. E’ un modo, anche, di punire i propri genitori per il non riuscire ad impedire, a controllare questi cambiamenti che, sappiamo, sono inevitabili. E quando la fase edipica non viene superata, il narcisismo adolescenziale si protrae nel tempo, diventando anche sempre più forte.

I traumi non risolti, le emozioni non accolte incidono molto su questo. Ecco quindi la possibilità di trasformare l’aggressività sana in violenza. Non viene insegnato a pensare e a pensarci (ricordiamo Platone, Hannah Arendt e Bowlby) e la violenza è proprio il frutto di questa assenza. Oggi si vuole a tutti i costi essere amati e desiderati; si vuole essere divinizzati, ma sempre di più si fatica ad amare. Non si parla di sentimenti con i figli e non si educa a questi.

Si cerca di essere dei figli perfetti, i genitori si vantano di loro, ma ci si concentra sempre di più sul loro fare che sul loro essere. Ma, insomma, la nostra società è la società della prestazione. Ed ecco che non sappiamo più gestire una sconfitta o un abbandono/rifiuto relazionale. Sono gli altri che stanno sbagliando, sempre e comunque. Non si riesce più a mettersi in discussione e a vivere con se stessi, amandosi.

Ecco, quindi, che credo nell’importanza del dialogo in famiglia, nell’accoglienza delle emozioni e nell’insegnamento dei sentimenti. Inoltre educare ed insegnare l’importanza che hanno anche gli insuccessi aiuta a diventare persone emotivamente migliori.

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