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Perchè il privilegio maschile è un ostacolo per tuttə

Di recente, come spesso mi capita, mi sono ritrovata a dover affrontare discussioni con amici e conoscenti su tematiche scottanti. “Se tu ti togli il reggiseno del costume, ti devi aspettare di essere guardata. E via, verso una conversazione particolarmente accesa e coinvolgente – con tanto di sconosciuta che si avvicinava per darmi corda, di fronte a una platea composta di soli uomini – su quanto sia pericolosa una frase del genere. “Per me l’uomo che non accetta il rifiuto deve insistere, è romantico”. E di corsa a rincorrere concetti come consenso, rispetto, romanticizzazione tossica in una serata dove forse avrei preferito gustare il mio gin tonic in pace senza affrontare discorsi sui massimi sistemi. Nei giorni seguenti, forse anche a causa della vicinanza temporale di queste discussioni, mi sono interrogata su cosa avessero in comune le cause perorate dai miei interlocutori: il privilegio maschile.

Entrambi, infatti, osservavano e interpretavano candidamente la situazione. Il concetto di violazione gli era sconosciuto o semi-sconosciuto. E anche in quest’ultimo caso, di fronte a casi in cui uno sguardo o una insistenza di troppo gli aveva, giustamente, creato una situazione di disagio, non riuscivano e non potevano rinvenirci una schematicità ricorrente o una posizione di supremazia dovuta al genere: quella appartiene alla condizione femminile. L’impossibilità di ritrovarsi in queste situazioni è una fortuna, anzi, un privilegio.

Cos’è il privilegio maschile

Facciamo un passo indietro: il concetto di privilegio maschile non è un’idea recente, al contrario, trova le sue radici in sociologia. In particolare, negli anni ’70, gli studi di genere sono partiti dall’analizzare gli ostacoli che impedivano il raggiungimento della parità tra uomo e donna. Rovesciando la medaglia, hanno individuato le condizioni per cui gli uomini erano avvantaggiati rispetto alle donne. Così, il privilegio maschile, che ovviamente si allaccia alle società patriarcali, è l’idea secondo cui gli uomini, in quanto tali, godono di vantaggi, benefici e diritti maggiori rispetto alle donne. Gli esempi possono essere molteplici e in svariati settori. Si va dal privilegio di poter camminare in strada senza aver paura di essere molestati a quello di essere pagati di più per un lavoro. Ovviamente, preveniamo subito il dito puntato di chi obietterà che non tutti i maschi non hanno paura di essere molestati con un’obiezione e un appunto. Il femminismo intersezionale mira a denunciare tutti questi episodi, a prescindere dal genere. In più, in proporzione, non tutti i maschi ma praticamente quasi tutte le donne hanno paura di essere molestate (stesso discorso per i privilegi sopracitati).

Libertà – ma solo in alcuni casi!

Ma non finisce qui. Il privilegio maschile non è una condizione assoluta o uno status quo scolpito nella pietra: quanto più l’uomo si avvicinerà all’idea che la società ha del maschio, tanto più godrà di questi benefici. Sei un maschio nero e gay? Andiamo male. Sei un maschio bianco gay? Bene ma non benissimo. Sei un maschio bianco etero? Magicamente molti ostacoli verranno rimossi dalla società. E gli darà anche una bella pacca sulla spalla semplicemente per il fatto di essere un uomo. Insomma, il vecchio modo di dire “auguri e figli maschi” non era proprio poi così cattivo.
Questi privilegi concedono ad alcuni uomini una posizione di vantaggio nei confronti delle donne. Queste ultime continueranno ad arrancare in questa folle corsa sociale per diritti e benefici che non dovrebbero essere traguardi irraggiungibili ma punti di partenza legittimi.

Perchè il privilegio maschile danneggia tuttə

Come si è detto, i privilegi maschili fanno parte della forza di gravità patriarcale che spinge le donne sul posto numero due del podio sociale. Si deve aggiungere, però, che nemmeno gli uomini privilegiati se la passano realmente così bene. Ne potranno godere solo se conformi all’idea che la società ha di loro e nel momento in cui se ne allontanano perderanno via via dei benefici. Tutta la libertà che viene millantata è, in realtà, uno specchio per le allodole.

Se il maschio inizia a perdere le qualità virili tanto care al giorno d’oggi, inizierà a non essere visto di buon occhio e, pertanto, a non essere meritevole di quei benefici fino ad allora garantiti. Per averli, bisogna aderire perfettamente a tutto ciò che si pensa di un uomo. Deve essere virile, deve avere una buona posizione lavorativa, deve essere circondato da donne. Non solo questo può causare un sentimento di frustrazione, essendo dissociati tra ciò che si è e ciò che si dovrebbe essere, ma fa contemporaneamente perdere tante altre libertà che forse non sanno nemmeno di poter o voler desiderare.

Il privilegio, nella sua forma grezza, indipendentemente che colpisca uomini o donne, è di per sé sbagliato. Non esisterà mai una parità di condizioni di partenza e, quindi, nemmeno una parità di condizioni di arrivo. Piuttosto, iniziare a rendersi del proprio privilegio maschile – anche in semplici conversazioni davanti a un gin tonic – può essere il primo passo verso la comprensione della condizione altrui e, in futuro, verso la parità di genere. Fino ad allora, auguri e – se ne volete – figliə!

Elena Morrone

Elena Morrone

2 risposte

  1. C’è chi (uomini, e donne che obbediscono agli uomini) cresce le donne a proprio piacimento,
    giudicandole sin da bambine per qualsiasi cosa che facciano di simile all’ uomo,
    per poi dire che è insita nella loro natura essere così complicate.
    Sembra che gli umani non si stanchino mai di attribuire a certi gruppi di persone
    caratteristiche che invece sono culturali a ragioni di tipo biologico e questo, sembrerà
    strano, ma è propriamente la definizione di razzismo, data dalla studiosa Anna Maria Rivera,
    che tutti dovremmo imparare.

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