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POLIAMORE: non c’è solo l’altra metà della mela. (Parte 1)

La cultura Occidentale nella quale viviamo è radicata nel costrutto sociale della monogamia.
L’ideale della coppia circondata dall’esclusività emotiva e sessuale ci viene insegnato attraverso i messaggi che quotidianamente riceviamo. Queste sceneggiature sociali, presentando la monogamia come l’unica forma di relazione possibile, possono avere un’influenza sulle scelte che facciamo.

Tale scenario nasce da ciò che è stato definito mononormatività, termine coniato da Pieper e Bauer per indicare l’insieme delle norme e credenze culturali che presentano l’impegno emotivo e sessuale esclusivo verso un individuo come “naturale” e “normale”.
Nonostante ciò, l’assunto che vede la monogamia come “naturale” cede di fronte alla rarità nel mondo animale del legame di coppia (Barash & Lipton, 2001) e all’interno delle culture umane, dove solo 43 su 238 società in tutto il mondo sono monogame (Rubin, 2001).
Questo dato non stupisce se pensiamo all’infedeltà e al tradimento di cui spesso sono intrise le relazioni monogame, prendendo in tali casi la forma di una Non Monogamia Non Consensuale.

E se guardassimo oltre il mero tradimento della coppia monogama?

Esiste anche quella che viene definita Non Monogamia Consensuale (NMC), di cui poco si parla, perché culturalmente fa meno scalpore un tradimento nascosto dell’avere più relazioni alla luce del sole.
La NMC è un termine ombrello usato per indicare relazioni intime e romantiche negoziate tra più di due persone e, quindi, non esclusive né sessualmente, né emotivamente o in combinazione.
Queste relazioni possono assumere varie forme a seconda dell’aspetto su cui si pone l’accento. Porto come esempio le più conosciute, ma ricordo che ne esistono tante altre quanti sono i modi con cui le persone decidono di configurare la propria relazione:

Relazione aperta (relazione diadica in cui si mantiene l’esclusività emotiva ma non sessuale, è possibile intrattenere relazioni sessuali extra-diadiche con il consenso del partner ma non necessariamente con una partecipazione condivisa)

Poliamore (si riferisce allo sviluppo e al mantenimento di molteplici relazioni, romantiche e sessuali simultaneamente, con il consenso e la consapevolezza di tutti i soggetti coinvolti)

Oscillazione o swinging (pratica sessuale ricreativa in cui una coppia concorda su attività sessuali extra-diadiche a cui partecipano entrambi i partner, si riferisce anche allo scambio di coppie, partner o rapporti sessuali di gruppo)

Ma cos’è questa strana cosa dell’amare più persone insieme, se ognuno ha una propria metà che lo completa?

Questa è stata una delle domande che ha dato origine alla mia tesi magistrale, puntando i riflettori sul poliamore. Nello specifico, in una prima parte, ho voluto esplorare il modo in cui viene vissuto e configurato tale fenomeno attraverso le narrazioni di persone che si riconoscono come poliamorose.

Il poliamore pone l’accento sulla non esclusività affettiva, indicando la possibilità di avere un coinvolgimento emotivo, ed eventualmente anche sessuale, con due o più persone simultaneamente, previo consenso di tutti i soggetti coinvolti.

Come in una matriosca, all’interno del poliamore le stesse relazioni possono assumere diverse forme (es. gerarchico, non gerarchico, poly-mono ecc.)a seconda dei bisogni e desideri di chi è dentro.

Per me il poliamore non è solo quello che pratico ma è quello che io sento, quello che io sono.”

Tra i vissuti raccolti per la mia tesi, uno dei più rilevanti ha riguardato l’esperienza del poliamore come parte integrante della propria identità, qualcosa con cui si nasce (pur non avendone, in alcuni casi, una consapevolezza immediata). All’interno di queste narrazioni, una tale configurazione del poliamore può essere usata per spiegare a sé stessi e agli altri la propria identità, il proprio modo di vivere e costruire le relazioni, che può essere diverso da altre esperienze ma ugualmente legittimo.

D’altro canto, c’è anche chi può vivere il tutto non come un aspetto identitario ma come una scelta presa nel corso della vita poiché più risonante con le proprie esigenze del momento. In questo caso l’identità si configura come fluida, e di conseguenza la modalità relazionale (monogama o non monogama) che si sceglie di instaurare con qualcuno non è fissa e immutabile, così come non lo sono i sentimenti.

Poliamore è consenso!

Gli elementi chiave che caratterizzano una relazione poliamorosa sono il CONSENSO, ovvero il fatto che tutte le persone coinvolte siano a conoscenza del tipo di relazione in cui si trovano e di qualsiasi comportamento o azione si voglia mettere in atto, e la COMUNICAZIONE.
Instaurare una comunicazione aperta e onesta rispetto ai proprio bisogni, desideri o esigenze, permette di raggiungere una negoziazione all’interno delle relazioni e di stabilire degli accordi, pensati per essere sufficientemente flessibili da adattarsi alle diverse individualità, alla crescita e al cambiamento.

Che tipo di accordi?

Salute sessuale (se usare o meno barriere, quali e quando; l’obbligo o meno di test per IST ecc.)

Aspetti relazionali (es. Don’t ask – Don’t tell)

Su qualsiasi cosa!

In altre parole, gli accordi rappresentano i confini tra ciò che è consentito fare o non fare con gli altri.  Cosa succede quando questi confini sono oltrepassati? Anche nel poliamore c’è il tradimento…
La conseguenza è una rinegoziazione degli accordi e delle regole, che avviene comunque a prescindere dal fatto che ci sia o meno un tradimento, mettendo in evidenza che i bisogni e i desideri delle persone in una relazione non sono statici ma dinamici.

Sfatiamo un mito…anche le persone poliamorose sono gelose!

Diversi studiosi sostengono che le emozioni siano socialmente costruite, e anche la gelosia lo è.
Nella nostra cultura essa assume la connotazione di una “prova d’amore”, con l’equazione gelosia= interesse.
ll poliamore si scontra con il modo in cui la cultura dominante ha modellato l’esperienza della gelosia, e ne cambia sia il significato che il modo in cui essa viene gestita.
Nelle relazioni poliamorose i partner condividono i propri stati d’animo e le proprie emozioni, parlano di ciò che non va o di ciò che determina sofferenza cercando di ovviare per far sì che tutti stiano bene.
La gelosia smette di essere qualcosa di individuale, da risolvere con sé stessi, e non ha più un’accezione negativa.

La compersione è percepire l’altro come una persona separata e distinta e quindi gioire dei loro successi come persona separata e distinta, poi avete la vostra vita di relazione, le cose per cui gioire insieme ma si può essere felici per l’altro anche se noi non centriamo un tubo […]

Nel linguaggio poliamoroso è stato coniato un termine per indicare l’opposto della gelosia, ovvero la compersione: una sensazione di calore, gioia o soddisfazione provata di fronte all’idea che un partner sia coinvolto in una relazione sentimentale o sessuale con un’altra persona.

Anche qui è doveroso riflettere su come nella nostra cultura monogama (e anche del possesso) non ci sia spazio per un sentimento opposto alla gelosia. Nessuno ci insegna che è possibile provare anche una profonda felicità, e non solo rabbia o sensi di colpa, nel vedere la persona con cui ci si è lasciati mano nella mano con un’altra. E questo sentimento non è esclusivo del poliamore, qualsiasi persona in qualsiasi tipo di relazione può sperimentare questa sensazione. Ma è più facile dare a tutto ciò il nome di “follia” o “masochismo“, piuttosto che ampliare il vocabolario emozionale.

Tutto ciò dovrebbe essere bagaglio di quell’educazione sessuale inclusiva che ad oggi in Italia appare solo un lontano miraggio.

Ricorda: un’etichetta non esaurisce la persona!

Il termine Poliamore, al pari di tante altre definizioni sorte nel tempo, rappresenta un’etichetta.
Le etichette hanno una loro utilità, permettono di dare voce all’esistenza di realtà che altrimenti resterebbero nell’ombra, e ogni nuova etichetta creata è una forma di riconoscimento, un modo per dire “esisto anch’io“.
Qualcuno di voi nel leggere cos’è il poliamore e le sue caratteristiche potrà aver trovato la luce in fondo al tunnel, qualcun altro potrà essersi riconosciuto in alcuni aspetti e per niente in altri. Questo perché ognuno ha infinite sfumature del proprio essere, e un’etichetta non riuscirà a contenerle tutte.
Per questo bisogna sempre tener a mente che c’è la persona e le sue peculiarità, prima di una qualsiasi definizione.

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Alessia Gelo

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