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La rivoluzione letteraria delle sorelle Brontë: natura e passioni

Sia Cime Tempestose (1847) che Jane Eyre (1847) sono fra i romanzi più conosciuti e letti al mondo. Pubblicati entrambi sotto pseudonimi, le rispettive scrittrici erano due sorelle inglesi con l’amore per la letteratura e una tenace immaginazione, che prediligevano, nei loro romanzi, storie di natura e passioni.

Emily e Charlotte Brontë nacquero a Thornton, in Inghilterra, nel 1818 e 1816. Di loro si racconta di come trascorressero la loro vita sostanzialmente in solitudine, tenendosi ben ai margini della civiltà, in vero stile romantico: nonostante, infatti, i loro romanzi siano stati pubblicati in età vittoriana, la loro prosa deve molto di più al Romanticismo anzi che al filone del romanzo vittoriano a cui si ascrivono la maggior parte dei libri pubblicati in quegli stessi anni. Come il prototipo del poeta romantico, anche Emily e Charlotte, e soprattutto Emily, decisero di non prendere parte alla società e preferirono ricorrere alla loro immaginazione piuttosto che alle convenzioni sociali a cui gli scrittori del tempo si attenevano per la scrittura, per la cui coltivazione era necessaria una profonda alienazione individuale.

I punti in comune fra i due romanzi più famosi scritti dalle due sorelle (l’unico mai scritto da Emily, solo il primo per Charlotte) sono diversi. Primo fra tutti è la predominanza di quelle passioni tormentate e impetuose tipiche dello spirito romantico, passioni che, in questi casi specifici, vengono attribuite senza vergogna alle due rispettive protagoniste: Catherine Earnshaw (che condivide il suo ruolo primario con Heathcliff) e Jane Eyre. Nella maggior parte dei romanzi scritti fino ad allora (fatta eccezione per Jane Austen e per George Eliot), le donne erano quasi sempre state dipinte in modo stereotipato, perfide o schiave dell’amore, ingenue o crudeli. Qui, invece, Emily e Charlotte costruiscono due personaggi a tutto tondo, due donne divise fra amore e dovere sociale e il modo in cui questo contrasto influisce su di loro.

Contrappunti di queste due donne sono due personaggi maschili che si rifanno alla figura dell’eroe byroniano: Heathcliff, intenso e implacabile nei suoi sentimenti distruttivi, e Rochester, misterioso e incomprensibile, con un passato nascosto che lo tormenta. Sono i due interessi romantici delle protagoniste, ma non rappresentano l’esclusiva occupazione delle loro menti ed entrambe prendono decisioni coscienti che, a loro malgrado, le allontanano dai rispettivi amori: se in Cime Tempestose Catherine decide di sposare Linton, il suo vicino cordiale e benestante, per decoro sociale, in Jane Eyre Jane non esita a prendere le distanze da Rochester una volta scoperto il mistero del suo passato, per poi tornare da lui quando è pronta e nei suoi termini.

A Storm in the Rocky Mountains, Mt. Rosalie. Albert Bierstadt, 1866. https://en.wikipedia.org/wiki/A_Storm_in_the_Rocky_Mountains,_Mt._Rosalie#/media/File:Albert_Bierstadt_-_A_Storm_in_the_Rocky_Mountains,_Mt._Rosalie_-_Google_Art_Project.jpg

Entrambi i romanzi sfruttano quell’atmosfera gotica la cui attrattiva era resuscitata all’inizio del XIX secolo: la diffusione della corrente romantica, infatti, aveva portato alla ribalta il fascino per l’esotico, il mistero e il soprannaturale, che si traduceva in un paesaggio annebbiato e oscuro, disseminato di castelli medievali e rovine antiche, un’ambientazione sinistra e inquietante. Al filone gotico dobbiamo i romanzi, prima fra tutti, di Ann Radcliffe, ma anche il Frankestein di Mary Shelley (1818). Cime Tempestose e Jane Eyre, quindi, fanno fede a questo filone, nell’aspetto maestoso e conturbante, vagamente minaccioso, delle residenze principali, soprattutto Wuthering Heights, dimora di Heathcliff. Su questa stessa scia, la natura non fa solo da sfondo alle vicende dai personaggi, ma è quasi un personaggio a sé stante, ed è simbolo delle passioni umane che pervadono i romanzi: indomabile, selvaggia e tempestosa, rimanda a un tipo di sentimenti primitivi ben lontani da quelli concessi dalla morale dell’epoca.

Il commento sociale, interesse primario del romanzo vittoriano, rimane qui ai margini, per concedere pieno palcoscenico alle emozioni dei protagonisti: non c’è, né nel romanzo di Emily né in quello di Charlotte, nessuna intenzione da parte delle scrittrici di giudicare, di stabilire cosa sia appropriato e cosa no, né c’è un sottinteso intento a criticare la società vittoriana come spesso accadeva nella narrativa del tempo (Dickens, Thackeray). Le passioni sono protagoniste tanto quanto i personaggi, e la vicenda rivolve intorno alla loro nascita e alla loro influenza, piuttosto che intorno a un’ascesa o un declino sociale (comunque presenti, in un modo nell’altro).

Tuttavia, la differenza principale fra i due romanzi è che al cuore di Cime Tempestose c’è la passione intensa e distruttiva che Catherine e Heathcliff provano l’uno per l’altro, e di come questa sia ostacolata da diversi fattori che prevalgono e che precludono i due di coronarla in matrimonio; al cuore di Jane Eyre, invece, a tutti gli effetti un romanzo di formazione, c’è l’evoluzione principalmente di Jane che da bambina e poi adolescente diventa adulta, e l’effetto che l’amore per Rochester ha su questa crescita.

Entrambi i romanzi offrono un lieto fine con una nota vagamente dolceamara, e non c’è un messaggio vero e proprio: certamente non c’è un invito ad abbandonarsi alle passioni, né uno a metterle da parte. C’è, sicuramente, una sincerità da parte di entrambe le scrittrici che per l’epoca era spiazzante, nella loro trascuratezza di tutte quelle norme di decoro che erano così fondamentali nel romanzo vittoriano. Qui quelle norme non sono altro che degli intralci e di questo i personaggi sembrano esserne a conoscenza, perché non c’è rimprovero verso sé stessi e le proprie passioni: sono quello che sono e anche alla fine, quando tutto sembra perduto, sono loro a vincere.

Daniela Carrelli

violedimarzo

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