Cerca
Close this search box.

Julie & Julia: generazioni di cuoche o femministe della seconda e terza ondata?

Julie&Julia è un film del 2009 scritto e diretto da Nora Ephron con Amy Adams nei panni di Julie Powell e Meryl Streep in quelli di Julia Child.

Julia Child è stata una cuoca, scrittrice e personaggio televisivo statunitense che nel 1961 ha pubblicato Mastering the Art of French Cooking, un libro di cucina in cui si propone di insegnare ricette culinarie francesi alle donne americane, come frutto della sua lunga esperienza parigina accanto al marito, il diplomatico Paul Child. Parallelamente alla sua storia, il film racconta della scrittrice e blogger Julie Powell che nel 2002 trae ispirazione proprio dal libro della Child per rompere la sua routine, preparare le 524 ricette di Julia Child e condividere la sua esperienza nel blog Julie & Julia: 365 Days, 524 Recipes, 1 Tiny Apartment Kitchen, il cui successo attira l’attenzione del New York Times.

Le scene sono sequenziate in modo tale da cogliere immediatamente il filo che lega le vite di Julie e Julia. Da un lato Julia è una donna che, reduce da una carriera di copywriter nella CIA durante la Seconda Guerra Mondiale, si ritrova a doversi reinventare in un mondo, quello del secondo dopoguerra, dove le donne sono state accantonate e relegate alla sfera domestica dopo aver dato un enorme contributo sociale ed economico sul fronte bellico. Dall’altro lato, a distanza di quarant’anni di vita da lei, c’è Julie, un’impiegata frustrata dal suo lavoro d’ufficio che sente di non avere una vocazione fino a quando non si imbatte nel libro di cucina della Child.

Julia Child dimostra fin da subito di non considerare la cucina semplicemente come l’unico spazio che le è rimasto per impiegare il suo tempo, ma è lo spazio che lei sceglie, seppure in un universo limitato di hobby giudicati prettamente femminili (corso di modista e corso di cuoca domestica amatoriale), per pura passione e per esprimersi e affermarsi in un mondo maschile e maschilista. Decide di iscriversi ad un corso per cuochi professionisti che è composto (guarda caso) da soli uomini, protesta per il diritto a sostenere l’esame finale e conseguire il diploma come tutti gli altri allievi, sfruttando il prestigio e il privilegio della sua posizione sociale. La sua dedizione e l’impegno nelle sofisticate ricette della tradizione culinaria francese viene proprio dalla loro complessità e dalla loro concezione elitaria, concezione che Julia abbatte prima partecipando attivamente al corso e perfezionandosi a casa, e poi facendo tesoro delle competenze acquisite divulgandole in un libro e in televisione a suo dire per tutte le donne americane senza domestici.

Julie Powell è reduce dal fronte della devastazione sociale e morale dell’11 settembre, su cui continua a lavorare rispondendo al centralino di supporto. Il suo smarrimento è quello di una generazione che sta appena covando il disincanto del sistema capitalista e comincia a cercare un modo per canalizzare la sua passione per la scrittura, dopo essere stata ignorata dalle case editrici ed aver lasciato incompiuto il suo romanzo. L’era di internet è appena albeggiata e le offre la possibilità di arrivare dritta al suo pubblico senza più filtri: comincia a scrivere un blog basato sull’intreccio della sua vita, quella di Julia Child e delle sue ricette. Julia diventa la sua mentore: Julie trova se stessa attraverso la storia di un’altra donna che ha trovato se stessa coltivando la medesima passione e ambizione.

Le loro storie restano parallele e come tali non si incontreranno mai, anzi la Child pare abbia addirittura criticato il lavoro della Powell. Eppure esse sono legate dallo stesso principio di smarrimento iniziale e dalla stessa forza creatrice che le spinge ad agire per farsi spazio in un mondo che altrimenti le vorrebbe circoscrivere l’una al focolare domestico e l’altra al cubicolo di un ufficio.

A separarle mezzo secolo di progresso e di emancipazione femminile, ma entrambe sperimentano ostacoli e dinamiche patriarcali da scavalcare prima di riuscire a conquistare lo spazio e il tempo delle loro ambizioni. Julia Child può essere inquadrata in un movimento femminista che è quello della seconda ondata, che proprio negli anni ’60 stava risollevando la questione della parità di genere che ormai, terminata la Guerra, era diventata un problema ingombrante per la morale patriarcale. Suo padre la voleva sposa di un repubblicano a Pasadena, lei decide di proseguire gli studi e lavorare per la CIA. Viaggia, e in Cina trova l’amore in un uomo progressista che sposa all’età di 40 anni. Non esattamente ciò che ci si aspettava da una donna di quel rango negli anni ’50.

Julie Powell non può essere considerata portavoce dell’essenza del femminismo della terza ondata, il cui contributo maggiore al dibattito sulle questioni di genere è arrivato dalle istanze delle donne nere, che fino a quel momento erano state escluse da un movimento portato avanti per lo più da donne bianche e ricche. Possiamo però vedere come la sua lezione femminista si compia in modo del tutto differente rispetto a Julia Child: Julie non è benestante come Julia, non può permettersi favoritismi da membri dell’alta società che possano agevolarla nel suo percorso, non ha tutto il tempo libero di Julia da dedicare alla cucina (piccolissima e malfunzionante) perché deve anche lavorare per vivere, e sebbene supportata dal marito che è il primo ad incoraggiarla ad aprire il blog, deve destreggiarsi in una quotidianità che le ricorda continuamente (come sua madre) che la sua ambizione è un di più, che ha già un marito, una casa e un lavoro che non può trascurare. Eppure Julie sente che deve andare avanti, perché non é vero che se non riesce a completare anche solo una ricetta per poi mentire sul blog nessun utente lo saprà mai, perché è lei che lo sa, e tanto le basta perché è per lei stessa che lo sta facendo.

Questo film è spesso considerato una sorta di comfort film da vedere e rivedere per rilassarsi di fronte a una voce narrante rassicurante e avvincente allo stesso tempo, una serie di ricette visivamente e sonoramente invitanti, un viaggio in due epoche diverse, in due città diverse: Parigi del vecchio continente, New York del nuovo.

C’è altro tra le righe spazio-temporali di questa storia? Probabilmente sì, e la chiave di lettura femminista non è in contraddizione con la storia di due donne annoiate e confuse che cercano uno sfogo tra i fornelli. Perché non è esattamente così che stanno le cose. Quante volte ci è stato detto cosa è femminista e cosa non lo è? Una donna che decide di sfruttare la cucina come strumento di fioritura viene considerata come una che in realtà non ce l’ha fatta a sfuggire al sistema patriarcale, una che ha fallito la sua emancipazione. E se anche così fosse? Se anche l’ostilità che ha trovato nel suo percorso e tutte le barriere economiche, sociali e culturali che le si sono poste dinnanzi non le hanno permesso di occuparsi in ciò che più risponde alla sua inclinazione, se anche non avesse avuto proprio la possibilità di scoprirla questa inclinazione, cos’è da condannare?

Spesso abbiamo vissuto il salto generazionale come alterità da cui fuggire: l’archetipo della madre che non è riuscita ad essere ciò che voleva, che non è riuscita a liberarsi dal giogo patriarcale. Essa rappresenta ciò che non vogliamo essere, il polo opposto usato come contrappeso per capire dove non vogliamo arrivare, il fondo che non vogliamo toccare. Purtroppo non tutte le persone che si dicono femministe hanno la coscienza storica di ciò che hanno vissuto le generazioni di donne precedenti alla nostra e soprattutto non hanno coscienza di classe relativamente al privilegio che ci vuole per compiere delle scelte piuttosto che altre. Già il fatto che una donna ad un certo punto del nostro passato recentissimo abbia dovuto scegliere tra la sfera della vita pubblica e quella privata, laddove un uomo non è stato posto dinnanzi a questo bivio, è un sintomo che forse se non è riuscita serenamente a incarnare il modello (inesistente) di femminista un motivo c’è.

Le domande che si pone il femminismo della quarta ondata sono tante e molto più complesse. Julia & Julie è una storia di due donne che non lo hanno vissuto, ma che entrano nel vivo del discorso sull’intersezionalità delle lotte che lo caratterizza.

Se a una donna viene detto che c’è un confine netto e già tracciato tra ciò che le si addice e ciò che non le riguarda, se una donna viene spinta ad occupare uno spazio solo, non è detto che riuscirà a trovare la forza e il supporto per smarginare. Ma se rivendica con orgoglio ciò che per scelta o per realtà storica le appartiene, se lo usa come strumento di lotta o anche solo di auto-affermazione, che sia un accessorio estetico, un bisturi, una zappa, un mestolo o una penna, quella donna troverà la sua voce nel movimento femminista. Julie & Julia ci ricorda che camminiamo sulle spalle di chi ci ha preceduto.

Picture of Dominica Lucignano

Dominica Lucignano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi Post

Nuovomondo

Racconti, Rubriche

Ancora sullo schwa

Attualità, Letteratura

Il diritto di essere brutte

Attualità, Bellezza, Femminismo

PrEP contro HIV: fa per te?

Salute, Sessualità

Cookie & Privacy

Noi e terze parti selezionate utilizziamo cookie o tecnologie simili per finalità tecniche e, con il tuo consenso, anche per altre finalità come specificato nella Privacy Policy
Puoi acconsentire all’utilizzo di tali tecnologie utilizzando il pulsante “Accetta”. Chiudendo questa informativa, continui senza accettare.

Alle origini della violenza: lo stupro nei miti dell’antichità classica

Dal bookclub Storie di corpi – Melissa Broder “Affamata”