Marinella Senatore e l’arte collettiva

Marinella Senatore è un’artista visiva italiana di cui secondo me non si parla ancora abbastanza. Ho avuto il piacere di vedere una sua mostra recentemente e oggi ho deciso di parlarvene. Si tratta di un’artista semplicemente straordinaria e visionaria, le cui opere sono caratterizzate da una forte dimensione collettiva. Il suo lavoro combina l’estetica e l’impegno sociale, infatti molto spesso le sue opere sono partecipative e si pongono l’obiettivo di parlare di problematiche attuali, che ci riguardano tutti. 

Nata a Cava de’ Tirreni nel 1977, Marinella Senatore è un’artista multidisciplinare che nel suo lavoro include numerosissimi elementi. Si è formata alla Scuola Nazionale di Cinema a Roma e i suoi studi si sono focalizzati soprattutto sulla fotografia. Oggi, Senatore insegna in diverse università e istituti in giro per il mondo. 

Danza, musica, cinema, cultura pop, attivismo, sono tutte aree che trovano spazio nelle sue opere miscellanee. Queste ultime, di cui tra poco vedremo qualche esempio, sono state esposte in mostre, musei e biennali di tutto il mondo. 

Il protagonista delle opere di Senatore è, senza ombra di dubbio, il pubblico. Le sue opere, infatti, non a caso utilizzano un linguaggio vernacolare, accessibile anche ai non esperti di arte. Il pubblico viene invitato a prendere parte alle opere, per indagare l’esperienza collettiva e creare dei dialoghi attorno al potere creativo della folla. Marinella Senatore invita le persone a esplorare le proprie esperienze coreograficamente, motivo per cui la danza e la performance sono due delle discipline più amate dall’artista, per comunicare e comunicarsi. 

Al centro del lavoro di Marinella Senatore vi è il corpo. Il corpo per lei non è solo intimo e privato, ma è pubblico e collettivo. Il corpo è uno strumento potente e rivoluzionario, capace di unire e di distruggere, allo stesso tempo arma e strumento di cambiamento.

Nel 2012 Marinella Senatore ha fondato The School of Narrative Dance. Si tratta di una scuola d’arte nomade che offre un sistema educativo alternativo basato sull’emancipazione e dove tutti sono i benvenuti. Con questo progetto, Senatore crea piattaforme che aiutano persone non professioniste a prendere parte a movimenti collettivi e a partecipare a festival e manifestazioni. La scuola, al giorno d’oggi, opera in più di venti Paesi e ha riscosso un successo globale. 

THE SCHOOL OF NARRATIVE DANCE, 2023

Uno dei più grandi progetti realizzati da Senatore è Rosas (2012), un’opera in tre atti concepita per il piccolo schermo. A quest’opera collettiva, svolta tra Germania, Regno Unito e Spagna, hanno aderito più di 20.000 partecipanti. L’obiettivo di Rosas è quello di creare un processo di emancipazione individuale tramite l’arte e di riflettere sul concetto di “condivisione”. L’artista stessa afferma: “Comunità, empowerment ed emancipazione: il ruolo dell’artista è quello di attivare un meccanismo – che è l’opera d’arte – con l’obiettivo di creare una forza trasformativa dall’incontro dei suoi stessi elementi costitutivi, fino a raggiungere lo spettatore”. 

I progetti di Senatore sono multidisciplinari e, come già visto, la loro caratteristica principale è il dialogo tra l’artista e le comunità da lei coinvolte. Molti lavori, inoltre, mostrano una magnifica pluralità di tecniche e linguaggi artistici. Senatore utilizza molto i collage, i disegni, le installazioni, i dipinti, i neon, le scritte.

Make it shine, 2023
We rise by lifting others, 2022

Opera!, 2023

Marinella Senatore a me piace tantissimo. Le sue opere mi parlano tanto e le sento molto mie. Le sento mie perché in realtà sono anche tue, anche vostre. La sua arte per me è rivoluzionaria perché è positiva, solare e attiva. I suoi messaggi sono messaggi di cui il mondo ha bisogno, perché ci fanno capire che non siamo soli in questo viaggio, che le nostre esperienze sono valide e che sono condivise da tantissimi. Questo, secondo me, è uno dei messaggi più potenti che l’arte può trasmettere.

Non potrei essere più grata ad artisti come Marinella Senatore, perché mi fanno sentire viva e perché mi ricordano ogni giorno quanto bella sia l’arte.

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Elisa Manfrin

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