Non so se vi sia mai capitato di vedere un film come questo. Adam’s Rib, film del 1949 diretto da George Cukor, uscì nelle sale italiane come La costola di Adamo. La pellicola è forse meno conosciuta degli acclamanti lavori di Cukor come Scandalo a Philadelphia (Philadelphia Story, 1940) o My Fair Lady (1964), ma necessita un po’ di attenzione.
Nel cinema americano classico, quello cioè che si sviluppa dal primo dopoguerra agli anni Sessanta, presenta determinati generi cinematografici con particolari caratteristiche: di stile, di personaggi stereotipati o che catalizzano diverse qualità, fino a identificare determinati registi o attori in un genere (come John Wayne-John Ford e il genere western).
In particolare, La costola di Adamo di Cukor è brillante se si considera il genere della screw-ball comedy. In italiano potrebbe essere tradotta come “commedia degli equivoci“, ma è qualcosa di più. Traducibile letteralmente come “commedia strampalata“, questo particolare tipo di commedie presenta solitamente una coppia uomo-donna, vittima di una serie di equivoci, scambi, trame che turbano la quiete iniziale. Si può trattare di una coppia di sposi, di fidanzati, oppure di due sconosciuti che, per caso, vengono a condividere esperienze bizzarre e buffe.
Alcune coppie di attori hanno incarnano questo genere in più pellicole, in maniera strepitosa e iconica. Katharine Hepburn e Cary Grant in Scandalo a Philadelphia e in Susanna! (Bringing Up Baby, 1938, Haward Hawks) o Jack Lemmon e Shirley MacLaine in L’appartamento (The Apatment, 1960) e Irma la dolce (Irma la Douce, 1963), entrambi di Billy Wilder, uno dei registi più iconici della screw-ball comedy (ma questa è tutta un’altra storia).
Torniamo ora a discutere del film La costola di Adamo. Fin dal titolo si intuisce che verrà messa in discussione il ruolo del genere maschile vs. femminile, del marito e della donna. Le attese non solo non vengono deluse, ma vengono anche problematizzate in maniera moderna e, per la cronaca dei nostri giorni, attualissima.
La storia narra di due coniugi, Adam (Spencer Tracy) e Amanda Bonner (Katharine Hepburn), i quali svolgono la medesima professione: sono legali. L’uno è pubblica accusa, l’altra avvocata privata. Fin dall’esordio del film, non possiamo non prevedere una serie di battibecchi e di baruffe tipiche della screw-ball comedy. Non potremmo essere più in errore.
Infatti, la coppia è perfettamente bilanciata, convive in armonia in uno splendido appartamento, ogni movimento e ogni scambio tra i due non è finto o forzato, ma sono proprio una coppia di sposi affiatata e innamorata. Se non che, un piccolo grande episodio irromperà come un uragano nella quiete di casa Bonner.
Il film prende avvio da un tentato duplice omicidio, commesso da Doris Attinger (Judy Holliday) ai danni del marito fedifrago Warren (Tom Ewell) e dell’amante Beryl Caighn (Jean Hagen), colti da Doris in flagrante. Non svelerò, nulla sul “tentato” omicidio, si perderebbe tutto il divertimento. Ciò che, però, colpisce non solo la famiglia Attinger ma anche la Bonner, è che Adam sarà l’accusa, mentre Amanda seguirà la difesa. Mi spiego meglio: i coniugi Bonner saranno i legali che rappresenteranno parte lesa e parte accusata del caso Attinger. Ora comprendete perchè la metafora dell’uragano è azzecata?
Ad un primo approccio, sembra che l’aula di tribunale e la casa dei Bonner sia il teatro del battibecco tra moglie e marito. Ma è davvero questa la novità della screw-ball tra Adamo e Amanda? La risposta è, ovviamente, che c’è ben altro materiale che rende quest’opera cinematografica meno conosciuta di quanto meriterebbe.
Ebbene, non si tratta solo di un film che mette in scena “uomini contro donne”, “femmine contro maschi”, o che si diverte a mostrare bisticci domestici e due professionisti che in aula dibattono e interrogano i teste. Sono, invece, una coppia di sposi talmente innamorati e rispettosi l’uno della bravura lavorativa dell’altra (e viceversa) da soffrire per l’intera faccenda. Si tratta di sostenere se sia legittimo che una donna, sospettando da tempo del tradimento del marito, lo pedini fino al luogo d’incontro con l’amante e si faccia giustizia da sola, sparando all’uno e all’altra.
Nelle discussioni profonde e toccanti tra Adamo e Amanda, così sentite che il litigio fra i due è straziante. Benchè sia una commedia, gli sceneggiatori Ruth Gordon e Garson Kanin sono autori di dialoghi che mostrano le motivazioni più profonde di Adamo e Amanda. I litigi tra i due non sono causati da qualcosa di superficiale o per una serie di equivoci, bensì originati dallo scontro tra ideali di giustizia e dall’insofferenza per i ruoli di genere.
Amanda si chiede perchè un marito che scopre un tradimento sia legittimato ad agire con la forza contro moglie e amante. E perchè, nel momento in cui avvenga il contrario, e la moglie tradita voglia compiere (o compia effettivamente) lo stesso crimine, non sia vista allo stesso modo.
Si sta parlando, senza girarci troppo intorno, di due pesi e due misure nel giudicare e condannare, in tribunale come in piazza, l’uno o l’altra.
Quello che da noi in Italia è noto come “delitto d’onore”, ha delle attenuanti, come, appunto, la difesa dell’onore dell’uomo e della donna. Se una donna, tradita, arrabbiata, preoccupata (e tutto ciò che può passare per la mente e per il cuore di una donna che ama ancora il marito, non ricambiata) vuole comportarsi alla stessa maniera, con violenza e intenti omicidi, viene vista dalla società e giudicata in tribunale con parametri diversi.
L’avvocata Bonner chiede alla giuria di immaginare che i protagonisti di questa storia siano di genere opposto. Il collage che vedete qui sopra ha del ridicolo (non tanto il travestimento in sè dei personaggi, quanto le espressioni di Hagen e Ewell), senza scadere, però, nella parodia. Il tono di Bonner-Hepburn è estremamente serio. Sembra che il personaggio di Amanda Bonner, nella messinscena, si stia rivolgendo non solo alla giuria, ma al pubblico in sala.
Chi sta godendo di un film comico, infatti, può ridere della situazione, ma può e deve riflettere, e indignarsi. Il trucco e parrucco di questa scena aiuta a visualizzare l’attuale disparità di genere che una storia come questa vuole metter in luce. Si tratta di una storia di finzione, ma è estremamente realistica.
La realtà, come sappiamo, è ancora lontana da una vera uguaglianza di genere e pari trattamento del femminile e del maschile (così come di tutto ciò che va oltre il binarismo di genere).
Questo film mi aveva colpita per la schiettezza dei dialoghi, la carica emotiva che traspariva dagli scambi tra Hepburn e Tracy nel discutere di temi così importanti e attuali.
Un dettaglio non trascurabile è che Katharine Hepburn e Spencer Tracy furono co-protaonisti in nove film e partner nella vita reale. Non volendo alimentare nè pettegolezzi nè scandali (Tracy era sposato ma, in quanto cattolico, non voleva divorziare), mantennero la relazione segreta per decenni. In effetti, la chimica tra i due attori è innegabile e tangibile attraverso lo schermo. Ironico tutto ciò, se si pensa a La costola di Adamo, ai Bonner e alla causa degli Attinger.