Coraline e la porta magica – una storia di formazione atipica

Uno dei miei generi preferiti, letterari e, soprattutto, cinematografici, è quello d’avventura. Sono scresciuta sonando di arrivare al centro della terra, di esplorare Atlantide, di perdermi nella giungla e ritrovare un tesoro perduto. Immagino abbiate associato ognuna di queste suggestioni ad una storia: Viaggio al centro della Terra (Voyage au centre de la Terre, Jules Verne, 1864), Atlantis – L’impero perduto (Atlantis: The Lost Empire, G. Trousdale, K. Wise, 2001, Stati Uniti d’America) e la saga di Indiana Jones (serie cinematografica ideata da George Lucas e diretta quasi tutta da Steven Spielberg).

Cosa accomuna queste avventure? I protagonisti sono uomini. Non ne faccio una colpa a prescindere, ma ritengo sia necessario riflettere su come il genere d’avventura sia pressoché monopolizzato da eroi maschi. Presto detto, negli anni di storia letteraria e cinematografica, si è lavorato molto per affiancare all’eroe una controparte femminile attiva, non semplicemente una bella da salvare. Oppure personaggi non caucasici. Molto spesso, però, si tratta di un rimpiazzo che non va a scalfire la centralità del ruolo dell’eroe: un uomo dinamico, scaltro e intelligente, che, con la forza fisica o intellettuale, riesce a portare a termine una missione, un salvataggio, una scoperta illuminante per il genere umano.

Coraline scopre la porta magica

Ebbene, autori come Roald Dahl o Astrid Lingren (solo per citare i più noti) sono riusciti a rendere giustizia alle eroine. Anzi, a delle eroine bambine. Anche se potrà sembrare che stia saltando di palo in frasca, il paragone di questi due autori, e le rispettive opere, sono interessanti per il soggetto di questo articolo. Dahl ha dato vita a Matilda, Lingren a Pippi Calzelughe (Pippilotta Pesanella Tapparella Succiamenta, nome completo della protagonista nella prima edizione italiana Vallecchi del 1958). Si tratta di due eroine che affrontano le sfide quotidiane e grandi avventure grazie alle proprie capacità e all’abilità di adattarle ad ogni contesto.

Riescono, con la loro sensibilità ed empatia, a coinvolgere nelle loro avventure anche amiche e amici, bimbi come loro. Affrontano adulti e prepotenti usando i libri o la forza fisica, con soluzioni creative, data la loro sconfinata creatività. Cosa hanno da insegnare, dunque, queste piccole intramontabili personagge? Che le storie di fantasia e d’avventura possono svilupparsi tenendo conto che anche le bambine, le ragazze, le donne possono essere un modello forte, cui aspirare e da cui imparare molto per affrontare le sfide di ogni giorno. Che si abbiano sei o quaranta o ottant’anni.

Coraline e Wybie

Ecco, quindi, arrivare alla protagonista di una delle storie che più mi hanno affascinata. Coraline e la porta magica (Coraline, H. Selick, 2009, Stati Uniti d’America). Si tratta di un film d’animazione horror (!) che, grazie alla tecnica della stop-motion – tratto distintivo della casa di produzione Laika Entertainment – permette di restituire le atmosfere dell’omonima opera letteraria, scritta da Neil Gaiman ed illustrata da Dave McKean (Mondadori Editore, 2002).

La peculiarità sia del libro sia del film, è che l’eroina è una bambina intraprendente, testarda, che compie le proprie scelte valutando i pro e i contro di ogni situazione. Compie degli sbagli – proprio come ogni bambino e bambina dovrebbero poter fare – da cui, però, è capace di trarre un insegnamento. Non si abbatte di fronte alle avversità e a binari che paiono essere ciechi, situazioni apparentemente senza via di fuga. La spettacolarità delle scenografie animate, delle atmosfere descritte nel libro, restituiscono con gli occhi di chi ha poco più di dieci anni la bellezza e la spaventosità del mondo che cambia, degli stravolgimenti che, se sono disarmanti pe un adulto, lo sono ancora di più per una bambina.

Vi presento il sign. Bobinsky, Sergei Alexander Bobinsky

Le certezze si sgretolano, le nuove conoscenze (i vicini di casa e il misterioso, strambo Wybie) appaiono davvero inquietanti o poco stimolanti. Fino a che, scovando una porta nascosta sotto la carta da parati, si aprono a Coraline un mondo e mille promesse di felicità. Ma, come ben presto scopre a sue spese, non è oro tutto ciò che luccica, né si può guadagnare l’affetto e l’amore stravolgendo completamente chi siamo.

Una delle lezioni più importanti che questa moderna fiaba del terrore trasmette a lettori e spettatori, è non dissimile a quelle di Pippi o Matilda. Non solo è inutile provare a capire le logiche degli adulti, ma anche dipendere in tutto e per tutto da loro. Queste eroine insegnano come il coraggio, la creatività e l’intuito non vengano da chissà dove. Non esistono solo gli stoici eroi, inossidabili e perfetti; non esistono le “cose da ragazzi”, “i lavori da uomo”. Sono le nostre peculiarità che, se trovano chi premetta loro di fiorire, possono mettere radici, svilupparsi e crescere.

Che l’avventura cominci!

Date un libro a Matilda, un prepotente da rimettere al suo posto a Pippi, un intrigo da sbrogliare a Coraline, e loro metteranno a frutto tutto ciò di cui sono già dotate. Non significa che non abbiano bisogno di aiutanti; lungo il loro cammino, stringono amicizie, sperimentano episodi di solidarietà. Questa, per me, è la grande lezione che grandi e piccoli, nei mondi fantastici o nella nostra realtà, posso prendere come esempio per non perdersi d’animo e poter contare su chi li circonda.

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Gaia Zordan

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