Ma perchè devi sempre difendere le femmine?

In generale, ma nello specifico in una città di provincia come Salerno, perlopiù ostinatamente impermeabile a discorsi che mettano in discussione il potere patriarcale e la matrice socio-culturale della violenza maschile contro le donne, essere femminista è equivalente a essere una persona pesante che non sa farsi una risata, una persona bizzarra che utilizza termini strani e, sempre e fastidiosamente, dalla parte delle femmine. E durante queste vacanze di Natale mi è stata posta una domanda a cui non avevo mai avuto bisogno di dare una risposta logica: perchè devi sempre difendere le femmine? Non mentirò: la domanda mi ha devastata.

Amici amici e poi fanno commenti sessisti e infelici

Facciamo un passo indietro: quattro persone al pub, quattro birre e ricordi del liceo. La conversazione riguardava un episodio accaduto a scuola riguardante una ragazza che, oltre ad aver subito una violenza (non specificherò quale, vedi nota alla fine dell’articolo), era stata vittima di pettegolezzi. Dopo un veloce battibecco che mi vedeva impegnata a condannare quanto le era stato fatto e criticare la macchina sputafango che era il liceo, considerando anche la mentalità da branco dei ragazzi, il mio amico mi ha chiesto, con un tono abbastanza stufo, «Ma perchè devi sempre difendere le femmine»?

E da lì, il gelo.

Mi frullavano in testa mille pensieri, frasi sconnesse e risposte acide, tutte generate da sentimenti di rabbia e delusione. Ma, specialmente, mi era difficile formulare una risposta strutturata e logica: cosa mi spingeva a essere così solidale nei confronti di una ragazza che non conoscevo? Rispondere banalmente con «Perchè sono femminista» non mi bastava. Avevo bisogno di articolare meglio quel moto di rabbia che sentivo verso la situazione e di comprensione che sentivo verso di lei. E perchè ero così risentita nei confronti del mio amico, alla vista della sua insofferenza per la mia, a suo dire, cieca difesa delle femmine? I suoi toni mi avevano accesa e spenta allo stesso tempo.

Ma quindi, perchè una femminista deve sempre difendere le femmine?

Risposta di pancia: perchè nessun altro lo fa. Quando una donna è vittima di violenza, di qualsiasi tipo, a difenderla in piazza, a difenderla sui social, a difenderla in un pub di fronte a una birra, c’è una femminista. Fateci caso, anche con un esempio molto attuale e recente: da poco è uscita la notizia di una chat Telegram composta da oltre 70.000 uomini per insegnare come si stupra una donna. E chi, nel vostro feed di Instagram o nella vostra home di Facebook ne ha parlato? Chi ha commentato ciò che è successo, chi ci ha fatto un post, chi ha preso le parti delle femmine? Una femminista. O, in alcuni casi, rari ma comunque d’aiuto, un femminista.

Gli altri, invece, avvallano o minimizzano quei comportamenti violenti, piagnucolando che not all men stuprano le donne, oppure rimangono silenziosamente a guardare (se vogliamo far finta che rimanere a guardare non significhi comunque avvallare quei comportamenti violenti).

E quindi la femminista è una super-eroina con un mantello che viaggia per il globo terracqueo a difendere tutte le donne solo perchè condividono le stesse parti anatomiche? Per quanto mi divertirebbe molto l’idea di avere un mantello, magari con paillettes rosa scintillanti e un vibratore come arma, la risposta è no.

Difendere le femmine: riconoscere e riconoscersi

Risposta ragionata: la femminista è incline a difendere le femmine perchè riconosce quelle strutture di potere sociali e culturali che la imbrigliano e si riconosce in quella femmina perchè anche lei, a sua volta è stata o è potenzialmente vittima di quelle strutture di potere sociali e culturali che la imbrigliano. È un po’ come guardare in uno specchio mentre intorno il mondo sta bruciando e nessuno sembra accorgersene: di fronte a te non c’è solamente il tuo riflesso, circondato da un ambiente intriso di stereotipi, pregiudizi e violenze, ma anche quello di tante altre donne, che sono venute prima e che verranno dopo, e che riescono a vedere quelle fiamme e tutte le distruttive conseguenze che possono avere.

Questo non significa difendere le femmine a priori e in qualsiasi situazione. Ad esempio, se una donna in posizione di potere sfrutta il suo potere per togliere diritti ad altre donne, replicando i meccanismi di controllo e dominio sul corpo femminile, certo non avrà la mia simpatia. Invece, significa che, quando una femmina subisce un danno, come vedersi tolti i propri diritti, la femminista riconosce tutta la struttura di potere che gliel’ha sottratti.

Essere femministe stanca: il peso degli altri sulla difesa delle femmine

E qui veniamo all’altro motivo per cui la domanda del mio amico mi ha così tanto delusa.

Quando ero piccola, mia madre era solita leggermi il libro “Abbaiare stanca”, di Daniel Pennac, la storia di un cane, che si chiama Il Cane, e della sua padroncina, che si chiama Mela. Uno dei messaggi del libro è la sensazione che si prova quando c’è incomunicabilità, in particolare quando, come nel caso delle femministe, si deve abbaiare per essere ascoltatə, anche dalle persone che dovrebbero perlomeno provare a comprendere le tue idee. Essere arrabbiate, prendere le difese, lottare, non sono affatto azioni facili. E non fraintendetemi, non credo che questa difficoltà sia una caratteristica intrinseca dall’essere femministe o che siano azioni a cui rinuncerei. A renderla difficile sono i nostri interlocutori, coloro che ci costringono ad abbaiare per essere capite, comprese, a volte solo ascoltate. Ovvero, coloro che non riescono a vedere quelle fiamme attorno a noi che stanno trasformando tutto in cenere.

In altre parole, vogliono nascondere quello specchio attraverso cui noi vediamo in una soffitta buia e polverosa. Perchè ciò che vediamo noi sono vittime e rivoluzionarie, pensatrici e donne martiri, ciò che vedrebbero loro, se guardassero in quello specchio, sarebbero aguzzini e reazionari, soffocatori e sorveglianti. E quando sono i nostri amici a non voler guardare in quello specchio, a rintanarsi sotto una frustrazione malcelata perchè sei l’unica nel gruppo che si fa carico di questi discorsi e quindi sei contemporaneamente il target e la causa della loro frustrazione, fa cadere davvero le braccia. E anche il mantello.

L’odio aldilà della cerchia

Ma la nostra cerchia di amici non è certo l’unico luogo dove si esprime la frustrazione nei confronti delle femministe. Ad esempio, secondo lo studio Monetizing misogyny, condotto dall’organizzazione She persisted, le donne che parlano apertamente e sostengno diritti civili o problemi di natura ambientalista sono quelle più soggette a campagne di odio. O, ancora, è agghiacciante pensare ai dati della Mappa dell’intolleranza, realizzata da VOX – Osservatorio Italiano sui Diritti, che registra l’odio veicolato tramite i social: sembra che ci siano picchi di odio nei confronti delle donne in concomitanza con i femminicidi.

Ed è per questo che essere femministe stanca: confrontarsi ogni giorno con la pervasività delle diseguaglianze e della violenza di genere e vedere tutti gli altri attorno a noi non riconoscerla. Ma, anzi, sentiamo rinfacciarci di essere troppo pesanti, troppo noiose, troppo sempre, fastidiosamente, dalla parte delle femmine.

Ma è bene ricordare una cosa. La loro frustrazione nei nostri confronti non sarà mai grande quanto la nostra nei confronti della loro indifferenza. Ed è per questo che sì, continueremo a difendere le femmine.

Nota a margine

Nella scrittura di questo articolo, mi sono preoccupata che nessuna persona fosse riconoscibile perchè ci tengo molto che le storie che mi vengono raccontate o di cui sono io stessa protagonista rimangano anonime. Mentre, appunto, componevo il pezzo, mi sono accorta però che, piuttosto che porre attenzione a non parlare di nessuno in particolare, avrei potuto parlare di tutti in generale. Questo mio amico non è l’unico che mi ha riportato un episodio di violenza subito da una ragazza, ho anche altri e altre che mi hanno raccontato situazioni del genere. Ogni persona che ha letto questo articolo quanti uomini conosce a sua volta che hanno agito violenza? E quante ragazze che invece l’hanno subita?

Non specificare il tipo di violenza subita, così, allarga lo spettro di eventuali autori e, per quanto mi riguarda, fa riflettere sul fatto di quanto tutti i tipi di violenza siano pervasivi e sì, possano essere commessi anche dal vostro amichevole amico di quartiere (mi perdonerete la ripetizione, ma adoro fare citazioni cinematografiche).

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Elena Morrone

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