Hey, ma tu sei capace di amare? Sai dirmi se in questo momento, sei innamorat@? Lo so, sembrano domande davvero complicate, eppure l’amore è ciò che lega le persone dall’alba dei tempi. E’ davvero così difficile amare?
Viviamo in un periodo storico complesso: le nostre vite, la nostra quotidianità sono sempre più rumorose. La gente grida ciò che pensa, lo condivide su Instagram, lo urla su TikTok… Nonostante questo, in pochi sono in grado di spiegare ciò che provano per un’altra persona e ancora meno sono quelli in grado di dire “Sì, sono innamorat@”. Forse perché è molto difficile sentire e capire gli altri quando si fa già molta fatica a sentire e capire se stessi. Ed è qui che entra in gioco la dottoressa Stefani Andreoli la quale, grazie alla sua competenza professionale e all’uso di alcuni esempi realistici o mitologici, accompagna per mano il lettore attraverso un’analisi puntuale della situazione relazionale contemporanea.
Partendo dalle storie dei suoi pazienti, l’autrice ha sviscerato le possibili cause della fatica e delle difficoltà tutte contemporanee nel vivere i rapporti e i sentimenti, in primis l’amore. Ovviamente le cause sono tante e variano molto anche a seconda delle diverse generazioni. Per cominciare la sua analisi, la dott.ssa Andreoli parte sempre da dove tutto ha origine: la relazione con la famiglia. Le famiglie che non permettono ai figli di sbagliare; i genitori, fin troppo presenti e imponenti nelle vite dei figli; la famiglia odierna, dove circola un “amore che satura” e che non lascia spazio al figli@ per desiderare qualcosa che vada oltre l’amore famigliare.
Il libro prosegue con un tema dolorosamente complesso: il narcisismo e la sua influenza nelle relazioni. Sia che il narcisista sia un potenziale compagno o un genitore, che si parli di narcisisti overt o covert (curiosi? Andate a leggere il libro!), la drammatica conclusione è che spesso le persone non riescono a uscire da certe dinamiche, minando sempre più il rapporto con “l’Altro” e la possibilità di costruire una relazione vera, d’amore sincero. Perché, come scrive la dottoressa Andreoli: “L’amore è difficile perché l’amore va imparato, agito, imparato ancora meglio. Sì, perché l’Amore è una competenza. Siamo tutti portati a imparare ad amare, è un’inclinazione di cui siamo dotati senza eccezioni, perché sin dalla nascita non sappiamo niente, tranne una cosa: che senza qualcuno che si prende cura di noi, cioè che ci ama, moriremmo”.
Ho particolarmente apprezzato l’uso di riferimenti mitologici e letterari utilizzati dalla dott.ssa Andreoli in questo libro. In particolare, ho trovato calzante l’uso del mito di Apollo e Dafne per spiegare ciò che amore NON E’. Potremmo definire questo mito più come una relazione tossica che come una relazione d’amore.

Nelle sezioni successive, Stefania Andreoli affronta il tema delle relazioni nella nostra epoca sfasciata con un approccio più “realistico”, presentando esempi derivanti dalla sua concreta esperienza come psicoterapeuta. E’ curioso constatare quanta differenza, sia teorica sia sentimentale sia pratica, separi le generazioni e quanto questo possa concretamente caratterizzare approcci, comportamenti, intenzioni ed esiti. “L’Amore non lo teorizzi”, scrive la dott.ssa Andreoli, “puoi solo passarci attraverso, lasciando che ti trasformi e assumendotene le conseguenze. Perderlo, per esempio. Doverlo rimandare. Non essere ricambiati. Viverlo a distanza, Averne timore. Farsi spogliare. L’amore è una faccenda complicata perché le persone lo sono”.
Il saggio prosegue con varie analisi riguardanti le miriadi di sfaccettature delle relazioni: bisogno VS desiderio, abbandono VS fiducia, attaccamento e dipendenza… Per non parlare delle difficoltà relative al sesso e al perché sembra che gli adolescenti lo minimizzino sempre di più oggigiorno. C’è anche una sezione speciale dedicata a coloro che pensano di non poter fare più nulla per cambiare perché hanno superato “una certa età”: gli over 40.
Quindi questo libro ci fornisce qualche risposta alla fine? Ci spiega come capire se amiamo qualcuno? Sì e no. Credo che questo saggio volesse soprattutto spronarci a uscire dal seminato, aiutarci a correre qualche rischio, facendoci notare che comunque è permesso sbagliare. Le storie dei pazienti della dottoressa Andreoli ti scaldano il cuore e chi riesce può rispecchiarsi in esse. Noi giovani adulti siamo malati di analfabetismo amoroso: viviamo nel timore di pensare, di sbagliare, di vivere. Pensiamo sempre di più e sentiamo sempre di meno, come se prima di andare là fuori a combinare qualcosa occorresse disporre di tutte le condizioni ottimali per farlo. E questo ci blocca. Ci immobilizza, quando invece dovremmo aprire il nostro “Sé” all’Altro. Solo così potremo davvero esplorare cosa vuol dire vivere il “Noi” di una relazione d’amore.