Storia

Le vergini giurate dell’Albania: “essere una donna mi ha reso un uomo migliore”

Tagliarsi i lunghi capelli, indossare i vestiti del proprio padre e iniziare a bere e fumare. Giurare davanti a un’assemblea di 12 uomini di rimanere intoccate per tutta la vita. Così una donna poteva diventare patriarca della propria famiglia ed avere il diritto di uscire di casa. Così una donna diventava una burrneshe.

Diventare uomini per ottenere diritti

Il termine burrneshe deriva da “burr – uomo”, che viene declinato al femminile. Si tratta di un antico fenomeno sociale, oggi in via d’estinzione, legato al Kosovo e all’Albania settentrionale che consisteva nella conversione della donna in uomo. Era infatti possibile compiere una sorta di metamorfosi sociale attraverso la quale una donna aveva il diritto di proclamarsi uomo ed acquisire così tutti i diritti ad esso legati. Si doveva comportare come gli uomini: poteva uscire di casa, bere, fumare e partecipare in modo attivo alle assemblee e poter così intervenire in aiuto delle donne. Tutto questo in una società che contemplava solamente il ruolo femminile riproduttivo.

Diventare una vergine giurata significava avere la concessione di cambiare totalmente il proprio status. La burrneshe non è semplicemente una donna che cambia la propria identità di genere, ma anche una figura pienamente riconosciuta dal diritto tradizionale, il Kanun. La conversione da donna a uomo avveniva attraverso una cerimonia composta da tre passaggi:

la vestizione con abiti maschili

il taglio di capelli

il voto di castità davanti a un’assemblea (da qui il nome “vergini giurate”)

Il tutto si concludeva con la partecipazione a una festa di soli uomini dove tutti si dovevano ubriacare. Era una scelta molto importante che stravolgeva l’esistenza della donna.

Perché rinunciare all’essere donna?

Le motivazioni che potevano spingere una ragazza alla rinnegazione della propria identità erano principalmente tre:

il rifiuto di un matrimonio combinato

la mancanza di eredi maschi in famiglia

la personale scelta di essere libera dalla condizione inferiore impostale dalla nascita in quanto donna

In ogni caso la scelta poteva essere sia desiderata che imposta da parte della famiglia, nella necessità di avere un erede maschio. La maggior parte dei casi consistevano proprio nel bisogno di avere “uomini” all’interno della famiglia: uomini che facessero da capi, che compissero le vendette legate al sangue e che ne ereditassero le proprietà.

Per cui se in certi casi le donne erano contente di aver guadagnato una sorta di emancipazione, in molti altri fu una scelta imposta da una società patriarcale. Diventare burrneshe comportava la rinuncia all’amore, alla creazione di una propria famiglia e al sesso. Solo per ottenere uno status simile a quello dell’uomo.

Pashe Keqi, una delle poche centinaia di Burrneshe ancora in vita

Burrneshe è un termine che significa simile ad un uomo, descrive l’onore di essere uomo. In una società patriarcale e patrilineare dove la nascita di una donna è vissuta come una disgrazia, la possibilità di ottenere gli stessi diritti di un uomo può essere l’unica via d’uscita sia per la libertà, che per salvare l’onore della famiglia.

Burrneshe: emancipazione di genere o imposizione?

Nell’ottica albanese, nel momento in cui viene a mancare la figura maschile in famiglia è un problema: senza un erede non può essere garantita la stabilità socioeconomica. Seppure al giorno d’oggi quello delle burrneshe sia un fenomeno in via d’estinzione, una volta era regolato e garantito dal Kanun, il codice di norme e tradizioni trasmesso oralmente nei secoli. E’ un codice etico e sociale che raccoglie i valori albanesi e ha la funzione di disciplinare la vita. Per questo è di grandissima rilevanza nella società. Se da un lato diventare una vergine giurata può essere visto come una liberazione dalle norme di genere non era però proprio così: diventare burrneshe era qualcosa di legato più alla condizione sociale che all’orientamento sessuale o al genere. Inoltre se ti pentivi del giuramento o lo rompevi in qualche maniera la pena sarebbe stata la morte,

Diventare burrneshe non è semplicemente un atto di coraggio. Significa scegliere una vita sì pari all’uomo, ma in fondo non così tanto. Queste donne sono costrette a vivere una doppia identità, devono tenere il seno fasciato strettissimo e si imbruttiscono, hanno i denti rovinati da grappa e sigarette, devono restare vergini. La loro “scelta” è stata tra una condizione di inferiorità oppure la rinuncia alla propria identità di genere. Un voto di castità, una rinuncia dalla quale non si può tornare indietro, la totale rinnegazione della propria femminilità in cambio di parità, stima e onore. Una legittimazione che permetteva alla donna di fare anche il capo famiglia.

Una burrneshe è il sacrificio della donna che non fa una famiglia, che dovrebbe essere ciò che la completa, e sceglie invece di rinunciare all’amore per assumere il ruolo di uomo ed essere parte del sistema.

Ed è così che in qualche modo lei si rende visibile, fa valere se stessa e aiuta la propria famiglia.

Erica Nunziata

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  • Ciao Erica, grazie per l’articolo, davvero stimolante!

    Solo due piccole osservazioni: nel paragrafo in cui parli di - 1. "E’ un codice etico e sociale che raccoglie i valori albanesi e ha la funzione di disciplinare la vita. Per questo è di grandissima rilevanza nella società.",
    vorrei chiarire che:
    Le burrnesha non rappresentano l’intera società albanese, ma piuttosto una piccola e specifica parte di essa. Vivevano principalmente in aree rurali e montane dell’Albania settentrionale e del Kosovo, dove la densità abitativa era bassa e le comunità erano isolate e fortemente patriarcali. Di fatto, per molti albanesi di Scutari, le burrnesha erano una curiosità, proprio come lo erano o lo sono per gli italiani.
    Attribuire alle burrnesha un ruolo rappresentativo dell’intera società albanese è un errore di prospettiva. Sarebbe come considerare le tradizioni pastorali di Barbagia o i rituali di Orgosolo come espressione della cultura italiana nel suo complesso. Si tratta, in entrambi i casi, di realtà locali, profondamente radicate e affascinanti, ma circoscritte a contesti geografici e sociali ben definiti.

    2. "Il tutto si concludeva con la partecipazione a una festa di soli uomini dove tutti si dovevano ubriacare."
    Nella cultura albanese, soprattutto quella tradizionale, l’uomo deve essere padrone di sé in ogni situazione. Ubriacarsi significa perdere lucidità, e quindi perdere autorità e rispetto.
    In Albania, il bere vino o raki è rituale e simbolico, non finalizzato allo sballo.

    Spero possa essere utile come contributo alla discussione.
    Un saluto!
    Gino

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