Copertina di Tokyo Sympathy Tower by Rie Qudan
Alla cerimonia per la vincitrice del Premio Akutagawa del 2024, Rie Qudan ha ammesso di aver scritto il 5% del romanzo premiato “Tōkyō Sympathy Tower” con l’aiuto dell’intelligenza artificiale.
Prima di gridare allo scandalo – arte e IA non sono concetti compatibili, siamo tutti d’accordo, vero? – credo sia necessario focalizzarsi sul modo in cui l’autrice se ne è servita e che il 5% non sono che sei pagine in tutto. In questo romanzo infatti l’IA diventa semplicemente uno dei personaggi, fondamentale per far eco ai pensieri della protagonista e non solo. Non è stato utilizzato per la scrittura nel suo complesso e pace a chi aveva già alzato i forconi.
Una storia futuristica e distopica disseminata di trappole e ragionamenti che l’autrice lancia al lettore in maniera quasi spasmodica. Non dà risposte, ma non spetta forse alla letteratura, tra le altre cose, il ruolo di fare domande, di stimolare ragionamenti?
In questa Tōkyō del futuro, l’architetta Makina Sara (notare l’assonanza del cognome con la parola machine/macchina) ha il compito di progettare una torre penitenziario per trasformare in realtà le teorie di Masaki Seto e illustrate nel testo “Homo miserabilis: degno di empatia”.
Nei suoi studi, Masaki spiega come la società sia divisa tra Homo Felix, coloro che nascono nelle giuste condizioni e che contribuiscono con la loro vita e le loro azioni al benessere proprio e comune, e Homo Miserabilis, gruppo di cui fanno parte tutte le persone che per nascita e condizioni di crescita sono portata dalla società stessa a diventare criminali e a non partecipare al progredire della comunità. Questi ultimi, dice Masaki, se inseriti in un contesto specifico possono effettivamente guarire dalla loro circostanze e fiorire. Per farlo è necessario un luogo che sappia accoglierli senza punirli, abbracciarli e colmare tutti gli strappi che hanno leso la loro personalità offuscando il loro vero obiettivo di esseri umani.
Da qui il bisogno di costruire una torre, la Tōkyō Sympathy Tower, ed è qui che entra in gioco Makina Sara. È lei a disegnare la torre perfetta per accogliere questo cambiamento della società e diventarne il simbolo con la sua opera. Un movimento nei parametri sociali osteggiato dai molti che credono nella punizione dei criminali e non nella loro riabilitazione. Coloro che mettono al primo posto il conforto delle vittime in contrapposizione alla completa mancanza di compassione per Caino.
Makina che ci porta con sé in un flusso di coscienza senza capitoli (che alle volte cambia anche narratore, per poi tornare da lei come un gatto in fuga), che ci trascina con difficoltà nei suoi dubbi e nei meandri brutali del suo dolore, dei suoi deliri e delle sue debolezze.
Sì, perché non ci sono molte regole per i detenuti, ma al suo interno:
Le parole vanno usate solo per rendere felici sé stessi e gli altri.
Le parole che non rendono felici sé stessi e gli altri vanno dimenticate.
Poiché nelle teorie di Masaki Seto, mentre il linguaggio era un tempo la forma più magnifica di comunicazione, “utile alla pace e alla reciproca comprensione” [cit.], ora è colpevole della distruzione del mondo. Secondo lui è stato talmente abusato che ormai nessuno riesce a comunicare e più che uno strumento comunitario è diventato l’emblema di un soliloquio incomprensibile. Quindi via le parole che feriscono: nella torre c’è solo spazio per ciò che fa stare bene e rende uniti e felici. E poi:
È bandito ogni paragone.
Il linguaggio quindi alla base delle disuguaglianze e il paragonarsi agli altri come fonte di estrema infelicità. E da qui segue il veto dei social network nella torre, visti come spazio di confronto per eccellenza. Perché il paragonarci agli altri genera invidie e gelosie che portano solo a sentimenti negativi.
Se nei romanzi di Murata Sayaka, i cambiamenti dei suoi mondi distopici sfociano alle volte in violenze irrefrenabili, Rie Qudan sfida i lettori ad immaginare un mondo più limitato in favore di una soluzione possibile. Un mondo in cui si appiattiscono i desideri, i pensieri e le azioni. Un luogo in cui si costruiscono gabbie dorate che si armonizzano egregiamente con il profilo della città e in cui le persone abbiano voglia di rinchiudersi senza farsi domande.
Mentre molte ne genera la lettura di questo libro. E riconosco l’importanza di porsi questioni e cercare di scardinare paradigmi in una società moderna in difficoltà e che fatica a rispettare diritti, urgenze e fondamentali dell’esistenza. In cui il bene di qualcuno è la priorità rispetto al bene di ognuno.
Questo romanzo strattona le norme e confonde. Tuttavia, è un esame al pensiero comune, in cui si rimestano possibilità e errori, e si mettono in discussione quelle scelte che ormai sono prossime o hanno già passato la data di scadenza.
E quindi, termino qui con una domanda tratta dal libro:
Ma come si possono far progressi senza mettersi mai in dubbio?
Buona lettura.
Tokyo Sympathy Tower di Rie Qudan.
Dopo il suo debutto nel 2021 con Bad Music, il suo secondo lavoro Schoolgirl (2022) è stato nominato per il premio Akutagawa, senza vincerlo. Con questo romanzo, Tokyo Sympathy Tower, Rie Qudan vince il prestigioso premio Akutagawa nel 2024.
Tradotto in italiano da Gala Maria Follaco.
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