L’arcano che ci farà meravigliare di noi stessi e che ci farà riconsiderare o scavalcare i nostri limiti ci accoglie con l’energia del pianeta Mercurio che lo rappresenta. Questo Trionfo della cartomanzia è anche noto come Bagatto ed è insieme rivelazione e inganno. Scopriamo perché.
Questa citazione di Fernando Pessoa coglie l’essenza della potenza creatrice del Mago. Il bagatto non ha la presunzione di un maestro, non è una guida e non ha niente da insegnare. Ha piuttosto l’ardore di iniziare a maneggiare con serenità e fiducia degli strumenti terreni che poi sono anche i semi degli arcani minori: il bastone, i denari, la coppa e la spada. Sul capo ha il simbolo dell’infinito che altro non è che sigillo dell’atto magico e spirituale della creazione. Nella tarologia marsigliese era rappresentato come un artigiano intento a maneggiare della materia per trarne altra materia, e che materia più non è: la trasformazione della materia è arte. E l’arte è la porta che gli uomini hanno per assaggiare l’infinito, per gustare l’esperienza del divino. Il mago è come un musicista che ha preso la chitarra per la prima volta senza saper suonare, per poi inconsapevolmente generare dalle sue dita melodie sempre nuove rimaste taciute e sconosciute fino a quel momento, prima di venire al mondo, prima di divenire musica. La naturalezza con cui padroneggia gli elementi creatori è innata: c’è una forza misteriosa a guidarlo, e quel mistero è chiuso da qualche parte dentro ciascuno di noi.
Ci invita ad aver fiducia della nostra indole e delle nostre poche risorse, perché abbiamo gli elementi per poter fiorire dal nulla. La magia è vedere cose che gli altri non vedono, scorgere la bellezza dove non tutti la vedono. Ci invita ad immaginare mondi inesistenti e ad abitarli con fierezza. Ci invita a prendere per mano i nostri sogni e a proteggerli, in primis dai noi stessi e dalla nostra capacità autosabotatrice e distruttrice. Il primo sentimento suscitato negli spettatori che assistono alla prestidigitazione del Mago intento a trasformare la realtà in una non realtà è la Meraviglia. Meravigliarsi del mondo è il vero atto magico e trasformatore. L’alchimia posseduta da questo Trionfo ci suggerisce di mescolarci con il mondo, di essere un tutt’uno con il mondo. Lui è l’Arcano numero uno, l’unità, il tutto… nonostante la frammentarietà degli elementi terreni sul tavolo da gioco.
Attenzione ai paesi dei balocchi. Questa lama al rovescio ci invita a diffidare di chi con l’inganno e per proprio tornaconto personale vuole spingerci verso un progetto troppo ambizioso o falsamente allettante che finirà col sopraffarci e annullare la nostra potenza creatrice anziché rinvigorirla. Questo capita ad esempio quando lasciamo che i risultati raggiunti dagli altri ci condizionino l’esistenza. A volte piuttosto che inseguire un traguardo in modo cieco e arrivistico, bisognerebbe saper mollare la presa, fermarsi, annoiarsi, lasciare in pace il Mago e fare spazio alla nullità e all’ingenuità del nostro jolly… il Matto. A differenza del Mago il Matto ha tanto da insegnare ma egli non lo sa perché è fortunatamente stupido, è l’arcano numero zero e non soffre la vertigine dell’insuccesso.
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