Senza Categoria

After The Hunt: La guerra è donna

Il film “After the Hunt. Dopo la caccia” di Luca Guadagnino e Nora Garrett affronta in modo efficace i temi importanti della nostra società come quello dell’abuso sessuale, delle dinamiche di potere accademiche, l’intersezionalità (razza, genere, orientamento sessuale) e le differenze generazionali.
Il film, uscito nelle sale il 16 ottobre, è un intenso dramma accademico e psicologico. che ruota attorno alla figura di Alma Himoff, stimata docente di filosofia a Yale, e alla sua dottoranda, Maggie Resnick.

Fin dall’inizio della trama, la sceneggiatura stabilisce l’importanza del contesto personale dei personagg:. Maggie è una giovane donna afroamericana e lesbica, fidanzata con un ragazzo non binario, Alex, portando l’osservatore ad interrogarci sull’importanza che le tematiche elencate precedentemente hanno in ambito filosofico. La risposta è chiara: questi elementi non sono dettagli superflui, ma le lenti attraverso cui verrà vissuto e letto il tema centrale della storia che è quello dell’abuso sessuale sulle donne. La razza, lo status socio-economico e l’orientamento sessuale di Maggie diventano fattori cruciali, influenzando la percezione della sua accusa e il supporto (o la mancanza di esso) che riceve – soprattutto dalla stimata docente -.

Un’ attenzione la dobbiamo portare anche sul titolo “Dopo la caccia” in quanto è una citazione diretta attribuita a Otto von Bismarck il quale dice: “Non si mente mai così tanto come prima delle elezioni, durante la guerra e dopo la caccia.”
La scelta di questa associazione riflette perfettamente l’essenza del film. La “caccia”, infatti, rappresenta l’evento traumatico, l’abuso, mentre il “dopo” è il momento in cui la verità si distorce a causa delle dinamiche di potere, delle lealtà personali e delle bugie tra professori e studenti. È in questo scenario che si consuma lo scandalo accademico e se ne misurano le conseguenze.

In seguito all’accusa e confessione che Maggie fa ad Alma, sua mentore, sulla violenza subita da Hank, la sua reazione è fredda e distaccata tanto da spingere la ragazza a scappare via, comunicando l’intenzione di sporgere denuncia.
Ed è proprio sulla reazione della filosofa che il film porta la nostra attenzione sul tema della messa in discussione di un fatto così grave. Ma Alma, o chi mette in discussione una confidenza del genere, da cosa può essere mai influenzato? Quanto influiscono le origini, lo status e il colore della pelle di chi si espone? Se Maggie fosse stata bianca e fosse appartenuta ad una famiglia meno abbiente, Alma avrebbe reagito diversamente?E poi, quanto incide il rapporto della docente con l’accusato? La sua amicizia e, come emerge nel finale, il suo amore per Hank, hanno compromesso la sua obiettività?

Arrivati a ciò, e dopo essermi posta io in primis queste questioni, ritengo che lo scopo di Guadagnino e Garrett sia atato quello non di dareci delle risposte, ma quello di portare lo spettatore a porsi domande scomode.

Il film, inoltre, e questo emerge chiaramente, mette in luce il modo in cui la società affronta le tematiche di abuso e molestie sessuali, attraverso la frase “il mondo non è fatto per farti sentire a tuo agio”. Tutto questo mi porta alla mente la pratica del “victim blaming”, ovvero la colpevolizzazione della vittima, analizzando il suo abbigliamento, la sua presunta provocazione o la validità di un “no” successivo a un iniziale consenso.

Sulla base delle differenze generazionali presente, tra i protagonosti, la sceneggiatura suggerisce che la causa del conflitto sia solo una diversa modalità di vedere le cose influenzata dall’età e dalla generazione di appartenenza, ma senza indicare quali siano le modalità “giuste” o “sbagliate” che si attivano tra di loro.
Infatti, l’unica cosa che mi viene da pensare è: sulla base di cosa, come soggetti esterni alle situazioni, possiamo giudicare la legittimità, l’esagerazione o la correttezza del modo in cui una persona vive o interpreta un’esperienza traumatica?

“After the Hunt – Dopo la caccia” non ci offre una facile catarsi, ma si conclude con una sfida intellettuale riferita alla questione sul fino a che punto possiamo e dobbiamo spingerci nell’analisi della verità di ciò che ci viene confidato.

Il film è un’importante opera che smantella le certezze, costringendo il pubblico a confrontarsi con i propri pregiudizi e il ruolo che l’identità gioca nella ricerca della giustizia.

Alessandra Quarto

Recent Posts

Arcano numero sette: il Carro

Il viaggio del Matto subisce una sorprendente evoluzione: è tempo di mettersi in cammino verso…

3 giorni ago

Mary Shelley prima e dopo Frankenstein: genio, scandalo ed eredità

Mary Shelley è ricordata come la creatrice di Frankenstein, ma la sua vita e la…

4 giorni ago

È violenza sistemica contro le donne: “Mia moglie” e tutti gli altri siti, tra l’invisibilità femminile e la cultura dello stupro

Si scambiano foto di mogli, compagne, amanti; scatti rubati durante momenti intimi, privati, all’insaputa di queste…

3 settimane ago

Coccodrillo 75: The disaster tourist di Yun Ko-Eun

Foto/dettaglio - Incidente nucleare di Fukushima Dai-ichi (marzo 2011) AVVERTENZA: se state per partire per…

4 settimane ago

Arcano numero sei: gli Amanti

Un uomo e una donna si guardano negli occhi pronti a correre il rischio di…

1 mese ago

Una testimonianza necessaria: “Hanno ucciso habibi” di Shrouq Aila

Quando si parla dei conflitti in corso si mettono spesso in evidenza i numeri: il…

1 mese ago