Storia

Sconosciute scrittrici: la giovane Lucrezia Borgia

Il mese scorso abbiamo aperto la rubrica delle donne che, nella storia della lingua italiana, hanno impugnato la penna e fatto sentire la loro voce (articolo precedente qui). Scrittrici sconosciute, spesso per motivi pratici, pronte a dimostrare il loro valore tramite un’attività sovversiva. In questo articolo il nostro incontro ravvicinato sarà con Lucrezia Borgia: la vedremo però adolescente, nel carteggio con suo padre, Rodrigo Borgia.

Lucrezia nasce nel 1480 a Subiaco, il luogo dove fu stampato il primo libro in Italia, ed è la figlia illegittima di papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia). Sicuramente i suoi tre matrimoni sono ben noti: il primo con Giovanni Sforza, il secondo con Alfonso d’Aragona, e infine con Alfonso I d’Este (fratello di Isabella d’Este).

L’educazione di Lucrezia

Il patrigno di Lucrezia, l’umanista Carlo Canale, la avviò agli studi. Studi che non compì da sola, ma con sua cugina Adriana Mila Orsini. Si trasferì per studiare a palazzo Orsini, dove apprese le lingue dell’antichità, la musica, il canto, il disegno e lo spagnolo. Naturalmente, non può mancare nell’istruzione di una giovane fanciulla l’ago e il ricamo, per cui Lucrezia aveva un grande talento.

Lucrezia è molto istruita per essere una donna, e la sua intelligenza concerne anche la consapevolezza delle differenze d’istruzione. Ne parla in una lettera al padre, quasi giustificando la sua scrittura incerta.

Lucrezia Borgia a Alessandro VI, Pesaro, 21 agosto 1494:

quanto alla dettatura credo sapia vossignoria che la dettatura d’un cancelliere è deferinziata da quella de una donna.

Le lettere della giovane donna

In questa epoca non è scontato che le donne sappiano scrivere bene: soprattutto le nobildonne tendono a usufruire dei servizi di un delegato per la corrispondenza. Invece Lucrezia sceglie di scrivere di suo pugno le lettere al padre, nonostante come abbiamo visto senta un’inferiorità rispetto ai delegati uomini.

Nelle sue lettere adolescenziali troviamo una deferenza ancora acerba, sintomo di un’educazione rigida incentrata sulla compiacenza. In tutte le missive indirizzate al padre si firma come:

de vostra indegna schiava, Lucretia Borgia manu propria

Da notare la dicitura manu propria: è un classico trovare questa specificazione per le nobildonne, le quali abbiamo detto si servivano spesso di delegati. Eppure questa presa di posizione serve a dimostrare al padre i suoi progressi in quanto scrittrice.

Ancora esempi di ossequiosità si trovano in tutte le conclusioni delle missive, oltre alle cristallizzate formule “baciare i piedi”, tipiche del tempo. Vediamo due esempi tratti dalle lettere al padre:

21 agosto 1494:

rengrazio quanto posso delli censi [soldi] de la clementia de Vostra Signoria ne eravamo certi, sia pregato Dio e la nostra Madonna dia tanta vita a Vostra Signoria quanto quella che tutti noi desideriamo

10 giugno 1494

mai starò di buona voglia se non quando sentirò spesso nuove de Vostra Signoria, supplico Vostra Signoria se ricordi del Signor mio e de me, li quali siamo perpetui schiavi de Vostra Signoria

L’immagine di questa giovane donna ossequiosa sembra accordarsi poco con la Lucrezia Borgia che conosciamo, fiera nobildonna al centro del Rinascimento italiano che arriverà ad avere una corrispondenza epistolare con umanisti del calibro di Pietro Bembo. Ci dimostra comunque la maturazione, anche a livello personale, di una dei personaggi più influenti della nostra storia.

Gloria Fiorentini

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