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Sul mio corpo, Emily Ratajkowski

Cosa si prova ad essere belle? O meglio, cosa si prova a sentirsi belle? Premettendo che non esiste un’unica risposta a queste domande, Emily Ratajkowski, nel libro Sul mio corpo ci porta come esempio la sua storia personale per cercare di rispondervi. Partendo dalla sua esperienza, lei racconta la sua ascesa nel mondo della moda e dello spettacolo, ma non solo.

Nata a Londra nel 1991 e cresciuta a Los Angeles, da giovanissima comincia la sua carriera da modella. Nel suo libro racconta i provini, i primi ingaggi, i successi, gli eventi. Inoltre, parla anche delle dinamiche tossiche del mondo della moda, oltre alle molestie e alle violenze subite da uomini dentro e fuori dal set. Le traumatiche esperienze vissute in adolescenza la portano a interrogarsi su tematiche importanti che toccano temi come la sessualità, il piacere e il consenso. Ecco dunque che Sul mio corpo diventa uno strumento per raccontare gli abusi che ha dovuto sopportare. Il libro diventa quindi un modo per dire: “Io zitta non ci sto più”.

Nonostante lei si sia sempre sentita tendenzialmente a suo agio nel suo corpo, sembra che le sia stato invece insegnato sin da piccola a provare vergogna di esso e che coprirsi fosse l’unica soluzione per venire presa sul serio. Lei stessa dice è stata sessualizzata sin da giovanissima. Racconta infatti che alle scuole medie, una volta, le dissero di cambiarsi perché indossava un vestito troppo attillato. Come se una ragazzina di dodici anni dovesse sentirsi in colpa per il suo aspetto.

Al di là dei commenti altrui, però, lei ha quasi sempre avuto un rapporto sereno con la sua nudità. Per lei spogliarsi durante i servizi fotografici è qualcosa che non le crea disagio, anzi ribadisce spesso che la fa sentire potente e sensuale. Tuttavia, nel corso della sua vita è capitato che gli sguardi o i commenti degli uomini con cui lavorava la facessero sentire sporca o, ancora peggio, invisibile. 

Il suo corpo è desiderato e ammirato da persone provenienti da tutto il mondo. Emily Ratajkowski ne è consapevole e per lei tutto questo non è un problema. Il problema nasce nel momento in cui il suo corpo attraente e la sua nudità diventano scuse per non portarle rispetto e per considerarla una persona senza dignità. Ma da cosa è data veramente, la dignità di una persona? È veramente legata al nostro aspetto esteriore? 

Molti degli uomini con cui Emily Ratajkowski ha avuto a che fare, infatti, la vedono solamente come un involucro. Per loro lei è un semplice corpo, non una persona reale con emozioni e pensieri. Spesso si è sentita trattata alla stregua di un oggetto, utile solamente a soddisfare gli uomini, e nient’altro. Altre volte, invece, ha visto la sua intelligenza venir sminuita, come se il fatto di essere convenzionalmente bella non potesse coesistere col fatto di essere una persona con delle idee e una visione del mondo, che valgono la pena di essere ascoltate.

In altre parole, agli occhi della società, è come se il suo fisico avvenente giustificasse i soprusi che le sono stati rivolti nel corso degli anni, a partire da quando lei era ancora un’adolescente. É capitato, ad esempio, che venissero pubblicate delle foto in cui lei era nuda, senza che avesse concesso la sua approvazione. Quando tentò di denunciare l’accaduto e procedere per vie legali, i social erano pieni di sconosciuti che le dicevano frasi che suonavano tutte un po’ come: “Vabbè, se ti spogli in continuazione te la vai a cercare. Se rimanessi vestita non avresti questi problemi”. Ed ecco che per l’ennesima volta si scagliano giudizi contro la vittima, e non contro l’aggressore.

Oltre a ciò, Ratajkowski si chiede spesso – molte volte spinta da commenti altrui – come sarebbe la sua vita se non avesse “usato” il suo corpo per aver costruito una carriera e aver guadagnato la fama. Si sente un’impostora, sente di non meritarsi questo successo perché ha sfruttato la sua immagine per ottenerlo. Prova vergogna e disprezzo per sé stessa, ancora una volta. Soffre di depressione. Affronta periodi in cui il rapporto col suo corpo è complesso, frammentato e ambiguo. 

Grazie alla terapia e a un grande lavoro di introspezione, Emily Ratajkowski comincia a guardare il suo corpo in maniera diversa e ad essergli grata. Impara a volergli più bene. Non a caso il libro termina col racconto della nascita di suo figlio. Forse il parto è il momento in cui Emily Ratajkowski percepisce la potenza del suo corpo in tutta la sua grandezza e si ricongiunge realmente con esso. Dopo tanto tempo capisce che sì, il suo corpo è stato un trampolino di lancio per la visibilità. Ma è anche vero che sono stati la sua intelligenza, il suo carisma e la sua determinazione che le hanno consentito di diventare un’attivista e di costruire un suo business di successo. 

Non da ultimo, la sua esperienza come modella le ha permesso di diventare una scrittrice brillante e di scrivere un libro potentissimo. Ecco dunque che Sul mio corpo vuole essere un modo per alzare la voce e per denunciare. Ma soprattutto per dire che lei esiste in quanto persona, con un corpo e una mente, e che non ha alcuna intenzione di scomparire sotto gli sguardi degli altri. Lo dice a sè stessa, ma anche a tutte noi.

“Proclamerò tutti i miei errori e le mie contraddizioni per tutte le donne che non possono farlo, per tutte le donne che abbiamo chiamato muse senza conoscerne il nome, il cui silenzio abbiamo scambiato per consenso. Mi sono messa sulle loro spalle per arrivare qui.”

Elisa Manfrin

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