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Vita da fan: Il mio idolo in fiamme di Rin Usami

Fun girls di Yayoi Kusama

Akari è una ragazza.

Akari è una ragazza di sedici anni.

Akari è una ragazza di sedici anni con un’ossessione consumante: Ueno Masaki, uno degli idol della band j-pop Maze Maze.

Questo spazio di vita di Akari è narrato proprio da lei, in prima persona. Questo contatto così diretto con la protagonista permette di affondare nella voragine patinata che la inghiotte con sempre più avidità.

Sono sabbie mobili considerate salvifiche da colei che, persa ormai dove ogni scelta ha senso solo per chi la compie, crede che la venerazione totale sia l’unica via percorribile.

Non è una passione passeggera, né una momentanea sbandata per il ragazzo famoso e bello di turno che fa sospirare al suo passaggio, reale o digitale. È la sua spina dorsale, il metro con cui lei misura palmo a palmo la sua esistenza. La gomma pane con cui cancella tutto ciò che non è strettamente correlato.

Soltanto dedicandomi al mio idolo riuscivo a sfuggire per un po’ alla realtà opprimente che esisteva fuori e dentro di me.

Sì, perché Akari si ripete di non sapere chi è e cosa sta cercando. La sua immagine riflessa nello specchio non le dice nulla, non le restituisce qualcosa su cui posare lo sguardo. Questo invece cambia quando per la prima volta scorge l’esistenza di Masaki e la sua vita comincia ad avere un senso.

Un significato che sbaraglia qualunque altro suggerimento:

Sentivo un’onda gigante di pura energia, né positiva né negativa, sprigionarsi dal fondo della mia anima, e tutt’a un tratto mi ricordai cosa significasse essere vivi.

Akari è una ragazza di sedici anni con delle diagnosi per cui non è seguita. La scuola l’ha indirizzata verso uno specialista che le ha prescritto dei farmaci senza spiegazioni. I farmaci la rendono di cattivo umore e la sola idea di avere un problema la carica di peso e grave solitudine. La sua famiglia non ha gli strumenti per capirla e si abbandona alla frustrazione invece che cercare di acquisirli, leggendo i problemi di Akari come svogliatezza, bizzarria, e innata inquietudine da cui potrebbe svegliarsi se solo lo volesse davvero.

Perché lui era capace di tirare fuori da me qualcosa a cui avevo rinunciato, qualcosa che spingevo giù il più possibile e mi sforzavo di dimenticare in nome della sopravvivenza. Ecco perché dovevo cercare di interpretarlo e capirlo. Conoscendolo, penetrando nella sua esistenza, tentavo di conoscere me stessa e di sentirmi viva. Adoravo i movimenti e la vitalità della sua anima. E mentre ballavo, provando con tutte le mie forze a essere in simbiosi con lui, adoravo anche la mia anima.

Ma lei non vuole. Lei che nel mondo reale non si piace, nella cerchia di fan possiede la dimensione di persona con un’opinione, di qualcuno degno di ascoltare e seguire nei ragionamenti e nelle azioni. È la fan numero uno. Non importano i sacrifici da fare se c’è un posto nel mondo in cui ci si sente ascoltati, capiti, abbracciati, malgrado la consapevolezza di essere reali a metà.

Così come tutti erano convinti che fossi una persona calma, assennata e degna di fiducia, forse anche ciascuno di loro era un po’ diverso da quello che sembrava. Di una cosa ero certa: quel mondo in cui mostravo una personalità per metà artificiosa era di gran lunga più pacifico e tranquillo del mondo di fuori. Eravamo tutti uniti dalla volontà di gridare infinito amore per il nostro idolo, e ciò rappresentava una parte reale e imprescindibile della nostra vita.

E cosa succederebbe se il suo idolo decidesse di lasciare la sua band e di uscire dal mondo dello spettacolo per tornare a essere un cittadino come tutti gli altri?

Buona lettura.

Il mio idolo in fiamme, di Usami Rin.

Usami Rin ha vinto numerosi premi, tra cui il Mishima Yukio Prize per “Kaka” che l’ha resa la più giovane vincitrice di questo premio finora.

Tradotto in Italiano da Gianluca Coci.

Alessandra Marrucci

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