Attualità

The Handmaid’s tale, pornografia del dolore o specchio della società ?

Una serie dal grande successo si cui e ora disponibile la quinta stagione è The Handmaid’s tale, serie tv del 2017 ispirata al romanzo distopico di Margaret Atwood: Il racconto dell’ancella. 

Vediamo però di cosa stiamo parlando più nello specifico.  

La gerarchia di Gilead

Nella serie c’è una perfetta divisione di ruoli, una gerarchia molto precisa. 

Gilead è una delle realtà più distopiche che possiamo immaginare: le donne non hanno alcun potere. Mi correggo, le donne sono uno strumento per generare figli, da dare a Gilead, più direttamente ai generali e alle loro mogli. 

La protagonista è June, un’ancella che, sopratutto nelle prime stagioni, chiamata Offred ovvero, di proprietà di Fred Watherford  perché essa appartiene al generale e a sua moglie Serena, ai quali dovrà “solamente” dare un figlio. 

Abbiamo altre tipologie di donne al di fuori delle ancelle: le Marte, donne di casa, i cui servigi sono rendere felici i generali tramite il cucinare, lavare e altre faccende domestiche (attenzione: esse non sono esuli dalla violenza), le Jezbels prostitute non pagate che sono confinate nei bordelli per soddisfare sempre e solo i generali, e le non-donne, donne infertli, ribelli (vedremo poi) che non servono alla società che vengono mandate in delle colonie a lavorare e/o a morire.

Il climax

Le prime due stagioni sono dolorose sia psicologicamente sia fisicamente. Non viene risparmiato il processo di fecondazione dell’ancella, la presenza della moglie dei generali, l’instabilità che una donna può provare ad essere separata improvvisamente dalla propria famiglia come succede a June e a tante altre di cui si scoprirà meglio la storia nel corso delle stagioni.

Dalla terza stagione in poi le cose, se possibile, si fanno ancora più crude e più dolorose, perché dalla sottomissione si passa all’enorme voglia riscatto e Gilead si trova minacciata non solo dalle Ancelle in rivolta che preferiscono perdere la vita pur di salvarne altre e pur di tornare in libertà, ma anche dal Canada unico posto sicuro in cui poter trovare rifugio: molte di loro infatti in qualche modo sono già riuscite ad arrivarci.

La questione della pornografia del dolore

La pornografia del dolore è una cosa che alla televisione piace tanto e non neghiamolo, anche ai telespettatori. Sentire al telegiornale di stragi, morti ecc ecc, incuriosisce, è un becero modo di fare audience e lascia lo spettatore attaccato allo schermo. 

The Handmaid’s tale è pornografia del dolore? 

Sicuramente il dolore non è mai velato, è un pugno in pieno stomaco, sono molte le persone che non si sentono pronte ad iniziare la serie o non si sentono affatto bene dopo le puntate o ancora lasciano la serie a metà perché “troppo”.

E quindi la domanda è se questa sofferenza sia necessaria. 

La sofferenza alle volte è necessaria per portare le folle a capire quanto una realtà distopica non sia così lontana dalla nostra. Perché una serie che parla di donne schiave del sistema, che stanno bene relegate in cucina e ai lavori di casa, mutilazioni genitali, stupri, ribellioni che finiscono con morti e feriti, è poi così distopica come pensiamo?

Sicuramente mi sentirei di dire che più che pornografia del dolore è un drastico specchio su ciò che, come sopracitato, le news ci somministrano giornalieramente. E così come è piuttosto facile girare la faccia di fronte a ingiustizie troppo dolorose, è piuttosto facile farlo anche con June e le sue amiche solo che alle volte ci dimentichiamo che June potremmo essere noi, che il mondo non è un luogo women-friendly e che girare la faccia non ci serve a nulla. 

Le ancelle durante uno dei tanti ”raduni”.

Claudia Fontana

violedimarzo

View Comments

  • Di certo il mondo non è un luogo women-friendly, ma non è neppure feminine-friendly.
    Come la scrittrice Linda Schierse Leonard (purtroppo del tutto ignorata proprio perchè
    parla, non a casa, di problemi psico-sociali del femminile)
    spiega con il suo libro "la Donna Ferita",
    il problema nel mondo non è solo il rapporto tra uomini e donne in senso stretto,
    ma anche il rapporto con l' anima femminile del mondo, che si trova in tutti noi, così come esiste un' anima "maschile".
    Se ci dicono, magari a volte per farci stare buone, di non prendere certe cose sul personale,
    perchè in fondo le relazioni non sono che un riflesso di noi stessi (e di come noi ci relazioniamo
    con parti diverse di noi stessi) allora è evidente che l' uomo ha qualche problema a relazionarsi
    con la sua anima femminile, dato lo stato di cose attuali e di sempre.
    Problemi umani, questi, che affondano le loro radici nei famosi traumi infantili, che a volte nemmeno ricordiamo,
    ma che sono alla base della realtà che ci siamo poi costruiti. Perchè effettivamente
    è vero ciò che certi anziani dicono: ciò che nascondi al tuo ri-cordo (riconnessione con il tuo cuore), apparirà
    ai tuoi occhi.

Recent Posts

Dal bookclub Storie di corpi – Francesco Cicconetti “Scheletro femmina”

Prima di leggere “Scheletro femmina” di Francesco Cicconetti m’immaginavo mi sarei immersa in una narrazione…

16 ore ago

Storia di F.: l’endometriosi

Già con Antonella (Abilismo: riconoscerlo per smettere di farlo), erano emerse le esperienze e difficoltà…

1 settimana ago

Vita da fan: Il mio idolo in fiamme di Rin Usami

Recensione di "Il mio idolo in fiamme" (Usami Rin)

3 settimane ago

Alle origini della violenza: lo stupro nei miti dell’antichità classica

Rivangando nel passato della civiltà occidentale, in particolare nell'antichità classica, si possono individuare le prime…

3 settimane ago

Pro-Vita VS Pro-Aborto: siate Pro-SCELTA

Scegliere. Un verbo apparentemente semplice. Sembra sicuramente molto più semplice di parole che sono diventate…

3 settimane ago

Dal bookclub Storie di corpi – Melissa Broder “Affamata”

"Affamata" è un termine che rappresenta chi ha fame, ma anche chi è ridotto alla…

3 settimane ago