“Ma quindi torni per Natale?”

No mamma, per Natale non torno.

Mi sono sempre chiesta perché dovessi tornare a casa, in Italia, per Natale, perché mia madre ogni anno si ostini a chiedermi se tornerò. Perché dovrei aver voglia di spendere centinaia di euro per lasciare il paese in cui mi sono trovata per la prima volta a casa, indipendente e fiera di me per ritornare nel mio posto buio: il paese che mi inghiotte con ricordi ad ogni angolo.

Quella volta in cui sono caduta con la bicicletta e mio padre invece di consolarmi mi ha urlato contro. Quella volta in cui nella piccola scuola la maestra mi ha svergognato davanti a tutti perché faticavo a capire le divisioni. Quella volta in cui la mia grande amica Michela è andata a dire in giro a tutti: “Giada è lesbica!! Ha pure provato a baciarmi”. 

Il Natale per me è un bel giorno, lo è stato anche nel paese, per tanto tempo. Lo è stato quando scendeva la neve in collina e insieme a mio fratello giocavamo, e la nonna preparava da mangiare e nell’aria l’odore di pomodoro e brodo rendeva il tutto davvero magico, un momento speciale tanto quanto l’arrivo di babbo Natale.

Mi piaceva perché la mamma ci portava in piazza a sentir cantare cori di persone e c’erano le bancarelle colorate piene di dolciumi e giocattoli di legno, anche se lei non me li comprava mai. 

Poi le cose cambiano e si cresce. Succede che tuo fratello, da quando hai deciso di dirgli che il famoso fidanzato di cui tutti chiedono si chiama Laura non ti parla più. 

Succede che tua madre al telefono ancora ti chiede di questo fidanzato e non riesce ad accettare che Laura esista nella vita di sua figlia cresciuta con le bambole di pezza e un’educazione infallibile, e non vuole nemmeno sapere che io e Laura ormai non stiamo insieme da più di due anni. 

Qui nel mio monolocale al nord, nel mio nuovo paese in cui d’inverno il sole tramonta alle tre del pomeriggio ed è così freddo che le guance diventano gelate, ho imparato a costruire le mie tradizioni. 

Il 24 dicembre infatti cerco di svegliarmi sempre con calma e andare al piccolo supermercato per procurarmi farina, zucchero e un po’ di cioccolato fondente. Poi mi faccio una lunga doccia e preparo il cibo per Lulù, la mia piccola cagnolina. 

Preparo i biscotti e la cucina profuma di buono, di bello. La sera vedo qualche amico, qualche anno riusciamo addirittura a organizzare cene con numerose portate e giochi da tavolo, siamo tutte persone che una casa se la sono costruita altrove. 

Non è triste per me svegliarmi il 25 mattina e preparare la colazione con calma, il pranzo mettermi gli scarponi e portare Lulù a fare una passeggiata se il tempo è bello, non è triste finire la giornata accoccolate sul divano, con una serie tv e un bicchiere di vino un po’ scadente. La mia solitudine, cara mamma, caro fratello, ho imparato ad abbracciarla e non mi sento fuori posto. Non più. E com’è che si dice, a te e famiglia? 

Claudia Fontana

violedimarzo

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