Salute

Non andare dall’andrologə è un problema di genere

Mentre è risaputo che lə ginecologə sia la figura medica che si occupa della salute dell’apparato riproduttivo femminile, la parola andrologə probabilmente a moltə risulterà nuova e purtroppo non c’è da meravigliarsi.

Di cosa si occupa l’andrologia

L’andrologə è la figura medica specializzata in andrologia, la branca medico-chirurgica dedita alla salute dell’apparato genitale maschile, affine ma non esattamente sovrapponibile all’urologə . Questə infatti, oltre a interessarsi della salute dell’apparato genitale maschile, si occupa anche della salute dell’apparato urinario di entrambi i sessi.

L’andrologə sa riconoscere e trattare le patologie che colpiscono l’apparato genitale maschile (tumore al testicolo, disfunzione erettile ecc.), previene inoltre le disfunzioni che possono interessare l’apparato genitale maschile. È in possesso della preparazione necessaria a praticare determinati esami diagnostici (es. esplorazione rettale digitale della prostata) e per attuare specifiche interventi chirurgici, sia terapeutici (es. asportazione di un tumore) che non terapeutici (es. vasectomia).

Insomma l’andrologə è lə medicə dell’apparato maschile corrispettivo per lə ginecologo che si occupa dell’apparato femminile. Lə ginecologə è la figura medica cui le pazienti devono rivolgersi anche quando è necessario affrontare altri aspetti inerenti la salute della donna, quali ad esempio la gravidanza, la scelta del metodo contraccettivo più idoneo e così via.

L’andrologia è diventata una scienza a sé stante solo alla fine degli anni sessanta quando nel 1969 il dermatologo tedesco C. Schirren fondò un giornale specializzato sull’argomento, intitolato prima Andrologie e successivamente Andrologia dal greco aner andros, uomo. Nel 1975 nasceva negli Stati Uniti L’ A.S.A., American Society of Andrology, che rappresentò il primo atto di indipendenza degli andrologi. L’anno successivo fu fondata a Pisa la S.I.A., la Società italiana di Andrologia.

Materia di studio quindi che si è ritagliata lentamente il proprio spazio, ma non ottiene ancora la giusta attenzione. Perché lə ginecologə è molto conosciuto mentre dell’andrologə non si sente quasi mai parlare?

Cosa dicono i dati

Secondo i dati della Sia, soltanto il 2% degli under 20 è andato almeno una volta dall’andrologə, eppure il 30% dei ragazzi fra 14 e 20 anni ha una malattia andrologica e in un caso su 10 questa potrebbe compromettere la fertilità futura. Due milioni di giovani tra i 16 e i 35 anni hanno un problema andrologico e il 10% rischia la fertilità. Pochissimi inoltre hanno chiaro cosa siano le malattie a trasmissione sessuale: per oltre il 50% esiste solo l’AIDS.

Purtroppo in Italia mentre le donne sono abituate ad incontrare annualmente lə ginecologə sin da bambine, gli uomini generalmente non si recano dall’andrologə se non nel momento del bisogno impellente, spesso quando è già troppo tardi, dopo i cinquanta. Più spesso ancora sono le donne stesse a recarsi dall’andrologə per conto dei congiunti perché il messaggio che la nostra cultura passa è che il loro corpo (degli uomini) non si debba toccare.

Quest’anno la Società Andrologica Italiana ha lanciato la campagna biennale di sensibilizzazione rivolta ai giovani dell’Esercito Italiano e della Croce Rossa Italiana, a quelli che frequentano autoscuole e studi di consulenza e a chi ne fa parte. Anche così però il numero dei giovani coperto dall’iniziativa resta esiguo.

Perché è anche un problema di genere

Sicuramente parliamo di un problema educativo collegabile alla più ampia questione della mancanza di educazione sessuale nelle scuole. Il recente piano di educazione affettiva del ministro dell’Istruzione Valditara è sicuramente troppo debole per sopperire. Il piano si chiama Educare alle relazioni e prevede che i licei e le scuole superiori possano inserire in modo facoltativo un certo numero di ore in cui gli studenti si riuniscono in «gruppi di discussione» per parlare di temi affettivi e relazioni, con la moderazione di un insegnante. Non solo il progetto non è obbligatorio per le scuole, ma non potrà nemmeno essere attuato senza il consenso dellə genitorə dellə studentə e quello dellə studentə stessə.

Manca la cultura della salute maschile in termini di prevenzione ed educazione del proprio corpo, che, se presente, invece ridurrebbe notevolmente le problematiche. Di questo tipo di formazione talvolta è manchevole lo stesso personale sanitario, che non indirizza correttamente i pazienti.

Spesso è per difendere una presunta mascolinità che tanti uomini si negano quest’utile strumento. Molti altri perché semplicemente non lo conoscono. Non trovando riconoscimento dalla cultura comune, di andrologia non si parla affatto.

La cultura patriarcale porta infatti gli uomini a considerare i disturbi della salute in generale e sessuale in particolare come segno di debolezza e fragilità, prerogative considerate tradizionalmente “femminili”, quindi pericolosamente attentatrici per loro identità “maschile”. Ritorniamo sempre allo stesso problema, il genere, quella costruzione culturale e sociale che attribuisce caratteristiche e pratiche diverse in base all’appartenza al sesso maschile o femminile. Questa pratica che riguarda la salute è come moltissime altre pratiche connotata genericamente e per questo falsaria dei reali bisogni delle persone.


Questo va anche in contraddizione con un altro aspetto. Come spiega bell hooks in La volontà di cambiare, è un’idea molto diffusa che quando cominciano un rapporto gli uomini cercano il sesso: anche questo stereotipo come ogni stereotipo è una storia parziale. Non è sempre così. Ma il paradosso sta nella mentalità stessa per cui un uomo in quanto tale debba aver sempre bisogno di sesso, ma sempre in quanto tale i problemi di salute ad esso connesso non possono riguardarlo.

Il discorso vale anche se posto da un altro punto di vista. Le donne si recano invece dal ginecologə senza lo stesso stigma sociale certamente perché, per quanto concerne il discorso riproduttivo, è il loro corpo a vivere la gravidanza. Il fatto che questo tipo di attenzione sia socialmente accettata però è anche collegabile allo spettro della maternità e alla convinzione comune per cui la riproduzione sia un problema più prettamente “femminile”, mentre gli uomini possono restarne fuori. Mentre in tutti gli altri ambiti medici di salute delle donne non si parla affatto, questo invece è un fatto socialmente accettato perché rispetta il binarismo di genere. Per fare un esempio, le malattie cardiovascolari e l’osteoporosi che rappresentano la prima causa di malattie e di morte tra le donne. Eppure l’approccio terapeutico è tipicamente maschile e non tiene conto delle importanti differenze biologiche.

In questo caso gli uomini hanno a disposizione un medico specializzato che può offrire un approccio terapeutico su misura per loro e potrebbero e dovrebbero sfruttarlo.

Alessia Merra

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