Le lotte femministe di oggi sono, spesso e volentieri, argomento di dibattito: è giusto modificare la lingua italiana per un linguaggio più inclusivo? Le molestie per strada devono essere davvero considerate un reato? Incentivare le donne a seguire determinate carriere con aiuti economici o agevolazioni sociali è necessario? Ed è così che, altrettanto spesso e volentieri, le lotte femministe diventano chiacchiere da bar, dove l’opinione conta più della conoscenza di fatti, dati e studi.
Per raggiungere un obiettivo, che sia la parità di genere, l’inclusione sociale, l’assenza di discriminazione o semplicemente l’inalienabile diritto di non essere molestate da un fischio in mezzo alla strada, i mezzi e gli strumenti possono essere molteplici. Sull’obiettivo, per , non dovrebbe esserci discordanza o ammissione di dibattito: il femminismo, nella sua accezione moderna, è intersezionale, mette in luce i privilegi di cui beneficiano alcune categorie a discapito di altre e si batte per una società dove vige la parità di genere, in ogni ambito e settore, da quello giuridico a quello sociale, dove ogni cittadinə deve sentirsi liberə nella propria espressione. Ma sembra che anche questa definizione – o obiettivo – sia spesso argomento di dibattito. Per chi bazzica in ambienti femministi o è entrato in contatto con realtà e persone che li frequentano, la reale essenza del femminismo sembra essere definita o, perlomeno, chiara, a prescindere dai mezzi per concretizzarla. Per quanto, infatti, le voci su come raggiungere gli obiettivi possano entrare in contrasto, c’è una voce concorde sulla sua realizzazione futura. Spesso, per , questa idea precisa e puntuale rimbalza da una voce all’altra, da un corridoio all’altro, da un posto all’altro, fino a diventare ci che non è.
Recentemente, mi è capitato di ascoltare una frase a dir poco agghiacciante “Il femminismo e il maschilismo sono la stessa cosa”. Il femminismo, quella lotta così complessa e appassionata, quei secoli densi di vittorie e battaglie in ogni dove, si era trasformato in un atteggiamento sessista e discriminatorio, caratteristica ben radicata del maschilismo: aveva subito un vero e proprio ribaltamento di significato. Per la persona che parlava, non vi era alcuna differenza ma una base di odio da un lato per le donne e dall’altro per gli uomini. Al di là della confutazione di questa frase, ci che è realmente importante è vedere come il femminismo, per chi non lo vive sulla propria pelle o per chi non vuole interessarsene, possa sembrare qualcosa di mostruoso – le nazifemministe odiano gli uomini e sono brutte e cattive – o qualcosa di opinabile – secondo me l’aborto non dovrebbe essere concesso.
Eppure, ridurre il femminismo e tutte le sue sfaccettature al pari del maschilismo vuol dire non conoscere un movimento che ha attraversato decenni di storia, che ha ottenuto risultati incredibili e che, ancora oggi, fa sentire la sua voce in modo trasversale.
Ascoltare frasi del genere deve essere un punto di partenza: quanto c’è di opinabile nel femminismo e quanto, invece, non dovrebbe esserlo? Una cosa appare lampante: l’informazione deve essere alla base dell’opinione. Queste frasi, spesso, sono costruite da persone che non conoscono abbastanza il femminismo – dalla sua storia alle sue protavoci, dalle sue vittorie alle sue sconfitte – e una opinione che si basa su una interpretazione distorta dei fatti, scevra di informazioni fondanti, non pu che essere incompleta e, in alcuni casi, erronea. Rifiutare qualsiasi nozione, concetto o informazione costituita dai fatti – la storia del femminismo, per esempio, o le lotte delle associazioni femministe
di oggi – non fa altro che irrigidire le opinioni infondate, che diventeranno sempre più polarizzate nei confronti del femminismo.
Una soluzione, oltre a informarsi a livello storico su un movimento che ha attraversato il globo, è ascoltare le voci di chi è più informatə e competente di noi: perchè se per alcuni argomenti ci affidiamo a espertə, sul femminismo siamo così restiə ad ascoltare chi il femminismo lo pratica? I nomi di attivistə si sprecano, le associazioni hanno sportelli informativi per rispondere a domande, i dibattiti – quelli seri, con persone professioniste del settore – vengono organizzati sempre più frequentemente. Proprio per il carattere trasversale e intersezionale del femminismo, le sue lotte si intrecciano con nozioni giuridiche, mediche, sociologiche, antropologiche, storiche. Se ci chiudiamo a riccio, rigettando l’idea del femminismo come movimento, con la sua lunga tradizione storica ed espressione di voci, idee e fatti, siamo allora ben lontanə dal capirne la matrice e il modus operandi.
Il femminismo è un prisma che abbraccia la nostra realtà, in ogni aspetto della nostra vita: la nostra opinione su di esso non pu che formarsi dopo averlo conosciuto in tutte le sue sfaccettature e conseguenze che ha nella nostra vita e in quella delle altre persone.
Elena Morrone
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