Recensioni

Il potere che ci appartiene: Nel paese delle donne selvagge di Matsuda Aoko

Harunobu, Cortigiana che fuma una pipa

C’è chi crede nell’aldilà. Chi prega una divinità specifica, per ragioni geografiche, personali, a volte anche poetiche. C’è chi fuma la pipa e si gode il presente. C’è chi si interroga e accetta di non sapere, che se qualcosa c’è davvero, lo scoprirà soltanto quando sarà questa vita terrena al suo termine a mostrare il passaggio successivo.

Iniziamo, quindi, da quello che sappiamo. Iniziamo dai nostri desideri terreni, da quello che l’esistenza ci dona e da quello che invece ci manca. Cosa vogliamo? Chi vorremmo essere?

Sono una donna molto carina.
Sono una donna molto carina e sensibile.
Sono una donna molto carina, sensibile e sexy. Sono una donna molto carina, sensibile, sexy e dolce. Sono…

Siamo sicure di sapere chi siamo? Tutti i livelli delle nostre scelte riflettono questa consapevolezza? Riusciamo a far fiorire il potere che ci appartiene attraverso la vita che conduciamo? Tante domande affollanno i numerosi personaggi di questa raccolta di racconti di Matsuda Aoko, talmente tante da aver bisogno di andare ben oltre la nostra quotidianità per trovare delle risposte.

E così, racconto dopo racconto, ci si inoltra guardinghe in una giungla incantata e feroce popolata da essere umani e Yōkai, fili di una rete intricata di connessioni che uniscono con la potenza di innumerevoli ponti il mondo che conosciamo e quello che ancora ci è ignoto. Ogni racconto è una storia a sé stante, ma è anche parte di un quadro più ampio che prende forma via via che si prosegue con la lettura. L’ombra di una storia può diventare protagonista di quella successiva. È la bellezza di questo mondo incantato che ha così tanto da offrire a chi a occhi per vedere.

Attraverso persone che non sentono il profumo di un fiore, alberi celebrati come divinità che questionano la sensatezza dei comportamenti umani e venditrici porta a porta che sfruttano la loro condizione impalpabile, si riscoprono i tratti nascosti di un io che quando interpellato non può che librarsi in una danza.

Matsuda sa offrire un’ampia complessità di messaggi mascherata dalle scene più diverse. Si inanellano così una serie di immagini stravaganti, a tratti malinconiche, ridicole, quasi sempre surreali. E questo mondo fantastico, con la sua profondità, acquisisce lentamente un senso fino a sembrare naturale. Fino a quando una fabbrica dove lavorano vivi e morti non sembra poi una questione così bizzarra. Fino al momento in cui conversare con lo spirito della principessa che protegge il castello di Himeji e discuterne le implicazioni può rientrare negli eventi della vita di ognuno.

Tuttavia, si nota un fil rouge che collega tutte le storie di questo libro prezioso ed è il sentire. Che si tratti di rabbia o della voce dell’identità personale, che sia l’urlo di dolore per una ferita che fatica a rimarginarsi o il sentimento di vittoria per una libertà riconquistata, tutte le vite e le morti che scorrono tra le pagine sentono, sentono e sentono. Sentono senza giudizio. E quando si rendono conto del potere del sentire, percepiscono il mondo che hanno intorno con più completezza.

Fece con calma un giro del castello, osservando il panorama fuori dalle sue numerose finestre. Nel silenzio, che regnava assoluto ora che non c’era più anima viva, si distingueva con chiarezza lo scricchiolio delle assi di legno sotto i suoi piedi. Dentro di sé, nel profondo dell’anima, Tomihime sapeva. Quella città, ora avvolta dall’oscurità, puntellata qua e là dalle luci delle case e delle insegne al neon dei negozi, le apparteneva. E quel bianco e radioso castello era un tutt’uno con lei. Quel posto era suo, per sempre e comunque.

Nel paese delle donne selvagge di Matsuda Aoko.

Scrittrice e traduttrice di talento. Con questo libro, Matsuda Aoko ha vinto il World Fantasy Award del 2021.

Tradotto in italiano da Gianluca Coci.

Alessandra Marrucci

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