Il femminismo è per tutti, di Bell Hooks, è la portata avanti del femminismo intersezionale: una teoria femminista grazie alla quale la società si liberi dei propri meccanismi gerarchizzanti e sia egualitaria. Bell Hooks cerca di togliere l’accezione negativa compresente alla parola femminismo, derivata da stigmatizzazione. In Il femminismo è per tutti, Bell Hooks porta avanti le proprie considerazioni, si sofferma sui risultati conseguiti e i rispettivi fallimenti, e sogna un mondo paritario, oltre le discriminazioni: “immaginate di vivere in un mondo dove ognuno di noi può essere quello che è, un mondo di pace e di possibilità”.
Una società scevra da discriminazioni, secondo la studiosa, è una società che investe anche nella lotta contro il classismo, l’imperialismo, il razzismo. Bell Hooks cerca di creare uno spazio adibito ad personam, in un mondo ove il sessismo è interiorizzato. Nel tentativo di dare un modello nuovo, che permetta unicamente all’ethos di costituire il criterio di valore, l’intellettuale pone una serie di critiche a tendenze odierne, quale la riduzione femminista alla questione individuale. Al fine di coinvolgere tutti, è necessario non marginalizzare nessuno, spingendosi in una direzione collettiva.
Gli stereotipi di genere sono gabbie interiorizzate, conseguenti a una cultura insediatasi nelle piccole e grandi percezioni delle cose. In una configurazione prescrittiva e descrittiva, il singolo si ritrova a fare i conti con ciò che dovrebbe essere e ciò che è, scisso tra educazione e aspettativa sociale. Le dinamiche di potere, come denota Foucault, sono anche microfisiche, capillari, di normalizzazione e in relazione dialogante con l’altro. E come può, l’individuo, essere consapevole del sottotesto culturale? Bell Hooks invita al pensiero critico, alla domanda, alla consapevolezza come rivoluzione unanime. Per fare ciò, l’Io è costretto a guardarsi dentro e a mettersi in discussione.
Già in Una stanza tutta per sé Virginia Woolf parla del corpo femminile come terreno pubblico, dell’identità autoriale della donna come incerta e angusta da conquistare, dell’esterno come categorizzato al maschile. La bipartizione tra maschile e femminile, tanto ancestrale quanto radicata, è anche divisione di spazi. Come venire meno a questa dicotomia? In una realtà diseguale, centrata sull’individualizzazione e sull’imposizione reciproca, il richiamo alla solidarietà di Bell Hooks si rende prezioso, unico e forte nel grande marasma.
Il passaggio, come descrive Zygmunt Bauman, da consumatore a oggetto, è o non è empowerment? Bell Hooks porta un’alternativa a un’idea epistemica del mondo, una via che possa rendere l’individuo pari all’altro, in una posizione comunicante perché “la mutualità è il fondamento dell’amore“. In virtù di una giustizia sociale, di un vero cambiamento, è bene rendersi parte della voce di Bell Hooks in quanto “il femminismo è per tutti“. Un movimento che non sia nel singolo, che non si chiuda nell’elitarismo, ma che parli a gran voce trasversalmente, in modo da rompere la gerarchizzazione imperante della realtà sociale.
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