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Linguaggio femminile e maschile: reale esistenza o scenario stereotipico?

Vi è mai capitato di pensare alle differenze del linguaggio maschile e femminile? Avete mai riflettuto su “come parlano le femmine” e su “come parlano i maschi”? Diversi studiosi di linguistica hanno dimostrato che le differenze nel linguaggio maschile e femminile sono parte di un costrutto sociologico. Questo vuol dire che la società si aspetta che le donne parlino in un certo modo e gli uomini in un altro. Esistono davvero queste differenze o sono solo il frutto di un pregiudizio sociale?

Come avevamo visto in altri articoli, il linguaggio crea discriminazioni di genere in ambito lavorativo (ricordiamo la questione sui nomi di professione discussa qui) e nella vita quotidiana (il dibattito sul “signorina” è ancora vivo). Recenti contributi suggeriscono che i vecchi stereotipi su lingua e genere stiano finalmente scomparendo, ma… solo per essere sostituiti da nuovi stereotipi. Vediamo insieme la loro evoluzione.

Gli antichi stereotipi su lingua e genere

La lingua femminile (LF) è sempre stata considerata l’eccezione rispetto alla lingua normale, ossia quella maschile (LM). I parlanti perciò sembrano considerare la lingua maschile come varietà neutra, mentre quella femminile come variante di scarto. Questo stereotipo sta piano piano sparendo dalla concezione sociale, anche grazie alle nuove rivendicazioni e alla sensibilizzazione sul tema.

Quali sono le caratteristiche prototipiche del linguaggio femminile? Secondo le teorie di Robin Lakoff, i principali tratti della lingua delle donne sarebbero collegati al loro timore di incorrere in giudizi negativi. Per questo le donne userebbero meno parole nuove, curerebbero di più la forma, direbbero meno parolacce e userebbero di meno il dialetto. Inoltre, tenderebbero ad essere più gentili utilizzando espressioni affettive come diminutivi e vezzeggiativi. Tutto questo denoterebbe incertezza ed esitazione, accompagnata da una naturale loquacità ed emotività. Sembra la ricetta perfetta per un cocktail di stereotipi.

Ma non finisce qui, anzi vi è una sezione dedicata alle caratteristiche del linguaggio maschile. Quest’ultimo sarebbe visto negativamente dai parlanti, poiché è privo di coinvolgimento emotivo, distaccato, spesso disinteressato; sarebbe organizzato poi in maniera schematica e sintetica. Inoltre, ricorrerebbe spesso al turpiloquio e ai dialettismi, essendo tipico degli uomini essere poco attenti alle formalità.

Cosa dimostrano le indagini sociolinguistiche al riguardo

Essenziale a questo punto diventa il riuscire a dimostrare, tramite le indagini condotte sui parlanti, se questi comportamenti linguistici siano verosimili. In generale, gli esperimenti in campo linguistico non confermano l’esistenza dei tratti ritenuti tipici delle donne. O meglio, una differenza di genere sembra esserci davvero nel linguaggio, ma essa è collegata alle singole situazioni comunicative. Ci si aspetta cioè che donne e uomini si esprimano in un certo modo.

Queste aspettative si creano fin da piccoli nelle nostre menti? Per dare una risposta è stata condotta un’indagine sociolinguistica dalla professoressa Rita Fresu (Università di Cagliari) nel 2015 su bambini e adolescenti italiani. Veniva chiesto loro di compilare un questionario e poi di attribuire dei testi a uno scrivente maschile o femminile, giustificando la propria scelta.

Sia i bambini che gli adolescenti sembrano riscontrare una diversità di linguaggio tra i generi. Ciò che invece stupisce è un dato molto particolare: mentre nelle indagini di Lakoff degli anni ’70 era il linguaggio femminile ad essere connotato negativamente, negli anni ’10 del Duemila sono i tratti tipicamente maschili ad avere un’accezione degradata. Ad esempio, quello che era il tipico schematismo maschile in Lakoff è ora descritto come superficialità sia dai ragazzi che dalle ragazze. Al contrario, un tratto come quello dell’esitazione lakoffiana è ora descritto come precisione tipica delle donne.

Il costrutto sociale sembra essersi ribaltato, giungendo a un nuovo stereotipo: si è passati a un’immagine positiva del linguaggio femminile e si va rafforzando una visione negativa di quello maschile.

Fonti: R. Fresu, Il linguaggio femminile e maschile: uno scenario (stereotipico) in movimento, 2015; R. Lakoff, Language and Woman’s Place.

Gloria Fiorentini

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