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Questo è il piacere: il #metoo raccontato in modo inedito

Alcune volte ci troviamo tra le mani dei libri di cui non sappiamo cosa pensare, in bilico tra pensieri diametralmente opposti.

È quello che succede con Questo è il piacere, che in poche pagine riesce a condensare la complessità umana quando si è travolti da uno scandalo e da pesanti accuse.

Mary Gaitskill scrive un breve racconto in cui affronta con sarcasmo uno dei più importanti movimenti sociali degli ultimi anni: il #metoo.

Questo è il piacere di Mary Gaitskill. Einaudi, 2021

#metoo e denuncia

La storia è sempre la stessa: un uomo di potere, privilegiato, spensierato, si trova improvvisamente (e a suo dire, inaspettatamente) accusato di molestie.

E così nel nostro racconto, un gruppo di donne stilano un elenco di uomini che, nell’ambiente editoriale, hanno molestato colleghe e sottoposte.

E il protagonista, pezzo grosso dell’editoria, trova “inaspettatamente” anche il suo nome nella lista.

La vita di Quin cambia improvvisamente: da uomo stimato e rispettato, ora deve affrontare le accuse e il disprezzo di chi lo circonda.

Una narrazione a due voci

Il libro ci prende in contropiede non tanto per la trama, ma per il modo in cui viene raccontata.

I capitoli si succedono con un’alternanza di voci: Quin, accusato di molestie, e Margot, una sua cara amica.

Mary Gaitskill, tramite le due voci narranti, riesce a toccare i principali punti di vista e a snocciolare stereotipi e luoghi comuni che ruotano attorno a questi casi.

Quin è il “classico uomo” accusato di molestie: quello che non si rende conto di nulla, quello che pensava di scherzare, quello che credeva fosse un gioco a due partecipanti, e non una prova di forza con uno sbilanciamento di potere a suo favore.

Pensa che la vita sia un gioco: ama scherzare, infastidire le persone, spingersi al limite, provocare. Ma nel suo gioco non ha mai messo in campo l’autodeterminazione e il consenso delle altre persone.

Quin è l’emblema della mancata educazione degli uomini e della società. Di fronte le accuse ricevute, analizza l’accaduto senza capire dove ha sbagliato e quale sia il problema.

È un uomo che ha sempre agito senza pensare alle conseguenze: è cresciuto in un mondo dove gli uomini potevano fare ciò che volevano e le loro azioni restavano impunite perché nessuno ha mai detto che fossero deplorevoli e sbagliate.

Ora si trova in un mondo che cambia, in cui le donne stanno acquistando spazio, voce e consapevolezza.

Dall’altra parte abbiamo Margot, che, in quanto amica e in quanto donna, si trova ad essere combattuta tra rabbia, comprensione e perdono.

Margot quindi, rappresenta la reazione dell’opinione pubblica che si spacca tra condanne, prese di posizione ed attenuanti.

Perfino Margot, durante i primi incontri con Quin, subisce comportamenti scorretti e molestie, ma dopo un secco e deciso “No”, i due arrivano ad una profonda e sincera amicizia.

Margot tende a giustificare. È influenzata dalla società, che ci ha insegnato a minimizzare, e dall’affetto che prova per Quin, perché di lui consce anche il bene.

Ma ben presto crescerà anche la rabbia: verso Quin, ma anche verso sé stessa, per la sua ipocrisia e per l’incapacità di aderire al movimento di lotta, prendendo posizione accanto alle altre donne.

Margot rappresenta quel momento di passaggio verso la consapevolezza del sistema di (dis)equilibrio e potere che c’è tra uomini e donne.

I personaggi di Quin e Margot diventano così emblematici, racchiudendo in sé il microcosmo della nostra società.

Un racconto umano

In tutto questo però non viene persa di vista l’umanità e la complessità delle cose.

L’autrice sicuramente non giustifica e non crea delle attenuanti a favore di Quin, ma mostra la realtà per ciò che è.

Quin non è solo un uomo che ha molestato le donne che lavoravano con lui, ma è anche un marito, un padre, un amico, una persona con pregi e difetti, che compie azioni buone e cattive.

Durante la narrazione ci sono dei momenti in cui proviamo simpatia per il personaggio di Quin, per il suo essere divertente, giovale, solidale con amici e amiche. Ma subito dopo ci sentiamo in colpa perché ci torna in mente ciò che ha fatto.

Quello che l’autrice vuole dirci è che la realtà può essere scomoda, da qualsiasi punto di vista la si voglia guardare. Anche prendere posizione è difficile. Anche quando si tratta della cosa giusta.

Non dobbiamo sentirci in colpa per il fatto di provare sentimenti contrastanti, per il fatto di avere pensieri che non sono subito in linea con il nostro credo e il nostro modo di agire, per il fatto di vedere sfumature di grigio al posto del bianco e nero.

Samo esseri umani, imperfetti e complessi, come la vita e le vicende che affrontiamo.

Quello che poi conta, è saper agire per il meglio e in modo consapevole.

violedimarzo

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