Copertina di "The disaster tourist" di Yun Ko-Eun

Coccodrillo 75: The disaster tourist di Yun Ko-Eun

Foto/dettaglio – Incidente nucleare di Fukushima Dai-ichi (marzo 2011)

AVVERTENZA: se state per partire per un viaggio verso luoghi remoti del pianeta non leggete questa recensione e tantomeno il libro (almeno fino al vostro ritorno).

Dopo Han Kang, faccio un’altra eccezione e mi sposto dal Giappone alla vicina Corea con quest’opera della scrittrice Yun Ko-Eun del 2013, tradotta e pubblicata da Mondadori nel 2023.

Il tanatoturismo, anche detto turismo dell’orrore o turismo nero (dark tourism in inglese), è quel ramo del turismo che prevede come meta luoghi di morte o tragedia. Facendo delle ricerche ho scoperto che non è una cosa tanto inusuale e va ben oltre il desiderio di riflessione sul passato, specialmente quando riguarda vicende successe per mano umana. Esistono visite guidate per visitare le rovine del disastro di Černobyl’, i luoghi di prigionia come Alcatraz, oppure scenari di battaglie storiche come Waterloo, ma anche boschi teatro di decisioni macabre, paesi colpiti da tirannia, attrazioni lugubri legate a tragedie, come vecchi luna park, cimiteri, edifici abbandonati legati a fatti di cronaca.

Non desta più scalpore una visita alle catacombe o al Colosseo, dove molti hanno perso la vita durante i combattimenti, perché i secoli che ci separano da quegli eventi conservano solo il valore storico e culturale di quei luoghi e avvenimenti. Ma cosa succede quando la destinazione di un viaggio prevede aree colpite da tsunami, disastri ecologici, scenari di guerra, esplosioni nucleari?

La protagonista di questo romanzo, Yona, lavora da più di dieci anni per la Jungle, un’agenzia turistica che si occupa di tutte le tipologie di turismo oscuro, in tutte le sue declinazioni.

Da dieci anni Yona rincorreva disastri naturali per trasformarli in pacchetti di viaggio, un lavoro che non aveva un comun denominatore con le curiosità di quand’era piccola. Aveva solo preso la mano a digitalizzare tutto – frequenza, intensità, numero di vittime, danni materiali – e a tradurlo in grafici colorati a lato della scrivania.

Va tutto bene, lei è un’appassionata del genere, fino a quando qualcosa si spezza e teme di essere in procinto di perdere il suo lavoro. Tra le varie prove inconfutabili, tra cui il mobbing subito e gli abusi in pieno stile gapjil coreano (nota in fondo alla pagina) che l’autrice denuncia apertamente in questo libro, si fa strada la paranoia della protagonista che sente il bisogno di un cambiamento. Minacciando di licenziarsi, viene invece invitata a usufruire di uno dei pacchetti offerti dall’agenzia, per prendersi un periodo di pausa. Sembra un’offerta generosa: un viaggio pagato dalla Jungle per farla tornare fresca e riposata e con rinnovata energia per svolgere il suo lavoro. Yona accetta.

Quello che segue è una serie di riflessioni sull’umanità, sulla mercificazione del dolore, sullo sfruttamento della povertà e sulla crisi ambientale. Tutto ciò che succede dopo la sua partenza è un’occasione per ragionare su che tipo di essere umano si vuole essere.

Se, nella società capitalista in cui viviamo, ogni cosa può diventare commerciabile, ogni idea un prodotto, ogni situazione monetizzabile, quanto ci vorrà perché in questo tutto rientri anche la vita umana? E quale sarà il limite? L’intimità con la persona a cui appartiene la vita in discussione? La sua conoscenza? Il fatto che abbia un volto e che non sia più soltanto un numero?

Questo eco-thriller coreano fa da cartina di tornasole a una società che ha superato il limite e che calpesta senza preoccuparsi delle rovine che semina. Vorrei che fosse un romanzo distopico e restasse in un futuro che non avrà la capacità di compiersi.

Buona lettura.

The disaster tourist, di Yun Ko-Eun

Classe 1980, Yun Ko-Eun è laureata in Scrittura creativa e finora ha pubblicato tre romanzi e tre raccolte di racconti. Fin dal suo esordio come scrittrice (2004) ha vinto numerosi premi e riconoscimenti in Corea e all’estero, come il CWA International Dagger nel 2021 per “The disaster tourist”.

Tradotto in italiano da Lia Iovenitti.

NOTA: Gapjil (갑질) è un termine coreano che descrive l’abuso di potere da parte di chi si trova in una posizione di autorità nei confronti dei propri subordinati. Si tratta di una forma di mobbing e molestia sul posto di lavoro, spesso caratterizzata da umiliazioni pubbliche, abusi verbali o fisici e altre forme di maltrattamento. Il termine deriva dalla combinazione di “gap”, che si riferisce alla parte più forte o dominante, e “eul”, che indica la parte subordinata.

Immagine di Alessandra Marrucci

Alessandra Marrucci

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