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Dal bookclub Storie di corpi – Melissa Broder “Affamata”

“Affamata” è un termine che rappresenta chi ha fame, ma anche chi è ridotto alla fame; una fame di cibo, ma non solo: di sesso, di successo, di vita.
È proprio questo termine che racchiude la storia di Rachel in “Affamata” di Melissa Broder, libro che racconta un disturbo del comportamento alimentare e, al contempo, la ricerca della felicità.

Il vissuto di Rachel è una storia di eccessi: dal controllo minuzioso del cibo, sia nello spazio (grammo per grammo), sia nel tempo (quando e per quanto tempo mangiare), sintomatico di uno spasmodico tentativo di rimanere magra, quindi “felice”, si passa al caos, al totale abbandono e all’esagerazione, tanto da arrivare a ingozzarsi senza sosta e, quindi, alla tristezza e alla castigazione.
La causa di questo cambiamento repentino è Miriam, persona che, agli occhi di Rachel, “era proprio grassa, come io non riuscivo a immaginarmi nemmeno nei miei incubi peggiori. Ma sembrava ignorarlo o fregarsene alla grande” e che, con anche arroganza, non rispetta i limiti imposti dalla protagonista.
È anche un libro che parla di desiderio: Rachel evita il cibo, ma in realtà lo desidera ardentemente, tanto che l’azione del mangiare diventa un rituale religioso, un tentativo di controllo a una ingordigia sfrenata, castrata. In Rachel c’è anche un forte desiderio carnale e sessuale, anch’esso represso (dalla madre, che è anche la società tutta), ma c’è anche una grandissima voglia di trovare la felicità, inizialmente ricercata nella magrezza, ma che piano piano viene scoperta attraverso l’ascolto e la fiducia nel corpo. Il suo corpo: elemento sempre presente nel libro, spesso silenzioso e messo da parte, che diventa, se ascoltato, un potente mezzo di realizzazione personale.
Oltre al suo disturbo, parte sicuramente assillante nella vita di Rachel, vengono toccati tantissimi altri temi: la bellezza e la sua percezione, la tradizione culinaria, la religione e, non meno importante, il conflitto tra Israele e Palestina, tematica importante in un momento storico cosi intenso.

Sicuramente non è un libro per tutt*: risulterà con molta probabilità antipatico, per certi versi repellente e disturbante, sia per chi si rivede in Rachel, sia per chi se ne distanzia; ma è un testo mai banale o semplicistico, ricco di spunti e riflessioni importanti. Non posso fare altro che consigliarne la lettura.

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Ilaria Rusconi

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