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Gender data gap nei test di car crashing

Statisticamente parlando, gli uomini hanno più probabilità di essere coinvolti in un incidente d’auto. Ma, quando a bordo c’è una donna, quest’ultima ha il 47% di possibilità in più di uscirne gravemente ferita, e il 71% di riportare ferite meno gravi. Tutto questo dipende dalla mancanza di dati raccolti durante i test di car crashing, ovvero i test che vengono fatti sulle automobili usando un manichino e simulando un incidente.

Simulare un incidente: il car crashing test

Il car crashing test è ormai utilizzato dagli anni Cinquanta nel settore automobilistico. Lo scopo è cercare di creare un’auto che possa ridurre drasticamente le possibilità di ferite gravi o mortali in caso di incidente. Per farlo, viene utilizzato un manichino alto 1.77 metri e pesante circa 70 kg: esattamente le caratteristiche di un uomo “medio”. Anche la la distribuzione dei muscoli e la spina dorsale sono tipicamente maschili. Dagli anni Ottanta invece, anche dei manichini con fattezze femminili sono stati utilizzati per le prove di car crashing, purtroppo mai come guidatori ma sempre come passeggeri. Inoltre, il manichino utilizzato è identico a quello maschile, semplicemente più basso.

Nel 2018, Astrid Linder, responsabile dell’ufficio sicurezza presso l’Istituto svedese di ricerca su strade e trasporti, ha presentato a una conferenza mondiale un rapporto sulle normative europee in materia di car crashing. Un’automobile, prima di essere messa in vendita, deve superare cinque prove.

a. Collaudo delle cinture di sicurezza

b. Due prove di collisione frontale

c. Due prove di collisione laterale

In nessuna di queste prove è richiesto l’utilizzo di un fantoccio con fattezze femminili. Proprio questo è il problema che evidenza Linder: nessuna normativa obbliga le industrie automobilistiche a considerare i corpi femminili nei test.

Conseguenze dei test sugli incidenti

Da una parte il manichino più piccolo non è un errore: le donne in media sono veramente più basse degli uomini. Quindi, mettendosi alla guida, dovranno mettere lo schienale più dritto e avvicinare il sedile per arrivare ai pedali. Dal punto di vista degli ingegneri che svolgono i test però, questa posizione non è standard, ed è considerata anomala – quindi non inserita nelle statistiche – nei car crashing test. In caso d’incidente, per una donna ci sarà un rischio più elevato di danni interni e alle gambe.

Anche in caso di tamponamento le donne rischiano di più: come visto sopra, i manichini donne sono bassi ma mantengono la muscolatura tipica maschile. Nella realtà però, le donne hanno una muscolatura del collo e della parte superiore del tronco meno sviluppata, quindi sono fino a tre volte più vulnerabili al colpo di frusta. I sedili delle auto sono troppo compatti, quindi non cedono sotto il peso del corpo femminile, il quale sarà spinto con violenza a seguito dell’urto e il contraccolpo sul tratto cervicale sarà maggiore.

Ad oggi, nonostante le norme dell’Agenda 2030 che mirano a eliminare la diseguaglianza di genere, in molti campi resta ancora molto da fare. Astrid Linder sta lavorando al nuovo prototipo di manichino femminile per i car crashing test, e speriamo che questo possa portare a una nuova consapevolezza sul gender data gap e su quanto influisca sulla nostra sicurezza.

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Gloria Fiorentini

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