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Magdalene Laundry: ‘Non possono toccarti se sei rispettabile’

Parliamo di femmine abbandonate. Rifiutate dalle famiglie, dagli amici, trascurate da uno Stato che avrebbe dovuto tutelarle. Questa è un’altra storia di donne non solo dimenticate, ma anche sfruttate e umiliate.

La nascita delle Magdalene Laundries

Durante il diciottesimo secolo cominciarono a nascere, in Inghilterra e Irlanda, una serie di istituzioni femminili a scopo benefico, inizialmente gestite dalle associazioni caritative protestanti ed in seguito controllate dalla Chiesa Cattolica. Il primo aprì nel 1765 e durarono fino al 1996, quando chiusero finalmente l’ultima casa.

Il nome scelto per queste istituzioni non è stato certo un nome casuale. Si ispira infatti alla vicenda del personaggio biblico di Maria Maddalena, narra la storia di come la prostituta si sia pentita e accostata a Cristo piangendo, diventandone la principale seguace. Una peccatrice che ha cercato di redimersi. Tenendo conto di questa storia di conseguenza lo scopo di questi posti era quello di accogliere le donne peccatrici. Coloro che erano cadute.

Inizialmente era stato pensato come un progetto di sostegno per le donne costrette alla prostituzione o per coloro che non riuscivano a gestire una gravidanza, ma nel momento in cui i religiosi cattolici presero il controllo di queste istituzioni le cose cambiarono. L’aspetto divenne quello di un luogo di detenzione. Le donne vi erano imprigionate, private dei loro diritti umani e abusate, tenute contro la loro volontà. E la prostituzione non era l’unico motivo per cui finire in un luogo simile. Sotto osservazione era qualsiasi comportamento o azione in contrasto con i pregiudizi di una società benpensante.

Definite birichine, scandalose, erano sempre molto giovani e costrette ad anni di preghiere e penitenze. Giovani donne a cui era insegnato che sbagliavano qualsiasi cosa facessero. Questi luoghi erano camuffati come centri di riabilitazione, ma queste donne raramente ne uscivano vive. Se all’inizio erano stati pensati come luoghi riabilitativi di breve termine con l’arrivo dei cattolici invece queste donne si ritrovarono segregate.

La vicenda cominciò a salire in superficie quando venne venduta una parte di un convento di Dublino e scoprirono una fossa comune contenente 155 corpi di ragazze, moltissimi senza un certificato di morte. Lo scandalo cominciò a scoppiare: si calcola che furono almeno 30.000 le donne che siano state detenute in queste case in tutta Irlanda. L’ultima fu chiusa nel 1996, ma fino al 2013 non c’è stata nessuna dichiarazione formale di scuse, anche se nel 2001 il governo irlandese ha infine ammesso che si trattava di istituti di abuso.

Rinchiuse dai pregiudizi di una società perbene

Ma chi erano queste cadute?

Coloro che per la Chiesa si erano allontanate dal retto percorso morale, chi aveva fatto sesso prima del matrimonio, chi era rimasta incinta e le vittime di stupri ed incesti. Ancora una volta nella storia i corpi delle donne hanno avuto una sola rappresentazione: peccato. E come tale devono essere puniti puniti. All’interno delle Magdalene Laundries le condizioni di vita erano dure: le ragazze erano rinchiuse e costrette ai lavori forzati, e, quando riuscivano a scappare, la polizia le riportava sempre indietro.

Tagliavano loro i capelli ed era dato loro un nome biblico. Lo scopo era quello di cancellare la loro precedente identità e trasformarle in penitenti. La loro giornata cominciava alle sei del mattino e lavoravano tutto il giorno nelle lavanderia, senza ricevere alcuna paga. Questo portò a coloro che gestivano questi luoghi grandi guadagni, dati dal fatto di avere un’ingente manodopera totalmente gratuita. Le ragazze stavano in dormitori freddi, con scarsa igiene e poco cibo e le punizioni preferite erano l’isolamento e il digiuno forzato. Oltre agli abusi verbali.

Come ogni centro di internamento i visitatori erano scoraggiati e le lettere censurate o addirittura eliminate. Le ragazze non potevano nemmeno instaurare un rapporto di amicizia tra loro, era severamente proibito per far sì che non provassero a fuggire o trovare una qualche consolazione. Il film Magdalene (The Magdalene Sisters) di Peter Mullan (2002) racconta la storia di tre ragazze internate ma sopravvissute.

Da sinistra, Margaret, Rose e Bernardette

La prima, Margaret, stuprata da un cugino durante la celebrazione di un matrimonio, quando parlò di quello che le era successo il padre la fece portare via. Diversa, quasi sottile, la vicenda che coinvolge invece Bernardette: ragazza affascinante, punita le attenzioni che attira. Le suore del convento la reputano maliziosa, una tentatrice che dev’essere punita prima che combini qualcosa. Infine Rose, rimasta incinta prima del matrimonio, un disonore per la famiglia che le porta via il figlio e la condanna ad essere rinchiusa. Le tre ragazze sono considerate delle peccatrici all’interno di una società cattolica e profondamente conservatrice. Lo scopo della loro reclusione è quello di mondare la propria anima, lavorare e pregare per potersi redimere ed ottenere un posto in paradiso.

Tutti i personaggi che circondano le tre ragazze, le loro famiglie, le suore, ma anche chi incontrano per caso, sono tutti permeati dal giudizio morale. Oltre al fatto che, ripudiate dai loro cari, si ritrovano a lavorare in modo estenuante senza neppure ricevere un salario, scoprono una vita di privazioni e castighi corporali. Alcune di loro erano condotte in manicomio senza alcuna spiegazione, picchiate e punite se violavano le regole del silenzio ma anche un’altra importante regola: non si fa amicizia. Nel film ad una delle altre ragazze capita un destino tragico: considerata mentalmente instabile a seguito delle molestie ricevute da un prete, le suore la rinchiudono in un ospedale psichiatrico dove morirà dopo qualche anno.

Ma in fondo, se sei in una posizione rispettabile, non possono toccarti.

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Erica Nunziata

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