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Olimpiadi di Parigi 2024: inviata speciale

A 3 giorni di distanza dalla cerimonia di chiusura, io, Selenia Romani, sono finalmente in grado di raccogliere le idee. In quanto collaboratrice del blog di Viole di Marzo, sono felicissima di poter riportare la mia umile esperienza alle Olimpiadi di Parigi 2024.

In realtà, l’idea di andare a vedere le Olimpiadi e approfittare della “vicinanza” alla città dove si sono svolti i Giochi, è stata del mio fidanzato. Inizierò quindi dandovi un avvertimento: se volete davvero comprare i biglietti per un evento del genere, armatevi di pazienza. Cercare di comprare i biglietti per le Olimpiadi è stato un lavoro a cui il mio ragazzo ha iniziato a dedicarsi a Gennaio/Febbraio 2023, mettendosi in lista. A maggio 2023 è finalmente arrivato il suo turno. Ha avuto 2 giorni per vedere i biglietti rimasti e cercare di comprare ciò che poteva interessarci. I prezzi sono alti, soprattutto per gli sport più quotati e interessanti delle Olimpiadi. Così, facendoci qualche conto in tasca, siamo riusciti ad aggiudicarci 2 giornate di basket maschile (4 partite) e una giornata di atletica, con diverse discipline.

La vostra inviata allo Stade de France

Riflessioni e aggiornamento pre-partenza

Queste Olimpiadi hanno dato da discutere sin dalla cerimonia di apertura, sia nel bene che nel male. Cerchiamo di dare un ordine alle cose.

Sin dal loro inizio, queste Olimpiadi promettevano di essere tra le più inclusive della storia. Nell’hotel vicino al villaggio Olimpico a Saint-Denis, sono state allestite delle stanze speciali, come delle nursery, dove le atlete e i loro partners potessero allattare e dormire insieme ai figli. Questo investimento ha avuto l’obiettivo di aiutare le atlete a conciliare la maternità e la carriera sportiva. Dopo le Olimpiadi di Tokyo in cui i contatti tra gli atleti erano al minimo a causa della pandemia, a Parigi hanno distribuito 300 mila preservativi per promuovere non solo la socializzazione, ma soprattutto l’attenzione alla prevenzione. Inoltre, dalle stime fatte, sembra che alle gare di Parigi abbiano partecipato almeno 175 atlet* appartenenti alla comunità LGBTQIA+. Oltre a ciò, dopo 128 anni dalle prime Olimpiadi moderne, finalmente il numero di atleti uomini e donne coincidono.

“Qui non c’è spazio per abusi basati sul genere e violenza sessuale” – Cit. dai cartelli in giro per Parigi

Questi sono tutti grandi risultati. Eppure è bastata la cerimonia di apertura per dare il via all’odio e alle discriminazioni. E anche se mi costa dirlo e mi fa vergognare, moltissimo di questo odio viene proprio dall’Italia. Il nostro ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, ha criticato la performance delle Drag Queen perché secondo lui la scena ricordava l’Ultima Cena di Leonardo Da Vinci. Tutto ciò rappresentava un’offesa e la presa in giro di un simbolo caro a milioni di cristiani. Ed era solo il primo giorno.

Nei giorni precedenti alla mia partenza per Parigi è scoppiato il caso Angela Carini – Imane Khelif e i nostri politici ci hanno aggiunto i loro doverosi carichi da 90… Di chi sto parlando? Beh, in primis del nostro presidente Giorgia Meloni, che ha apertamente dichiarato che “alcune tesi portate all’estremo, rischiano di impattare soprattutto sui diritti delle donne”. Hanno fatto subito seguito i post di Salvini e Roccella, i quali hanno criticato la decisione del comitato olimpico di lasciar gareggiare un “pugile trans” contro la Carini.

C’è solo un piccolo problema: Imane Khelif è a tutti gli effetti, biologicamente, una donna. I suoi livelli di testosterone, comunque approvati dal comitato olimpico, sono semplicemente più alti del normale. A causa di ciò, si può dire che l’atleta rientra nello spettro dell’intersessualità, il quale comprende anche la variazione del livello di ormoni. Insomma, non proprio una bella figura per l’Italia, considerando che la Khelif ha anche deciso in questi giorni di sporgere denuncia contro chi ha alimentati il cyberbullismo contro di lei.

30/31 luglio: Parigi, triathlon e pallacanestro.

A mio modesto parere, poche città possiedono il fascino di Parigi ed è per questo che cerco di tornarci tutte le volte che posso. Il 30 luglio, al nostro arrivo è stata d’obbligo una passeggiata lungo le rive della Senna per immergerci nell’atmosfera parigina. Altrettanto doverosa è stata, considerata l’occasione delle Olimpiadi, la nostra visita alla Fiamma Olimpica. L’imponente pallone aerostatico con la fiamma accesa che sovrastava i cieli di Parigi nei giorni scorsi, riposava serena nei Jardin de Tuileries, vicino al Louvre.

La Fiamma Olimpica a Parigi 2024.

Il 31 luglio, dopo una buona colazione parigina, ci siamo avventurati verso la Tour Eiffel. All’altezza del Ponte du Alexandre abbiamo potuto assistere alla parte ciclistica del triathlon maschile. L’evento che era inizialmente previsto per il giorno precedente, era stato infatti rimandato. La causa era l’inquinamento delle acque della Senna, di cui molti atlet* si sono lamentati anche in seguito. La bellezza del poter assistere anche senza biglietto, alla parte ciclistica della gara che si svolgeva tra le vie centrali della città, è stato senza dubbio un punto a favore di queste Olimpiadi. Infatti, non svolgendosi tutte in periferia, le gare sono entrate a far parte dello charme di questa capitale, rendendomi ancora più felice della scelta di fare questa vacanza.

Nel pomeriggio, ci siamo recati invece allo stadio Pierre Maurroy di Lille, città a nord di Parigi, dove venivano ospitate le partite di basket. Inutile dire che la passione per questo sport mi è stata attaccata dal mio fidanzato, il quale non vedeva l’ora, come me, di assistere alla partita degli USA contro il Sud Sudan.

Postazione olimpica Hotel de Ville: la vostra inviata prova il tiro a segno.

2, 3 e 4 agosto: ancora basket, ma soprattutto atletica!

Mentre il primo agosto ci siamo concessi una fuga di un giorno alla Reggia di Versailles, allontanandoci dal caos parigino, il 2 siamo tornati di nuovo a Lille per altre partite di basket. Visti i nostri continui spostamenti tra le due città, va fatta una menzione d’onore all’organizzazione di questi Giochi. Nonostante le cose non fossero iniziate nel verso giusto, visti i numerosi ritardi e problemi sulle linee di trasporto della SNCF (ferrovie francesi) dal giorno di apertura delle Olimpiadi, la nostra esperienza è stata a tutti gli effetti impeccabile. I treni sono sempre partiti e arrivati in orario e le metropolitane, sia a Lille che a Parigi, non hanno mai avuto intoppi.

Ma arriviamo finalmente alla giornata (e allo sport) che per me è sempre stata un po’ l’emblema delle Olimpiadi: l’atletica. Lo Stade de France, situato a nord di Parigi, ha ospitato tutte le discipline comprese nell’atletica e ha creato uno scenario suggestivo. Lo stesso era capitato allo stadio di Lille durante il basket.

Stade de France (giorno)

L’atmosfera all’interno degli stadi durante un’Olimpiade è qualcosa di elettrizzante. Non è come andare a vedere una partita di calcio, non ci sono tribune o tifosi contrapposti che fanno a gara a chi urla più forte per incitare la propria squadra o denigrare l’altra. Durante le gare di una Olimpiade infatti, si applaude e si grida per dar forza agli atleti del proprio paese, ma si applaude e si incitano anche tutti gli altri. Questa credo sia l’armonia di cui si parla quando si dice che lo sport dovrebbe unire e non dividere. C’è una sorta di rispetto reciproco e di mutuo sostegno. L’ho visto bene nella signora tedesca seduta accanto a me. Dopo avermi chiesto la nazionalità, lei applaudiva più forte, alzando i pollici in su, anche quando un italiano superava una qualifica o faceva un buon tempo.

Dal tabellone dello Stade de France, Marc Jacobs alle qualificazioni 100m uomini.

Nella prima mezza giornata di gare abbiamo assistito alle qualificazioni del salto con l’asta uomini (ma Duplantis chi lo ferma più?!?!?!?), ai turni preliminari dei 100 metri uomini (grandi Jacobs e Chituru!), ai ripescaggi degli 800 metri donne e al lancio del disco e salto con l’asta del Decathlon maschile.

La sera allo Stade de France.

Nella seconda parte della giornata, dal tardo pomeriggio, lo Stade de France ha ospitato altre grandi gare e grandissim* atlet*. Prima tra tutte, le semifinali e la finale dei 100 metri donna, dove ho trovato supporto e sostegno tra tutte le atlete in gara. Assistere alla gara della Dosso è stato emozionante, indipendentemente dal risultato. Come ci ha insegnato la 19enne Benedetta Pilato dopo il suo quarto posto nel nuoto, vincere non è tutto. La soddisfazione di arrivare alle semifinali o in finale è comunque una cosa grande.

Semifinale 100m donna – Zaynab Dosso (Italia) in corsia 1

La pioggia di quel giorno ha creato non pochi problemi, sia ai lanciatori della finale del Getto del Peso uomini, che alle saltatrici donne del salto triplo. E’ stato un peccato vedere il peso scivolare dalle mani degli atleti durante il lancio, com’è capitato al nostro Leonardo Fabbri. La pedana bagnata di sicuro non ha aiutato Dariya Derkach nel salto triplo.

Dariya Derkach nel salto triplo femminile.

La staffetta 4×400 mista e i 1500m uomo del decathlon hanno concluso la nostra giornata di atletica. Il 4 agosto, a malincuore, abbiamo abbandonato Parigi e i Giochi per tornare in Italia.

Fine dei Giochi (Olimpici)

Prima della cerimonia di chiusura dei Giochi dell’undici di agosto, abbiamo fatto in tempo a guadagnarci qualche altra soddisfazione grazie ai nostri atleti azzurri. Sara Errani e Jasmine Paolini ci hanno regalato l’oro nel doppio femminile di tennis, medaglia che non si vedeva letteralmente da un secolo (1924). Alice Bellandi si è aggiudicata l’oro nel judo e con il suo bacio alla compagna dopo la vittoria, sembra aver ammutolito la nostra presidente del Consiglio Meloni… GRAZIE ALICE! Anche Alice D’Amato e Manila Esposito hanno conquistato rispettivamente oro e bronzo nella trave e la nostra nazionale di pallavolo femminile ha conquistato la medaglia d’oro per la prima volta. Dopo tutte le offese subite da alcune di queste pallavoliste, specialmente Paola Egonu, questa soddisfazione ci voleva!

Lo sport e le Olimpiadi in special modo, dovrebbero essere una macchina, un veicolo per mostrare a tutti i Paesi come restare uniti, come questo sia davvero possibile nonostante i conflitti in atto. Resterà nella storia il selfie degli atleti delle due Coree, insieme dopo la vittoria. Oppure i diversi atleti della comunità LGBTQIA+ che baciano i propri partners di fronte alle telecamere, in sprezzo dell’omofobia. O quando la velocista afghana Kimia Yousofi, dopo la sua gara dei 100 metri, ha mostrato il retro del suo pettorale dove c’era scritto “Istruzione, sport, i nostri diritti”, per protestare contro il regime talebano in Afghanistan nei confronti delle donne. I conflitti del mondo sono tanti, ma ogni 4 anni, grazie alle Olimpiadi, sembriamo riuscire in parte a unirci e metterli da parte. Speriamo di riuscire a continuare a migliorarci sempre.

Picture of Selenia Romani

Selenia Romani

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