Benvenuti all’Hotel Cortez!
Per gli amanti del genere dell’orrore non può passare inosservata la visione della quinta stagione della serie American Horror Story, del genio Ryan Murphy. Il lussuoso Hotel Cortez apre le proprie porte allo spettatore e appare, tra i protagonisti, una eclettica Lady Gaga nei panni della Contessa Elizabeth. La Contessa possiede l’Hotel Cortez e mostra subito ciò che la rende così intrigante: è affetta da un virus simile al vampirismo, per cui si nutre di sangue umano per mantenere bellezza e giovinezza. Seguendo gli episodi, ci accorgiamo che non è immortale, ma semplicemente il suo sistema immunitario trae forza dal sangue umano per donarle vitalità e salute. Affascinante e sanguinaria, si muove tra gli altri personaggi manipolandoli, squarciando le gole delle sue vittime e godendo degli atti sessuali coi suoi numerosi amanti. Il marito, James Patrick March, il costruttore dell’Hotel, ma ormai fantasma, condivide con la moglie questo spietato sadismo.
La Contessa soffre quindi di una forma di emofilia che la costringe a nutrirsi di sangue umano e ha un appetito sessuale insaziabile, ma non è un vampiro nel senso classico del termine. Come il marito (J. March è ispirato al serial killer statunitense H. H. Holmes), anche il personaggio portato in scena da Lady Gaga ci ricorda qualcuno. Inquietante, attraente e sadica, così è ricordata la contessa ungherese Erzsébet Báthory.
La leggenda della Contessa Sanguinaria
Il culto vampiresco affonda le radici nelle leggende e credenze popolari, tra i suoi fondatori, oltre al famoso Vlad III, una donna additata colpevole di aver ucciso centinaia di giovani, dandole la fama di serial killer più prolifica nella storia. Molti sono gli episodi che hanno contribuito a costruire la leggenda di donna violenta e senza scrupoli. Uno di questi racconta che durante, nella sua giovinezza, la futura Contessa avrebbe assistito a violenze di ogni tipo, ma ad una in particolare. Alla corte del padre, invitarono un gruppo di zingari ad esibirsi, ma uno di loro, colpevole di aver venduto il figlio ai turchi, fu condannato. La bambina, attirata dalle urla, si recò presso il luogo dell’esecuzione. Ad un cavallo steso a terra squarciarono il ventre e lo zingaro venne inserito all’interno con solamente la testa fuori. Un soldato ricucì poi il ventre del cavallo e così il malcapitato morì lentamente.
Lo stesso marito della contessa, Ferenc Nádasdy, si racconta fosse un sadico noto con il nome di Cavaliere Nero per il suo ruolo truculento nelle battaglie alle quali partecipava. I coniugi, assieme, si dilettavano nella tortura dei propri servi nei modi più disparati. Ad esempio, le ragazze erano cosparse di miele e poi legate, nude, vicino ad un alveare. Oppure lasciate all’esterno senza abiti e cosparse di acqua fredda, finché non morivano assiderate.
Se già l’aura attorno alla coppia sembrava spaventosa, quando la malattia le portò via il marito, la situazione peggiorò. Si dice che partecipò ad orge e pratiche di flagellazione organizzate da una parente, nei periodi di noia in cui il marito si trovava in guerra e che proseguì anche dopo la dipartita dello sposo. Incontrò Dorothea Szentes, esperta di magia nera, che incoraggiò le sue tendenze sadiche. Degenerarono le pratiche di tortura sui servi, si dice che si fece realizzare la leggendaria vergine di ferro (uno strumento di tortura) e alcuni accennano ad un suo diario personale sul quale sarebbero annotati i nomi di addirittura 600 vittime. Ancora oggi è possibile visitare le rovine del castello di Čachtice (Slovacchia), dove lei si trasferì alla morte del marito.
Vampirismo
La storia legata al sangue cominciò un giorno che, torturando una ragazza, le finirono delle gocce di sangue sulla mano. Successivamente, la Contessa si convinse che in quel punto la sua pelle fosse ringiovanita e, ossessionata dalla paura della vecchiaia, si recò dagli alchimisti. Non solo confermarono questa sua convinzione, ma le dichiararono anche che il sangue di giovani vergini nobili sarebbe stato ancora migliore. Il sangue delle nobildonne non poteva essere paragonato a quello delle schiave.
Perciò la Contessa istituì presso il castello un’accademia per istruire giovani nobildonne. Questa fu la strategia perfetta per portare via dalle famiglie giovani innocenti delle in tempi di guerra. Sarebbe passato molto tempo prima che qualcuno le cercasse, ma infine, le voci delle sparizioni si fecero assordanti e, durante un’inquisizione, scoprirono tutto ciò che nascondeva, tra strumenti di tortura, cadaveri e prigioniere. La condanna? Murata viva in una stanza del suo castello con solo un foro per il cibo, morì quattro anni dopo, senza essere mai ascoltata.
La realtà dietro la leggenda
Erzsébet Báthory nacque nel 1560 in Ungheria. Il suo albero genealogico comprendeva eroi di guerra e guerrieri protettori dai turchi. La sua famiglia, tra XVI e XVII secolo, era molto influente e potente. Ma, a causa di continui incesti e matrimoni tra consanguinei, c’erano molti casi di disturbi mentali, attacchi epilettici e schizofrenia.
La giovane Báthory aveva quindi già una storia di malattia mentale alle spalle e, durante la sua giovinezza, si trovò esposta alla visione di pratiche violente, torture, esecuzioni. A 15 anni andò in sposa al conte Nádasdy . Il loro fu un matrimonio importante, tanto che ricevette l’invito anche il sovrano del Sacro Romano Impero. Alla morte del marito, la Contessa aveva tra le mani enormi ricchezze e potere su vasti territori, data sia dalla sua famiglia d’origine che dal suo matrimonio.
Negli anni aumentarono i dettagli macabri riguardo alla sua storia, tanto che si arrivò ad affermare che facesse dei veri e propri bagni dentro il sangue delle sue vittime per poter riacquistare vitalità. La sua vita fu condita pure da episodi di vampirismo e cannibalismo. Le uniche informazioni che abbiamo riguardo alla Báthory sono i documenti e le deposizioni del suo processo, alla quale la donna non partecipò e dopo il quale ricevette la condanna per 80 omicidi.
Certi li ritengono affidabili, mentre negli ultimi decenni ha cominciato a farsi strada l’idea che le accuse nei suoi confronti possano essere state architettate per motivazioni politiche. Ricordiamoci che parliamo di una donna, nel 1600, con enormi potere e ricchezze e si accenna al fatto che la casata degli Asburgo (Austria) avesse contratto nei confronti della sua famiglia un grosso debito. Gli interessi maschili dell’epoca avrebbero, non a caso, potuto influenzare tutta la sua situazione.