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“Il canto del corpo. L’erotismo femminile raccontato attraverso lo sguardo delle donne” di Caterina Corni

In “Why Have There Been No Great Women Artists” I said I thought that simply looking into women artists of the past would not really change our estimation of their value. Nevertheless, I went on to look into some women artists of the past and I found that my own estimations and values had in fact changed.
Linda Nochlin, “The Linda Nochlin Reader”

Il mondo dell’arte, come è noto, è costellato da nomi maschili: sembrerebbe che ogni fase della storia dell’arte sia scandita da un grande artista uomo che, grazie al suo talento eccezionale, ha rivoluzionato la pratica artistica. Se però guardiamo con attenzione le opere dei cosiddetti grandi artisti, non si può fare a meno di notare la presenza costante, quasi ossessiva, del corpo femminile: seppur rappresentate solamente attraverso lo sguardo maschile, le donne sono ovunque. L’assidua raffigurazione del femminile da parte degli uomini fa sì che il corpo femmineo in arte resti solamente un orpello, un bell’oggetto da esibire e mai un soggetto attivo e partecipe.

È soprattutto grazie allo studio e alla ricerca di curatrici e studiose che oggi, però, conosciamo il valore e il grande apporto che le donne artiste ci hanno lasciato, ridonando loro il meritato spazio dopo secoli o anni di cancellazione. Una di queste promotrici è Caterina Corni, curatrice della mostra “Il canto del corpo”, terza di una serie di esposizioni dedicata al corpo delle donne. La location è un’ulteriore particolarità del progetto: le opere si trovano all’interno delle sale dello Studio Medico Boscovich, spazio che diventa non solo di cura del corpo, ma anche della mente. A partire dal 1500 ai giorni nostri, Corni ha ripreso una serie di opere di artiste a cui è stato dato un taglio contemporaneo attraverso la manipolazione dell’immagine. Grazie a questa scelta, le opere selezionate sembrano degli scatti presi da delle scene di un film, aggiungendo ulteriore dinamismo e carica emotiva alla scena.

Compare, ad esempio, Maria-Guillemine Benoit con “Ritratto di una donna nera” una delle rare rappresentazioni di un corpo nero femminile. Benoit sceglie coraggiosamente questo soggetto in un momento in cui la schiavitù non è stata totalmente eliminata nel contesto francese del 1800: insomma, un atto rivoluzionario in un periodo storico complesso. Tra le artiste troviamo anche un autoritratto di Virginia Oldoini, considerata ai tempi la donna più bella d’Europa. La sua storia di ribellione, essendo una delle prime a farsi rappresentare seminuda, non può che ispirarci e spingerci a superare i confini tracciati dalla società. Altre artiste in mostra sono Rosalba Carriera, Marietta Robusti, Francesca Woodman,
Elisabetta Sirani e molte altre ancora: un itinerario che attraversa diversi tempi e spazi aggiungendo alla storia dell’arte canonica un grande repertorio di artiste. Il progetto di Caterina Corni, insomma, è un’ispirazione costante.

Ma non solo: le artiste esposte, ora finalmente valorizzate, aggiungono e arricchiscono la narrazione che da secoli si è fatta dell’arte, offrendo un contributo attivo, a loro mai riconosciuto, e uno sguardo completamente nuovo.

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Ilaria Rusconi

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