Cattive Madri.

Il ruolo dei mostri nella nostra società

Se pensiamo a qualcosa di mostruoso la nostra mente tende ad immaginarsi qualcosa di minaccioso, sconosciuto, sicuramente anche pericoloso. Un qualche cosa che sfugge alla nostra razionalità e che, inconsciamente, sentiamo il bisogno di sottomettere. Il mostro sfugge alle leggi della natura, può essere un ibrido, come Echidna, la madre dei mostri, ha forma inafferrabile, spesso è anche antropomorfo (lo sono i Ciclopi della mitologia greca). Ma in che modo il mostro, che popola miti e leggende antichi, trova spazio nella nostra società moderna?

Ha lo stesso ruolo che ha all’interno dei miti greci: porre l’altro, il diverso, fuori dalla condizione umana percepita dall’Occidente come razionale. Ciò che sfugge alla nostra razionalità va deumanizzato e mostrificato, con una conseguente autoproclamazione di superiorità da parte nostra. Ma anche conseguente odio, a nessuno piacciono i mostri. Mostri sono gli stranieri, le persone con disabilità, ma anche le donne e i serial killer. Toccano i tasti delle nostre più profonde incertezze ed insicurezze, le cose alle quali non sappiamo dare una spiegazione.

Mostro è ciò devia completamente dal costrutto sociale di normalità.

Moderne Echidna

Echidna, la donna dal corpo di serpente, progenitrice dei mostri che affollano i miti e contro cui lottano gli eroi greci, è La Madre che rappresenta la genesi del male. I suoi figli (Cerbero, Chimera, Sfinge, per citarne alcuni) sono la raccapricciante prole che devasta il mondo. Una prole che però ha un ruolo necessario in quanto forza caotica necessaria nell’equilibrio cosmico e sociale.

ECHIDNA, WITH HER OFFSPRING, CERBERUS AND CHIMERA

I mostri danno un volto alle paure, ci permettono di guardarle da fuori, di prenderne le distanze e padroneggiarle. La loro funzione è senz’altro catarchica.

I nostri mostri oggi non sono draghi, idre a più teste o leoni, ma sono i serial killer. Persone come Ed Gein, Ted Bundy, Jerry Brudos, Charles Manson, che tutti identifichiamo come malvagi, come altro da noi.

E le Echidna sono le loro madri.

Accusate di essere matrici di un omicida, di aver dato vita a dei mostri. Di essere bigotte, spietate, violente e crudeli. Troppo religiose o troppo permissive. Nella maggior parte dei casi, schiave delle loro stesse famiglie d’origine. Le Echidna umane e abusanti.

Queste madri occupano lo spazio pubblico solo in quanto madri di e questa di per sé è già una gabbia. Una gabbia che confina le donne e protegge gli uomini e, di conseguenza, sposta la colpa dall’omicida a chi gli ha dato la vita. La società non smette di ricordarci che ogni killer è colpa di una madre e così la responsabilità della violenza maschile viene spostata su una figura femminile.

E’ curioso osservare come si parli poco e con trascuratezza delle assenze dei padri. Il più delle volte mostrano un ruolo periferico, la madre invece è sempre certa. C’è sempre un’aura di sacralità intorno al suo ruolo; lei è colei che ti ha dato la vita, che ti nutre attraverso il suo seno e le sue parole. Tutti siamo figli di una madre e sembra, troppo spesso, solo suoi.

Salvaguardare chi?

Non è strano osservare le assenze paterne all’interno di una società che ha basato il suo intero funzionamento su un modello familiare preciso e intransigente. Due ruoli ben distinti che vanno rispettati per salvaguardare il presunto benessere dei figli. Il padre è colui che provvede, gli è impedito di instaurare un legame, non è partecipe attivamente alla vita emotivo-relazionale dei figli. Eppure è sempre un’ombra, che illumina ancora di più gli sbagli delle madri.

Ci sono miriade di esempi narrati dalla cronaca comune per cui sono state additate le madri come colpevoli di aver dato vita ai mostri. Se siete apppassionat* di true crime ed horror saprete sicuramente quanto la figura femminile della madre influenzi in maniera totalizzante il serial killer. Norma Bates è la madre di Norman. Clarnell Stage è la madre di Edmund Kemper. Kathleen Maddox ha solamente 16 anni quando mette al mondo Manson. Il padre biologico di Ted Bundy restaa sconosciuto e la madre si ritrova a 22 anni con un figlio fuori dal matrimonio. La madre di Jerry Brudos è definita come dominante, autrice di violenze psicologiche e fisiche sul figlio, che avrebbe fosse una figlia. Serafina Marano, madre di Leonarda Cianciulli, fu rapita e violentata e da quella violenza nacque Leonarda.

I nomi di queste donne sono ricordati solo in accordo al loro ruolo come genitore di una persona che ha commesso crimini, nefandezze, atti violenti e macabri. Le madri dei mostri, come a volerci ricordare che tutto quel male a cui non possiamo, o non vogliamo, dare una spiegazione è uscito dal corpo di una donna. E così è sempre sua la responsabilità, dimenticandosi che un contesto familiare si crea attrraverso più persone e non da una sola, alla quale però è comodo scaricare tutti i fardelli e le colpe.

Le colpe delle madri sono tra le più disparate, dall’essere state assenti, al pretendere un eccessivo perfezionismo, all’essere una figura dominante e crudele. Eppure di rado si parla degli effetti dell’assenza del padre. La madre è ricordata come colei ti castra, è una figura ingombrante e tirannica. E in questo modo, mentre i padri spariscono nelle sabbie del tempo, le madri invece no. Sono assorbite dalla maternità, vivono per i figli e diventano a loro volta dei mostri.

Potremmo mai superare la paura delle donne?

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Erica Nunziata

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