Ciao Micaela, ti va di raccontarci chi c’è dietro al podcast?
Ciao a tutti, sono Micaela, vivo in Scozia da otto anni e leggo manga fin da ragazzina (con le dovute pause per lo studio) anche se, come molti, ho cominciato guardando gli anime quando erano ancora cartoni animati. Amo principalmente i manga del target shoujo e josei, mentre come generi adoro le commedie scolastiche, il romance, il supernatural e il fantasy.
Quindi gli shoujo individuano un target di pubblico; spesso, però, sono associati a storie d’amore. Pensi che questa correlazione limiti la percezione dello shoujo o lo arricchisca?
Penso ne limiti la percezione: in questo modo, lo shoujo diviene un genere. In questo modo, si dimentica che, in realtà, è il target di riferimento, il lettore a cui è destinato il racconto. Infatti, shoujo significa ragazza in giapponese, shounen ragazzo; non sono generi. Soprattutto al di fuori del Giappone, se viene associato al romance perde la fetta di pubblico che non ama il romanticismo. Io amo i manga romance e ne leggerei tantissimi sempre, ma ci sono davvero moltissimi altri generi: drama, psicologici, d’avventura, horror, azione, sovrannaturale, mystery, crime, fantasy, comedy. C’è davvero solo da scegliere. L’idea del mio podcast è anche questa: parlare di tutti quei generi che shoujo e josei possono offrire.
Cosa ti ha spinto a creare un podcast su questo argomento? Il suo nome ha un significato particolare?
Ho cominciato ad ascoltare podcast andando al lavoro o mentre facevo attività sportiva: nonostante ce ne fossero tantissimi in inglese su manga e anime, alcuni dei quali erano focalizzati su shoujo e josei, mi sono resa conto che non esistessero podcast simili in Italia, così ho pensato…ma perché non crearne uno io?
Ho riflettuto a lungo su come chiamare il podcast: uno dei modi più ricorrenti di promuovere gli shoujo è dire “non è il classico shoujo”. Cosa che, tra l’altro, non si sente mai nella pubblicizzazione dei manga di target maschile (shounen e seinen): per queste opere, originariamente destinate a un pubblico femminile, è come se il termine “classico” acquisti un’accezione negativa e per definirle buone bisogna necessariamente tirare giù quanto fatto nel passato. Per me, non esiste un classico shoujo: nella definizione di shoujo o josei rientrano tanti generi e manga diversi, quindi non può esserci uno standard di riferimento.
Toglici una curiosità, quanto è difficoltosa la creazione del podcast? C’è una fase che preferisci?
In realtà creare un podcast è abbastanza semplice (se non si hanno problemi tecnici): si invia un link o ci si sente tramite piattaforme come Skype o Teams e si registra. La parte più difficile è l’editing, che può essere un’operazione più o meno lunga a seconda della qualità dell’audio. Sto ancora imparando e ancora mi emoziono quando riesco a migliorare la qualità del suono! Se dovessi scegliere cosa preferisco della creazione, però, direi chiacchierare con l’ospite!
Torniamo all’argomento del tuo podcast: come si è evoluto lo shoujo nel tempo?
Negli anni ‘ 70 il gruppo delle 24 ha realizzato manga interessantissimi e innovativi sia per stili che per temi: ha innovato il target, cercando di far sì che lo shoujo venisse preso sul serio e distaccandosi da ciò che era stato fino a quel momento.
Gli anni ‘90 penso siano stati all’insegna del drama e dei traumi: si sono creati manga pazzeschi come A cruel God Reigns di Moto Hagio, Mars di Fuyumi Souryo, Le situazioni di lui e lei di Masami Tsuda, Fruits Basket di Natsuki Takaya, Tokyo Babylon e X delle CLAMP e tanti altri. Penso che parte dell’evoluzione sia data da quel momento storico in particolare e da ciò che gli editor pensano possa attirare il pubblico in quel dato momento.
Negli ultimi anni, anche nel genere romance si sono visti degli sviluppi interessanti, con personaggi femminili più decisi e con una loro identità che non gira più intorno al trovare l’amore o conquistare il bel turbolento ragazzo di turno; le tematiche sono più mature e attuali, vicine agli adolescenti e con focus su temi importanti, quali bullismo, superamento del lutto, amori tossici e maternità.

Ci sono degli stereotipi che trovi particolarmente fastidiosi o, al contrario, affascinanti?
Gli stereotipi che meno mi piacciono riguardano quelli della sfera intima del rapporto fra due personaggi. Nei manga, anche quando i personaggi sono adulti (e quindi il manga è destinato ad un pubblico più adulto), solitamente lei è sempre alla sua prima esperienza, mentre lui no. C’è sempre uno sbilanciamento. Ho letto manga che cominciano ad uscire da questo cliché e ne sono contenta. Mentre una trope che mi affascina è quella dell’adolescente che vive da solo. Siccome in un contesto simile le figure genitoriali sono assenti, mi sorgono molte domande: c’è un fondo di verità? Davvero ci sono tutti questi adolescenti così indipendenti, o è solo a scopo di trama? Allora perché ai lettori non interessa più la presenza dei genitori?
Alcuni shoujo affrontano temi importanti: consenso, violenza di genere, indipendenza economica. Ce ne suggerisci qualcuno?
Direi le opere di Moyoco Anno, in particolare Memorie di un Gentiluomo, che è una summa di queste tematiche. Ma anche Helter Skelter di Kyoko Okazaki e Tokyo Babylon delle CLAMP. Il manga non è stato pubblicato in italiano purtroppo, ma c’è il live action disponibile di The full-time wife escapist , un bellissimo josei che esplora consenso, l’indipendenza economica e il ruolo della donna nella società giapponese.
Invece quale shoujo consigli a chi è al primo approccio?
E’ sempre difficile dare un suggerimento, perché dipende dai gusti. Se ci si sta approcciando per la prima volta al target shoujo, per me sono ottimi Sailor Moon di Naoko Takeuchi, Ultimi Raggi di Luna di Ai Yazawa e Fruits Basket di Natsuki Takaya. Di quest’ultimo è, forse, più facile da vedere l’anime, visto che il cartaceo è difficile da reperire. Se non ci spaventa per il numero di volumi, suggerisco assolutamente la lettura di Yona la principessa Scarlatta.
Se avessi la possibilità di avere una mangaka ospite nel tuo podcast, chi intervisteresti?
Probabilmente, Mizuho Kusanagi (autrice di Yona la principessa scarlatta): sono una fangirl del manga, adoro come ha scritto i personaggi e la storia che, dopo quasi 46 volumi, non perde un colpo. L’autrice ha sapientemente intrecciato i fili del racconto, incastrando alla perfezione tutti pezzi della storia. (Comunque, la lista delle mangaka che vorrei conoscere e intervistare è molto lunga!)

Hai progetti futuri in cantiere?
Vorrei fare una live del podcast, creare del merch, provare a metterlo su altre piattaforme come YouTube.
Allora in bocca al lupo Micaela, grazie per essere stata con noi e… a risentirci nel prossimo episodio del podcast!