Cerca
Close this search box.

Standard di bellezza nei paesi dell’Asia orientale

Nella Cina imperiale era pratica comune quella di fasciare i piedi alle bambine in modo da impedirne la crescita, poichè a quel tempo i piedi minuti erano considerati massima espressione di grazia ed eleganza. Le famiglie e la società costringevano le ragazze a subire questo atroce dolore per rispettare i canoni di bellezza dell’epoca. Si trattava a tutti gli effetti di una forma di violazione, di oppressione e di tortura nei confronti del corpo della donna. Il governo ha proibito questa pratica, che a noi moderni appare giustamente aberrante, solamente agli inizi del secolo scorso. Nonostante si trattasse di un’usanza crudele e disumana, dimostra fino a che punto le persone erano in grado di spingersi per rispettare gli standard di bellezza imposti dalla società.

Questi ultimi sono strettamente correlati all’epoca storica, alla sfera culturale, ma anche al luogo in cui essi si sviluppano. Con il concetto di beauty standard indichiamo ciò che la società ritiene esteticamente gradevole e desiderabile, ma non in tutto il mondo gli standard di bellezza sono gli stessi.

Al giorno d’oggi i canoni di bellezza femminile in Asia orientale, area che comprende principalmente Cina, Giappone e Corea, sono estremamente tossici. In linea generale, è possibile affermare che in questi paesi la bellezza estetica sia associata all’equilibrio e alla dolcezza dei lineamenti, requisiti essenziali per raggiungere un utopico ideale di perfezione. Ad esempio, i visi con tratti dolci, morbidi e quasi fanciulleschi sono considerati più piacevoli e le ragazze, in particolar modo, cercano in ogni modo di rientrare in quello standard di bellezza che richiede loro di avere occhi grandi, guance paffute e pelle di porcellana.

Di fatto, termini come kawaii in giapponese, ke ai in cinese e aegyo in coreano significano proprio “carino” e “dolce” in italiano. Tali caratteristiche fisiche sono molto sessualizzate e questo fa sì che avvenga una completa svalutazione del singolo corpo e del suo valore. Questa problematica non di rado sfocia in challenge estreme sui social, disturbi alimentari e malattie mentali.

Cina, Giappone e Corea sono Paesi con culture e storie differenti, ma, nonostante ciò, i canoni di bellezza piuttosto simili sono il riflesso di società tradizionaliste e patriarcali, che controllano i corpi femminili. Tutto ciò porta le donne, specialmente quelle più giovani e dunque maggiormente condizionabili, ad essere ossessionate dal loro aspetto fisico. Per questo motivo esse provano decine di prodotti cosmetici, effettuano modifiche alle foto che si scattano e, nei casi più estremi, ricorrono alla chirurgia plastica.

Questa problematica affligge soprattutto le ragazze, ma è doveroso specificare che anche gli uomini sentono la pressione di determinati standard. Per portare un esempio concreto, l’industria del K-pop coreano pone una grande attenzione sull’aspetto estetico dei cantanti delle varie band. Sin dalla tenera età gli idol – così vengono definiti i cantanti dei gruppi K-pop – vengono sottoposti, tra le altre cose, a trattamenti estetici e a diete ferree. Di fatto, essere “belli” e magri è esattamente quello l’industria della musica si aspetta da loro.

Sostanzialmente, questi canoni di bellezza fisica sono pericolosi e nocivi. In primo luogo, le persone vengono indotte a pensare che il loro valore passi esclusivamente dal proprio aspetto esteriore. In secondo luogo, il messaggio che viene mandato è che i corpi vadano modificati in modo estremo per essere degni di rispetto. Nell’era digitale, purtroppo, la volontà di rientrare in questi canoni di bellezza è talmente interiorizzata al punto che risulta molto difficile prenderne consapevolezza e liberarsene.

Per concludere, gli standard di bellezza dell’Asia orientale sono diversi da quelli italiani, ad esempio, ma solo perché non li comprendiamo appieno non significa che dobbiamo criticarli. Il rispetto per le altre culture è fondamentale in ogni caso, anche quando alcune idee ci sembrano troppo distanti da ciò a cui siamo abituati. In realtà, riflettendoci bene, anche se gli standard di bellezza sono diversi in ogni luogo, il concetto alla base è presente ovunque nel mondo. Ed è compito di ognuno di noi abbatterlo.

Picture of Elisa Manfrin

Elisa Manfrin

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi Post

PrEP contro HIV: fa per te?

Salute, Sessualità

Quando l’arte diventa consapevolezza: Francesca Menghini, Unbounded

Arte

Donna, demone, civetta, vampiro: chiamatemi Lilith.

Femminismo, Letteratura, Sessualità

L’hai mai visto bene un porno?

Sessualità

Cookie & Privacy

Noi e terze parti selezionate utilizziamo cookie o tecnologie simili per finalità tecniche e, con il tuo consenso, anche per altre finalità come specificato nella Privacy Policy
Puoi acconsentire all’utilizzo di tali tecnologie utilizzando il pulsante “Accetta”. Chiudendo questa informativa, continui senza accettare.

Dal bookclub Storie di corpi – Melissa Broder “Affamata”