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30 anni e non sentirli… forse

Riflessioni di una neo-trentenne sulla propria vita e le pressioni sociali che ci circondano

“Allora, hai trovato un buon lavoro?”. “Ma quindi ancora non sei sposata?”. “Sai, io alla tua età avevo già dei figli”. “Senza figli ti sentirai incompleta”.
Potrei andare avanti all’infinito, elencando frasi di questo genere, con domande che qualche nonno/a, zio/a o altri parenti e amici di famiglia vi avranno sicuramente fatto almeno una volta a Natale o a un compleanno o peggio ancora, al compleanno/battesimo/matrimonio di qualcun altro… E tutto quello che volevate fare voi forse era scappare, sprofondare, nascondervi. Se siete tra quelli che hanno mantenuto la “plombe”, rispondendo in modo calmo e pacato, allora vi dico: SIETE I MIEI EROI. Se siete tra coloro che hanno sorriso in modo imbarazzato, senza saper bene cosa dire, allora vi tranquillizzo: NON SIETE I SOLI.
Ciao, mi chiamo Selenia, oggi compio trent’anni e anch’io, come tant* altr*, mi sento sottoposta alle pressioni sociali derivanti da quest’età.

Ciao, mi chiamo Selenia e sono una docente di Inglese/spagnolo precaria alle scuole superiori. Ho un ragazzo, ma non sono sposata, non ho figli, vivo ancora a casa dei miei e oggi compio 30 anni. 30 anni…dirlo mi fa quasi paura. Aspettavo l’arrivo di questo numero con ansia e un pizzico di curiosità, perché non ho mai ben capito cosa “avrei dovuto essere” a 30 anni.
Quando avevo 14 anni, non vedevo l’ora di arrivare a 18 per essere considerata “indipendente”: guidare la macchina, non avere più il coprifuoco, sentirmi responsabile per le decisioni fondamentali della mia vita. Arrivata a 18 anni, aspettavo solo di averne 20, per lasciare la scuola, vivermi l’università e iniziare a sentirmi libera. A 20/21 anni, ho avuto la mia prima esperienza all’estero: l’Erasmus è stato il sogno della vita che si realizzava, un anno di pura esperienza in terra straniera, per migliorare le lingue e vivere da sola. Non potevo desiderare niente di più… Eppure la vita continuava ad andare avanti. Alcune delle mie amiche iniziavano a sposarsi, qualcuna anche ad avere già dei figli, a costruire una famiglia. A 25 anni hanno iniziato a dirmi: “Sei pronta? Perché d’ora in poi vai sempre più verso i 30”.

All’inizio non capivo: cosa c’è di male nei 30 anni? Non avevo inteso che la maggior parte delle persone vede l’andare verso i 30 anni non solo come invecchiare, ma anche come lo scadere del tempo, come la sabbia di una clessidra che lentamente si esaurisce. A 25 anni non lo capivo, non provavo questa sensazione. Tuttavia, lentamente, alcune mie amiche hanno iniziato a dire: “Cavolo, ho GIA’ 25 anni”, oppure “sto invecchiando” o ancora “Adesso ci vorrà un niente ad arrivare a 30”. Sentivo le loro voci preoccupate da questa cifra, spaventate dal tempo che corre… Tick, tack, tick, tack… E così, senza neanche accorgermene, questa paura del tempo che corre è arrivata anche da me.

Ma adesso che ci sono, che il numero 3 si è sostituito al 2, l’unica domanda che mi faccio è questa: MA PERCHE’ DIAMINE ERO COSI’ PREOCCUPATA??? Come accidenti ho fatto a farmi contagiare in questo modo??? Io, che mi sono sempre goduta solo i momenti che stavo vivendo, senza preoccuparmi del giorno dopo. Io, che vivevo per il “carpe diem”, che coglievo ogni opportunità che la vita mi regalava per correre incontro alla libertà, all vita, ai miei sogni. Credo che alla fine la risposta sia semplice: i peggiori nemici della nostra felicità, siamo proprio noi stessi. Siamo NOI che spesso e volentieri, ci creiamo degli ostacoli, che troviamo dei modi per sciupare la nostra felicità. Non sempre, non tutti i giorni, ma spesso è così. E la società che ci circonda non ci aiuta in questo.

In questo particolare momento è come se scattasse un meccanismo alimentato dalle aspettative sociali e dalle nostre aspettative, dalla frustrazione del “dover prendere in mano la nostra vita” e vedere che molti nostri coetanei ci riescono, mentre alcuni di noi si sentono di fallire.
I paragoni con coloro che sono nostri pari è inevitabile, a partire dal lavoro. Non so quante volte dentro di me ho pensato “Ma quanto sarebbe stata più facile la mia vita se mi fossero piaciuti la matematica o i computer o l’informatica?”. Avrei potuto lavorare in una buona azienda, con un lavoro sicuro e ben pagato… E invece no, io sono tutta romanzi e libri di poesie, letteratura inglese e spagnola, lingue straniere e viaggi all’estero. Io INSEGNO, cerco di passare ciò che mi è più caro agli adolescenti di oggi, sperando che la mia passione traspaia mentre leggo Shakespeare o interpreto le tragedie di Federico Garcia Lorca.

Noi studiamo, ci dedichiamo a ciò che ci appassiona, ci impegniamo per trovare il lavoro giusto per noi, per farlo al meglio… e a volte sembra che questo si diverta a sfuggirci. Ma ancora non demordo, non abbandonerò questa via, che credo sia fatta per me e voglio rassicurare tutti coloro che ancora combattono per la sicurezza economica e lavorativa: possiamo superare questo scoglio. Io non mi arrendo.

Poi c’è l’amore, la coppia, la famiglia: tutti mirano all’amore, il problema è che spesso confondiamo ciò che vorremmo con ciò che ci dicono che dovremmo volere. I single guardano i fidanzati e non capiscono perché per loro sia così difficile trovare un’anima gemella; i fidanzati guardano i novelli sposi e si chiedono se a loro capiterà mai di provare la “gioia coniugale”. Lo so, non vale per tutti, non è sempre così, ci sono molte persone che vivono ci che hanno in maniera serena e senza aspettative. Io so di essere molto fortunata in questo campo, perché ho un ragazzo fantastico.

Tuttavia ciò che più mi tormenta è la questione dei figli. Molte mie amiche sono sposate e più di una ha già uno o due figli. A volte mi è capitato di lasciarmi trascinare dalle aspettative comuni della società e pensare: forse sono rimasta indietro… Lasciate che vi dica una cosa: NON E’ COSI’. La maternità è un nodo delicato, troppo spesso affrontato con superficialità e insensibilità. Bisogna accettare il fatto che non voler mettere al mondo dei bambini può essere anche una libera decisione.

Sono tante le donne che rinunciano a diventare madri per le ragioni più diverse, non ultima l’instabilità economica, ma rimane il fatto che la decisione spetta a loro. Spetta a NOI. Non so ancora se ho in me il desiderio di avere dei figli, ma so benissimo che NON C’E’ FRETTA e che questo non è il momento giusto PER ME. E nessuno potrà mai farmi sentire sbagliata per questo, anche se so che in tanti ci proveranno. Le donne indipendenti fanno paura, le donne libere spaventano e le donne consapevoli di poter scegliere, sono pericolose per coloro che vivono secondo i dettami della società, ma ogni donna deve poter essere libera di scegliere ciò che è meglio per se’ stessa.

Spesso mi sembra come se ci fossero solo due scelte possibili per una donna: la famiglia o la carriera. No ragazzi, non vi parlo degli anni ’70, ma proprio di questo XXI secolo, che pur decantando il progressismo, ancora non si è liberato di certi vecchi, maschilisti stereotipi. Ma vi svelerò un segreto: la donna in carriera non vale meno della casalinga e non possiamo nemmeno sminuire una donna che invece ha deciso di occuparsi dei figli e della famiglia; chi mette al mondo otto figli non è una mamma migliore di chi ne mette al mondo uno e chi sceglie di non averne non è meno rispettabile delle altre donne. Il punto non è la scelta in sé stessa, ma RISPETTARE ogni tipo di scelta che viene fatta. Imparate questo e nessuno potrà mai farvi sentire di non aver scelto correttamente.
Così, arrivata alla fine di questo articolo e all’inizio di un nuovo decennio, esorto i neo-trentenni come me, così che come coloro che arriveranno ai 30 tra non molto, a non farvi prendere dal panico o dall’ansia perché qualcuno dei vostri amici o famigliari vi sembra “più avanti di voi”. Siete VOI a stabilire i vostri obbiettivi in base a ciò che desiderate; non importa se vostra nonna o la vostra vicina di casa pensano che abbiate “perso il treno”… Rispondetegli che potete sempre prendere un aereo. La gente parlerà sempre e cercherà di farvi dubitare di voi stessi, ma non importa. Perché come scriveva William Henley:

“I am the master of my fate,
I am the captain of my soul”
“Sono il padrone del mio destino, Sono il capitano della mia anima”.

Selenia Romani

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