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Chandra Livia Candiani e la poesia dell’animo umano

Lasciare spazio intorno ai gesti ordinari, dargli una stanza, li fa brillare, permette che aprano un varco nell’oscurità in cui di solito viviamo, nel nostro quotidiano sonno. Allora, pian piano, si ricevono le visite della consapevolezza: sono i miracoli del noto. 

Nata a Milano nel 1952, Chandra Livia Candiani è una poetessa italiana di origini russe. Oltre a scrivere poesie e favole, traduce testi buddhisti ed è un’insegnante di meditazione. Comincia a studiare filosofia, ma dopo qualche tempo lascia gli studi. A un certo punto della sua vita decide di andare in India per imparare a praticare meditazione: questa disciplina diventerà una nuova costante nella sua vita e le insegnerà a guardare il mondo con occhi nuovi. 

In effetti, nelle sue poesie il concetto di meraviglia è molto ricorrente. Da ciò che lei scrive emerge la sua attenzione ai piccoli dettagli e a gli oggetti d’uso quotidiano. Ecco che un albero, uno scalino, un guscio di noce, una candela, un chicco d’uva, possono diventare metafore della vita umana, della sofferenza, della gioia. La questione della meraviglia è centrale soprattutto nel suo ultimo libro, Questo immenso non sapere: si tratta di un volume difficile da incasellare in una categoria precisa, dal momento che contiene brevi racconti, pensieri e annotazioni sparse. Candiani lo definisce un libro disordinato e la sua straordinarietà risiede proprio in questo. In questo breve testo Chandra Livia Candiani contempla elementi apparentemente insignificanti, ma che in realtà racchiudono una speciale magia che sa cogliere solo chi osserva il mondo con gli occhi di un bambino.

A proposito di infanzia, da qualche anno Candiani tiene lezioni di poesia nelle scuole della periferia di Milano, spesso frequentate da bambini provenienti da ogni parte del mondo. Da questi incontri nel 2015 è nato un libro a cura di Chandra Livia Candiani dal titolo Ma dove sono le parole?, che raccoglie poesie scritte dagli alunni. In questi testi si coglie una grande tenerezza, tipica di questa magnifica età, ma anche una profonda saggezza e una forte consapevolezza del mondo e dei suoi abitanti. All’interno della raccolta, ad esempio, si legge la seguente poesia scritta da un bambino di dieci anni:

La poesia 

è una clandestina

che gira di nascosto 

per il mondo.

Sei tu maestra

con lo zaino con le campane

le conchiglie e le piume 

che se ti fermano i vigili 

cosa diranno. 

Essendo insegnante ed esperta di meditazione, lei sottolinea spesso l’importanza del silenzio. Di fatto, quando tiene le sue lezioni ai bambini, propone sempre di fare qualche minuto di silenzio all’inizio. È una ferma sostenitrice del fatto che il silenzio parli e una delle sue raccolte più famose, non a caso, s’intitola proprio Il silenzio è cosa viva. Secondo l’autrice il silenzio e l’ascolto sono complementari, inscindibili. L’uno non può esistere senza l’altro, sono essenziali entrambi per entrare in contatto con noi stessi. L’autrice ha avuto un’infanzia difficile, ma la meditazione le ha dato modo di rinascere e di abbracciare ogni parte di sé, brutta o bella che sia. Attraverso le sue poesie ci invita infatti ad accogliere il dolore senza pregiudizi e ci aiuta a ricongiungerci al nostro vero io. 

La poesia è il fulcro della vita di Chandra Livia Candiani e la sua stessa esistenza sembra esserne impregnata, dal momento che scrive da sempre. Questo suo amore viscerale per le parole traspare, è palpabile in ogni verso. La penna di Candiani possiede una delicatezza rara e tocca, accarezzandole, le corde più profonde dell’animo umano. Leggendo le sue poesie si prova una profonda connessione con tutto ciò che ci circonda, con noi stessi, con il nostro cuore, con gli altri esseri umani, con gli animali, con la natura, con la Terra. È davvero difficile non commuoversi leggendo ciò che scrive e vale davvero la pena lasciarsi andare a queste emozioni rigeneranti e pure. 

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Elisa Manfrin

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